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Cultura Serrone

Serrone, successo per la presentazione del libro di Silio Rossi: “ Serrone, le cose che non ho mai scritto”

Nel dibattito sono intervenuti il Sindaco Natale Nucheli, l’assessore Antonietta Damizia, il parroco del paese Don Primo e l’ambasciatore Maurizio Fratini

Presso l’aula Consiliare del comune di Serrone, di fronte ad una folla inaspettata, è stato presentato il libro : “ Serrone, le cose che non ho mai scritto” di Silio Rossi.

Un amarcord dell’ultima guerra mondiale, in cui si narra la storia della sua famiglia mentre teneva nascosta una famiglia ebrea tra Serrone e Piglio, in cui si ricordano i giochi che si facevano un tempo, ( lizza, gioco della Pigna, Palo della Cuccagna, ecc.) , le antiche tradizioni e soprattutto la festa del patrono San Michele Arcangelo. Un libro che ha esorcizzato l’atavico ed inutile campanilismo, tra il Borgo e la frazione de La Forma,  e che racconta delle visite a Serrone di Fiorenzo Fiorentini, di Trilussa e di altri personaggi della cultura romana, che a Serrone venivano a prendere il fresco fuggendo dalla calura romana.

Ha aperto la manifestazione l’assessore alla Cultura Antonietta Damizia, che ha ricordato come l’amministrazione comunale con entusiasmo ha accolto la richiesta di Silio Rossi, che interpellato ha precisato subito  “ogni volta che vengo a Serrone provo tanta emozione . Poi questa mattina ho avuto la fortuna di tornare nella casa dove ho abitato da piccolo, e così la commozione è stata sempre più grande. Questo è un libro- ha aggiunto Silio Rossi- che ho scritto di getto perché lo sentivo davvero mio ”.

E' intervenuto anche il Sindaco Natale Nucheli, che ha mostrato, sin dalla presentazione della bozza dello scritto da parte dell'autore, molta  curiosità. “ E’ un libro che contiene interessanti spaccati di vita del dopo guerra e mentre lo leggevo, mi dava la sensazione di essere immerso nel contesto”. Don Primo Martinuzzi, il parroco di Serrone, ha trovato delle similitudini anche con la sua terra veneta perché “questo canto d’Amore “ come lo aveva già definito il sindaco nella prefazione è un canto d’amore alla vita vissuta nella povertà e nei valori profondi. E’ un libro dalle radici fertili, perché le cose belle del passato possono portare vita al paese”. In conclusione le parole dell' ambasciatore Maurizio Fratini, che ha confermato di conoscere queste storie grazie ai racconti della moglie Franca Bonifazi.

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