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Cultura

Roma, Lorenzo Barbieri in Futurismo Renaissance: Big Data generation

In  "Futurismo Renaissance. Marinetti  e le avanguardie virtuose" (Deleyva editore di E. J. Pilia, eBook 2016) a cura di R. Guerra e di P. Bruni (del Mibcat) - circa 50 autori- vedi elenco link in fondo pagina- è presente il giovane talento...

In "Futurismo Renaissance. Marinetti e le avanguardie virtuose" (Deleyva editore di E. J. Pilia, eBook 2016) a cura di R. Guerra e di P. Bruni (del Mibcat) - circa 50 autori- vedi elenco link in fondo pagina- è presente il giovane talento ferrarese geopolitico Lorenzo Barbieri, già premiato e segnalato qualche tempo fa dallo stesso Barroso dell'Unione Europea.

Come scrittore metapolitico si è già segnalato in alcuni lavori collettanei: "La grande guerra futurista, centenario" (La Carmelina ebook, 2014) e "Non aver paura di dire. Il coraggio dell'indidicibile 2.0" (La Carmelina ebook, 2015, a c. di S. Giovannini, tra gli autori figure come M. Veneziani, M. Vannini, G. Sessa, V. Conte, M. Donà, R. Gasparotti, L. Siniscalco ecc.). Ha già scritto anche su BvS di Milano, a c. di G. Montinaro e ha scritto per alcuni anni un blog personale sulla testata on line di Ferrara, Estense com diretta da M. Zavagli.

Pur giovanissimo, vanta già una formazione intellettuale multitasking e nativo digitale conoscitiva doc, tra scienze giuridiche e scienze sociali con particolare attenzione alle nuove strategie della comunicazione, cosiddette Big Data, sulla scia dei maghi postumani informatici post Silicon Valley.

Esemplare in tal senso, tutto il gioco dei significanti nel suo testo specifico per Futurismo Renaissance, dove in poche pagine ha destrutturato con lucidità e parole antagoniste tutto l'ideologismo ben noto italiano, ancora novecentesco, il simulacro ormai del fascismo-antifascismo, tracciando un diversamente algoritmo 3.0, appunto big data generation prassi nella parola come fatto, per dirla con Ionesco, focalizzando lo stesso eroe trasvolatore ferrarese Italo Balbo. Come un drone ha chiuso l'eterna querelle italiota, ridicolizzando anche molte vulgate ancora in voga in troppi istituti di storia contemporanea, poco avvezzi alla nuova storiografia dopo De Felice e figurarsi alla mutazione attuale tecnologica postInternet.

L'abbiamo intervistato in esclusiva per La Notiziah24 (in tal senso quasi streaming live, recentemente intervistato in altra focalizzazione dal prestigioso magazine svizzero Blasting News).

D - Ritorno delle avanguardie... Mito nei tempi liquidi o azione-reazione necessaria per nuove mappe culturali forti del nostro tempo?

R - Penso che vada capito in che contesto ci troviamo per rispondere a questa domanda. Dobbiamo, a mio avviso, abbandonare l'idea che l'avanguardia moderna, o meglio iper moderna, possa proseguire sul sentiero che l'ha finora contraddistinta e che, per certi aspetti e non senza l'aiuto dell'uso nel linguaggio comune, ha contribuito ad archetipizzarla, ad imbrigliarla, a confinarla nel suo recinto semiotico.

I cambiamenti che hanno da sempre contraddistinto la storia dell'Umanità, dal fuoco all'automobile, sono sempre stati seguiti da fasi di assestamento, sociali e culturali, e di conseguente adattamento, economico e giuridico, che sono durate da centinaia di anni, si pensi al fuoco, a decine di anni, come per l'auto).

Da almeno 25 anni non è più così: dagli smartphone ai social media, internet ha comportato una rivoluzione inimmaginabile, mi spingo a dire una iper rivoluzione così sconvolgente che ha comportato l'inversione dei ruoli. I "docili schiavi del passato" di cui scrisse Marinetti nel 1909 sono quei "liberi, sicuri della radiosa magnificenza del futuro."

Preciso: rifuggo da logiche neo-luddiste o dal pensiero di Jorge Manrique per cui "ogni tempo passato fu migliore".

A noi, avanguardia moderna, in questi tempi dove chi prima era fermo ora corre, fugge in avanti, è affidato il compito di intelligente decelerazione, serve reinterpretare il ruolo di avanguardia progressiva in avanguardia conservatrice.

Non ci si faccia ingannare da un falso ossimoro: i tempi liquidi, di una società ingurgitata da un capitalismo globalizzato e interconnesso, trovano risposta d'avanguardia nel recupero e, per certi tratti, nell'esaltazione non tanto di ciò che è stato ma del recupero del modus, del perché è stato tale al punto da essere ricordato oggi.

Il disegno che faceva seguire il ciò accade al ciò si vuole ora è invertito e nell'affano dell'inseguimento, l'avanguardia deve essere retroguardia culturale, nel senso della conservazione del modus pensandi, di un think deeper e non different, perché solo così potrà disegnare, come sempre ha fatto precorrendo i tempi, il modus agendi della società ed è qui la continuità dell'avanguardia iper moderna nello spirito avanguardista, nel proseguire sull'eredità storica che la contraddistingue.

Per questo il ritorno delle avanguardie in un contesto iper avanguardista deve essere guardato non superficialmente come un rallentamento nello scambio culturale del nostro tempo ma piuttosto come la rincorsa intellettuale per evitare che la civiltà cada definitivamente in un baratro che già lascia intravedere quanto profondo e scuro sia l'abisso

D - Un selfie 3.0... sul TUO testo nel volume digitale Futurismo Renaissance?

R - Il mio testo pone il lettore di fronte ad una scelta: condividere o condannare. Quanto ho scritto non si può accettare per parti separate. È sufficientemente dettagliato per lasciare intuire l'idea di fondo: abbiamo bisogno di riflettere di più e meglio su noi stessi e sulla nostra storia e questa riflessione deve avvenire soprattutto dove sembra impossibile, dove la realtà storica e quotidiana continuano a confliggere, e questo posto l'ho geograficamente identificato in Ferrara.

Qui, città di Italo Balbo, nell'ultimo periodo le gaffe storiche non si contano neanche più: da un sindaco che dichiara gli immigrati "gli Ebrei" e "l'emergenza immigrazione come l'olocausto", dalle accuse di squadrismo a manifestazioni politiche autorizzate e vigilate dalla Questura, si intuisce come il cortocircuito sia totale e insanabile.

Ferrara, da città che ospita il Museo Nazionale dell'Ebraismo, avrebbe invece la straordinaria opportunità di recuperare un'importante analisi storica che manca da tempo, anche vista la latitanza dell'istituto di Storica Contemporanea cittadino su azioni di questa importanza e caratura.

È, quella che ho cercato di fare, uno stimolo, un embrione culturalmente metapolitico per ammonire tutti che non possiamo concludere un dibattito storico se non c'è condivisione intelligente delle diverse opinioni mentre sino a questo momento la spocchiosa arroganza culturale ha preteso di scrivere una versione della storia e spacciarla per La Storia, prova ne sia la recente richiesta di ANPI e sinistra, in occasione del 25 aprile, di rimuovere i libri di Pansa dall'esposizione preparata in una biblioteca o, ancor prima, la reprimenda ad iniziative socio-culturali in una biblioteca pubblica.

Cosa impensabili nell'Europa occidentale figlia della rivoluzione francese. Eppure la dittatura del pensiero unico, alimentata dall'imperante nichilismo, porta ancora oggi ad assistere a censure e prevaricazioni che si definiscono democratiche.

Per questo è necessario affrontare criticamente e a tutto tondo ciò che ci ha preceduto e poter voltare pagina certi di non dimenticare su quali spalle poggiamo per poter guardare davanti a noi.

INFO

https://www.deleyvaeditore.com/prodotto/futurismo-renaissance-ebook/

https://it.blastingnews.com/opinioni/2016/05/il-giovane-talento-geopolitico-lorenzo-barbieri-00919523.html

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