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«Slava’s Snowshow». La bellezza di un sogno.

Immaginiamo. Vivere in una bolla, in mezzo a milioni di bolle che volteggiano ognuna col suo colore e la sua dimensione. Il suo ritmo. Volare nel buio per cercare una luce, volare per non avere limiti. È questo il suggerimento prezioso di Slava...

Immaginiamo. Vivere in una bolla, in mezzo a milioni di bolle che volteggiano ognuna col suo colore e la sua dimensione. Il suo ritmo. Volare nel buio per cercare una luce, volare per non avere limiti. È questo il suggerimento prezioso di Slava Polunin, il clown che ha scelto il colore giallo per irradiare al mondo la sua filosofia nata dalla vita. Ma Slava non è da solo, e insieme ai suoi compagni, un po’ malinconici, un po’ scapestrati, dipinge il sogno e la realtà.

E con Artem Zhimo, Onofrio Colucci, Vanya Polunin, Yury Musatov, Aelita West, Alexandre Frish, Guido Nardin, è meraviglia! E fintanto che ci sarà questa essenza fondamentale e preziosa, il mondo non perirà di sicuro. Dal 18 febbraio fino all’1 marzo il Teatro Argentina si fa luogo deputato, onirico, poetico, fantastico, per eccellenza, grazie al rocambolesco «Slava’s Snowshow». Il clown giallo, creatore e metteur en scène, conduce per mano lo spettatore, che sia esso bambino o che sia adulto, tra la poesia e la gioia, il divertimento e un pizzico di malinconia. Tutto ovattato dalla neve che per magia strugge d’infinita dolcezza. Di Chagall si diceva che portò tutta la vita la terra della sua Russia sempre con sé, Slava porta la neve, la stessa con cui era solito costruire ai tempi dell’infanzia meravigliose casette di ghiaccio. Neve, che dolce scende sul pubblico, neve che poi infuria, a dispetto, sulla platea. E il pubblico che fa? Sta al gioco e ride. Piccoli, bianchi coriandoli di carta ricoprono ogni punto della sala. Una rete ingabbia il pubblico che partecipa e ondeggia nel gioco. Grandi palloni invadono la platea per creare il disordine giusto, quello divertito e divertente. È geniale, Slava. Il mondo intero lo acclama e nonostante questo, lui resta umile e spontaneo: «Per me il teatro è come l’infinito, c’è di tutto: la felicità, la paura, ogni sentimento. È il mio modo di avvicinarmi al cielo». Il suo spettacolo è la fusione perfetta del dramma con la risata, la crudeltà e la tenerezza, tra magia e gioco, l’«idiota espressivo», come lui stesso ama definirsi, dipinge la vita.Coriandoli di carta per simulare la neve, ma anche per ricordarci tutti i biglietti del treno che abbiamo strappato perché ci è mancato il coraggio di vivere appieno. Possibilità nelle quali non abbiamo creduto. Esami a cui non ci siamo presentati per paura di essere bocciati. Bocciandoci.Una ragnatela gigante ingabbia il pubblico, persona per persona, e in quella gabbia, forse vuole dirci il clown, non è che ci siamo troppo comodamente abituati?I palloni poi, sono tutti i sogni, ingombranti come è giusto che siano i sogni, che abbiamo, e che ci chiedono di poter essere finalmente realizzati. Ci ha fatto ridere e riflettere, il clown Slava, ma ci ha anche tirato le orecchie per ricordarci di non dimenticare mai di sognare. Anche a occhi aperti, si può!

Veronica Meddi

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