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Frosinone, Tagliaferri: “Buschini ci restituisce le chiavi di legno solo perché non sono dorate”

“Ancora una volta il consigliere regionale Buschini è riuscito a togliere il dubbio a quanti, veramente pochi, l’avessero in ordine alle sue capacità di rapportarsi con il territorio e di intervenire con cognizione di causa sulle problematiche...

“Ancora una volta il consigliere regionale Buschini è riuscito a togliere il dubbio a quanti, veramente pochi, l’avessero in ordine alle sue capacità di rapportarsi con il territorio e di intervenire con cognizione di causa sulle problematiche concrete. Buschini, senza documentarsi, ha dichiarato che la Regione ha già iniziato i lavori nella zona della frana. Se smettesse di giocare col cellulare e ogni tanto chiamasse anche lui i tecnici dell’Ardis (Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo) allora potrebbe scoprire che i lavori a valle della frana, con la rimozione degli scatolari e con la pulizia delle sponde, sono stati effettuati dai tecnici e dalle imprese del Comune di Frosinone, previa autorizzazione proprio dell’Ardis. Il sindaco Nicola Ottaviani, per ovvie ragioni di cordialità istituzionale, ha ringraziato comunque la Regione per l’interessamento e confida nell’impegno da parte dei tecnici regionali di iniziare effettivamente i lavori di bonifica, attorno a martedì o mercoledì della prossima settimana.

Sulla frana del viadotto Biondi, mentre Buschini trova modo di gloriarsi di quello che è un atto dovuto, poiché la difesa del suolo è materia di carattere regionale, noi ci rallegriamo dell’intervento della Regione, che dovrebbe iniziare la prossima settimana, dopo che per oltre sei mesi siamo stati costretti a mendicare un coinvolgimento che, sarebbe stato più efficace in estate e non nella stagione dei “monsoni”.

Buschini, che frusinate non è e forse poco gli importa del capoluogo, non si rende conto del disastro lasciato dai suoi compari di partito con una città in completo stato di abbandono e con opere pubbliche travolte da inchieste giudiziarie e ferme al palo per pasticci amministrativi in alcuni casi insormontabili. Ma la nostra amministrazione progressivamente sta cercando di rimettere tutti i tasselli a posto. A Buschini, in ultimo, di cui tutti ricordiamo un’esperienza da assessore al Comune di Alatri durata il tempo di un raffreddore e finita in maniera ingloriosa e dal quale per questo non si possono accettare lezioni sull’amministrazione di un ente, chiediamo di risparmiarci la solita litania dell’impegno regionale sulla Multiservizi; “impegno” che, fino ad oggi, si è concretizzato in un netto diniego a partecipare da parte della Regione a qualsiasi tipo di nuova compagine sociale e a uno scaricabile verso le altre amministrazioni coinvolte, dopo che i compagni di partito di Buschini hanno gestito quella società, sfasciandola per oltre dieci anni.

Cogliamo, dunque, l’occasione per ringraziare ancora una volta le imprese del nostro territorio che negli ultimi due giorni hanno lavorato sul cantiere della frana, tenendo conto che i due concetti di “impresa” e di “lavoro” continueranno ad essere assenti dal vocabolario di Buschini ancora per anni”.

NUOVO COMPARTO URBANISTICO TRA CENTRO STORICO E SAN LIBERATORE

L’amministrazione comunale di Frosinone sta esaminando in questi giorni la proposta di alcuni consorzi privati, che intendono riqualificare e ricucire il tessuto urbano, a ridosso di via Fosse Ardeatine, permettendo l’integrazione del centro storico con la periferia urbana.

L’ipotesi è quella di realizzare nuovi insediamenti abitativi che sappiano rispettare i parametri di qualità urbana e ambientale, stimolando forme di mobilità alternative e facendo da cerniera con i quartieri cittadini al momento sprovvisti di collegamenti funzionali ed omogenei.

È nel rispetto di queste linee guida, quindi, che potrebbe vedere la luce, nella fascia di territorio compresa tra il nucleo storico di Frosinone e la zona di San Liberatore, il comprensorio denominato “Madonna delle Grazie”, che andrà ad insistere lungo il percorso di via Fosse Ardeatine.

Si tratta di un insediamento che avrà un’estensione totale, in ossequio alle previsioni del Piano Regolatore Generale, di 113.341 mq. Di questi:

ü 26.145 mq saranno destinati a verde pubblico con la realizzazione di un parco urbano;

ü 17.734 mq saranno zona a servizi;

ü 9.000 mq saranno destinati alla viabilità:

ü 26.000 mq saranno aree a verde privato;

mentre saranno 45.000 i mc di nuove edificazioni per un insediamento di 570 nuovi residenti.

Più nello specifico l’intervento prevede la realizzazione di un parco urbano integrato con il centro storico, servizi alla popolazione per 6.200 mq circa da destinare ad asilo nido, aree per attrezzature sanitarie, sociali ed assistenziali; complessi residenziali a bassissima densità con spazi per attrezzature private per 13.000 Mq.

Inoltre, sarà realizzato un collegamento viario tra Via Fosse Ardeatine e Via Caio Mario (Via Ferrarelli) per 1.600 mt e collegamenti locali con Via San Liberatore e un sistema di distribuzione secondaria all’interno del comprensorio e con i comprensori limitrofi, senza dimenticare le piste ciclabili per 1.000 mt circa.

Il progetto prevede anche la realizzazione di attrezzature per il tempo libero quali: campi da basket, da pallavolo e per calcetto e un parco attrezzato con sistema Wi-Fi free zone.

“Si tratta – ha detto il Sindaco Nicola Ottaviani nella sua veste anche di assessore all’urbanistica ad interim – di un insediamento abitativo ad alta valenza ambientale in un area di transizione tra il centro urbano e le zone immediatamente limitrofe di San Liberatore e Maniano. Il progetto ha il grande pregio di ricucire e mettere in collegamento quartieri importanti della città che, seppure vicini in linea d’aria, sembrano lontani anni luce con gli attuali sistemi di collegamento.

L’operazione messa in atto, con la previsione di una corposa serie di opere a servizio della collettività e con spazi verdi e per la mobilità alternativa, testimonia la nuova stagione della politica urbanistica del Comune di Frosinone che vuole contemperare le legittime aspirazioni dei privati con la superiorità del bene pubblico. Il pubblico deve venire prima di tutto, instaurando un giusto rapporto con il privato che potrà avere l’opportunità di realizzare un profitto aiutando la collettività, nel quadro di un nuovo modello di sviluppo armonico del territorio”.

VIA LIBERA DALLA CONFERENZA DEI SERVIZI PER IL FORNO CREMATORIO

Via libera dalla Conferenza dei servizi (tenutasi il 27 di settembre) per il rilascio dell’autorizzazione per le emissioni in atmosfera provenienti dall’impianto di cremazione salme del comune di Frosinone, ubicato presso il civico cimitero: il cosidetto forno crematorio.

Si sblocca così grazie all’interessamento dell’amministrazione Ottaviani una pratica che era ferma da circa sei anni, i lavori infatti furono ultimati nel 2007. L’impianto, una volta andato in funzione, sarà in grado di consentire la cremazione di salme e di resti mortali anche indecomposti provenienti da esumazione/estumulazione. La struttura è da considerarsi molto importante alla luce della crescente richiesta della domanda di cremazione e per la ridotta disponibilità dei loculi.

La tecnologia di riferimento adottata per la cremazione è quella della ditta “GEM s.r.l.” di Udine, già realizzatrice di numerosi altri impianti di cremazione in Italia, tra cui quello realizzato presso il civico cimitero di Udine, il cimitero di Venezia Marghera e di Spinea (VE) con due linee di cremazione, il cimitero Maggiore di Padova, il cimitero di Brescia con due linee di cremazione, il cimitero di Verbania, il cimitero di Aosta, il cimitero Oltre Isarco di Bolzano con due linee, le tre linee realizzate presso il cimitero di Lambrate per il comune di Milano, presso il cimitero di Ferrara, di Como con due linee, di Busto Arsizio, di Sassari e di Mantova.

L’impianto ha avuto un costo complessivo di 890.000 euro di cui 526.000 euro per le opere in muratura e 364.000 euro per forno crematorio, e attrezzature varie. Possiamo ritenere quindi che la spesa complessiva della realizzazione del complesso del forno crematorio possa essere considerata di poco superiore ad un milione di euro, tenendo conto delle ulteriore spese minori che l’amministrazione ha dovuto sostenere quali: spese tecniche, adeguamento cabina per fornitura elettrica, autorizzazione ASL e autorizzazione per l’emissioni in atmosfera dell’impianto di cremazione. L’impianto una volta in funzione, può considerarsi il solo esistente nel basso Lazio e parte dell’alta Campania. Al momento è difficile fare previsioni sul numero di cremazioni che potranno essere eseguite all’anno, gli unici dati che possiamo riferire sono quelli nazionali che indicano una percentuale di cremazione sulla mortalità pari ad 8,5%. Sulla base di quanto avvenuto in casi similari per città di dimensioni paragonabili a quella di Frosinone, è prevedibile che la percentuale di cremazione, in pochi anni, possa raggiungere un valore vicino al 25-30%, soprattutto se sostenuto da una adeguata attività promozionale. I territori limitrofi, infatti, essendone sprovvisti, potrebbero utilizzare la struttura del capoluogo. Sotto l’aspetto puramente tecnico l’impianto è dimensionato per un utilizzo su 250 giorni con una capacità di 4 cremazioni al giorno; tale potenzialità (circa 1000 cremazioni/anno) è in grado di far fronte a future richieste di incremento di cremazione anche da aree limitrofe, considerando che la vita media di un impianto di cremazione è di circa 25 anni. Per l’impianto realizzato, questa Amministrazione, in quanto non previsto precedentemente, ha stabilito prima dell’entrata in funzione, al fine di garantire il rispetto di tutte le condizioni operative dei parametri di emissione previsti per gli impianti di cremazione, in considerazione dei sempre più stringenti limiti di emissione della normativa nazionale e regionale ed al fine di preservare nella maniera più assoluta la salute della cittadinanza e la qualità dell’aria, anche l’acquisto di una sezione di depurazione fumi adatta al trattamento dei composti organo clorurati (tra cui in particolare figurano diossine e furani) da interfacciare con l’esistente sistema di filtrazione a maniche. L’unione tra il sistema di iniezione e reagenti ed il sistema di filtrazione a tessuto amplia il campo di azione, consentendo un abbattimento completo degli inquinanti.

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