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Colleferro, Silvano Moffa scrive una lettera al Presidente Zingaretti per l’ospedale

Sig. Presidente, Come Lei sa, l’Ospedale di Colleferro è al centro di una vasta opera di ampliamento, ristrutturazione e riqualificazione, che perdura ormai da diversi anni.

Sig. Presidente,

Come Lei sa, l’Ospedale di Colleferro è al centro di una vasta opera di ampliamento, ristrutturazione e riqualificazione, che perdura ormai da diversi anni. Impegni finanziari consistenti sono stati impiegati nel tempo da diverse amministrazioni regionali. Tutti nell’ottica di potenziare un presidio essenziale per la salute pubblica, la cui utenza è cresciuta ulteriormente a seguito della chiusura di strutture appartenenti ad altre Asl, come quella di Anagni. In definitiva, oggi, Colleferro, con il suo ospedale, serve una popolazione di oltre 100 mila unità e, per la sua posizione baricentrica sull’asse Roma/Frosinone, svolge una funzione di valenza intraprovinciale. Le nuove sale operatorie e, soprattutto, i nuovi locali di pronto soccorso hanno rappresentato la prima importante risposta all’emergenza e alla articolazione di una domanda sanitaria sempre più qualificata. La realizzazione del Distretto Sanitario, ubicato in locali nuovi, più ampi e funzionali, ha dotato il territorio di un sistema pubblico sanitario in grado, potenzialmente, di assicurare assistenza adeguata su molteplici aspetti della diagnostica e della cura. A fronte di ciò, mi permetta, però, Sig. Presidente, di prospettarle alcuni ritardi e alcune incongruenze presenti nel Piano Sanitario Regionale, che rischiano di vanificare gli sforzi fin qui fatti, sia in termini finanziari sia in termini di personale. In particolare, da qualche tempo riemerge il tema dello smantellamento/depotenziamento del Centro Trasfusionale.

Le ultime indicazioni porterebbero a concentrare a Tivoli il Centro, dimenticando il carattere di urgenza connesso a tale servizio.

Il tempo di percorrenza mediamente necessario per trasportare il plasma da Tivoli a Colleferro è troppo alto per assicurare interenti di emergenza (codice rosso in ASA3 o in ASA4).

Non ha insegnato nulla il recente episodio luttuoso su cui è in corso una indagine giudiziaria?

Inoltre, alla chiusura del Centro di Colleferro (il SIMT) si accompagnerebbe l’interruzione delle attività ambulatoriali di medicina trasfusionale, nonostante tale attività rappresenti un punto di forza, in quanto riferimento operativo di strutture ospedaliere anche di altre ASL e fiore all’occhiello delle associazioni di volontariato: associazioni che da decenni garantiscono il diritto alla donazione del sangue per chiunque ne abbia bisogno. Ancora. L’aumento dell’utenza sta comportando non pochi problemi per le attività di pronto soccorso e per la funzionalità dell’intero reparto. Carenza di personale, infermieristico e ausiliario; limiti oggettivi nella organizzazione e gestione dei medici; non pieno impiego nelle ventiquattr’ore delle moderne sale operatorie: sono tutti fattori che rischiano di demotivare e deprofessionalizzare gli addetti. Con pesanti ricadute in termini di prestazioni ed efficienza dei servizi nel loro complesso. Più volte, per la specificità della attuale struttura ospedaliera, si è garantita la realizzazione del Reparto di Rianimazione. A quanto risulta, gli spazi sono stati individuati, ma il reparto non è ancora operativo.

Domandiamo: si tratta dei soliti, non più tollerabili, ritardi burocratici oppure c’è dell’altro ad impedirlo?

Lei sa, Sig. Presidente, che ci stiamo adoperando, senza gravare sulle casse dell’azienda RM G né su quelle dei Comuni, al fine di attrezzare un eliporto per il soccorso. Siamo a buon punto. Non vorremmo che un siffatto progetto, di cui potranno beneficiare molte comunità oltre quella di Colleferro, sia di fatto vanificato da inottemperanze, ritardi o, peggio, da differenti impostazioni rispetto a quanto programmato per il nostro territorio e le nostre popolazioni.

Con la speranza che Lei voglia fornire ogni assicurazione al riguardo e agire di conseguenza, porgiamo cordiali saluti.

Silvano Moffa

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