Vittorio Sgarbi è stato uno dei protagonisti dell'incontro Rai di ieri 23 6 a Roma («100 parole e 100 mestieri per la Rai» ) nello studio TV2 di via Teulada per parlare del futuro della televisione di Stato con giornalisti, scrittori, sceneggiatori, filosofi, critici e addetti ai lavori.

Il critico d'arte, il cui intervento era programmato nel pomeriggio, ha anticipato in mattinata la sua «proposta», che consiste nella realizzazione di «un reality per la cultura.

La Rai – spiega Sgarbi – deve diventare quello che oggi non è, e cioè un Ministero dell'Educazione, per far conoscere musica, letteratura, arte. Penso a un «reality» con personaggi che, oltre ad essere uomini di cultura, siano anche dei grandi comunicatori».

La proposta non è passata inosservata. C'è già l'interesse della seconda rete. (l'Ufficio Stampa

Nino Ippolito)

* Proposta del sempre green e perturbante Sgarbi a dir poco eretica , nell'agorà anoressico quasi della TV pubblica, quasi da Eloi da Time Machine in quanto a spirito critico e quasi - spesso- una TV privè per certa ben nota casta politica, con la semifollia del canone obbligatorio, anzichè normali abbonamenti come magari Sky, oltre al certa fiction che fa rimpiangere persino Beautiful o a talk show da memoria quasi lombrosiana..

Va da sè, fin dai quasi esordi, Sgarbi, al di là dellla sua fama di polemista, quando ancora l'intelligheniza cosiddetta snobbava il Piccolo Schermo e i media di massa in generale, fu tra i primissimi in prima linea nei suoi celebri programmi di storia dell'arte in televisione. In tal senso rilanciando le idee revolution dei vari McLuhan e poi De Kerckhove (R.G)