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Roma, Sefir Scienza e fede sull’interpretazione del reale

Ultimo incontro di "riflessione" su uomini, animali e macchine al Bibliocaffè Letterario di via Ostiense 95, Roma Mercoledì 31 maggio 2017 ore 17.00

Ultimo incontro di "riflessione" su uomini, animali e macchine al Bibliocaffè Letterario di via Ostiense 95, Roma Mercoledì 31 maggio 2017 ore 17.00

Il nostro destino è scritto nei geni? comprendere di avere un patrimonio genetico non elimina la nostra libertà. Relatore Carlo Cirotto, già professore ordinario di Anatomia Comparata e Citologia all’Università di Perugia

Con questo affascinante argomento si conclude il ciclo di incontri "di riflessione" promosso da Sefir, Scienza e fede sull’interpretazione del reale presso il Bibliocaffè Letterario di via Ostiense 95 a Roma.

SINTESI

Una tendenza tanto generalizzata da sembrare quasi spontanea ci induce a pensare alle cose di questo mondo come a delle realtà fondamentalmente fisse e tendiamo ad assimilare le loro variazioni e i loro movimenti a quelli che sono propri delle nostre macchine, fatte da ingranaggi fissi e funzionanti in maniera rigorosamente precisa e deterministica. Anche gli esseri viventi li immaginiamo così, costituiti da pezzi sub-microscopici che si connettono tra loro come i rotismi di un marchingegno meccanico.

In tutte le nostre macchine c’è inoltre un ‘direttore’ che assicura il loro corretto funzionamento. Il direttore è il ‘progetto’ che organizza e conferisce unità di comportamento all’intero meccanismo. In una cellula (la minima organizzazione della materia che si possa definire viva) l’incombenza di assicurare unità e buon funzionamento al sistema è stata attribuita per lungo tempo al DNA a motivo del fatto che, con i suoi geni, dirige la produzione delle proteine, elementi di primaria importanza nella costruzione cellulare. Su questi presupposti è stata fondata una modalità di affrontare gli studi biologici che non di rado ha sconfinato in una vera e propria ideologia (1). Con il progredire degli studi, però, si è visto che, sì, esitono dei geni che organizzano l’attività di gruppi di altri geni ma non c’è un ‘direttore generale’ dell’azienda cellula (2) e la stabilità del vivente non è dovuta al buon funzionamento di un ordine strutturato in maniera verticistica ma ad una organizzazione dinamica che continuamente riesce a modificare se stessa in risposta agli stimoli interni o esterni che riceve.

Il DNA perde così la dignità di direttore generale dei lavori e acquista quella di ‘archivio’ che contiene le informazioni su come costruire i ‘pezzi’ (le proteine) della cellula. E anche il DNA è soggetto alla regola generale della vita: cambia la sua attività in risposta agli stimoli ambientali. Ad interessarsi di questo aspetto è una nuova branca della genetica, l’ ‘Epigenetica’, che sta mietendo molti successi con la scoperta dei meccanismi attraverso i quali l’ambiente influenza l’attività del DNA (3). Anche le carezze e le coccole materne si sono dimostrate capaci di farlo (4, 5)!

Tuttavia, quella che siamo soliti chiamare ‘libertà’ di decisione e di comportamento, tipica dell’uomo, non può in nessun modo essere né confermata né smentita dal grado di plasticità del DNA o delle altre componenti cellulari. Il substrato biologico della mente cosciente, garante della nostra libertà, è infatti il cervello, struttura estremamente complessa di cellule nervose che funziona secondo le leggi proprie dei ‘sistemi a rete’. E sono le caratteristiche del sistema, piuttosto che quelle delle singole cellule, a permettere l’emergere delle proprietà della mente umana.

Questi fatti, messi in luce dalla scienza biologica moderna, obbligano a rivedere l’impianto macchinistico e rigorosamente deterministico della biologia novecentesca.

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