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Roma, la terra: casa comune dell’umanità

Siamo orfani del futuro e non riusciamo ad andare oltre i condizionamenti e le prospettive del presente. Non è solo un discorso escatologico o un ragionamento filosofico ma attiene alla sopravvivenza dell'umanità e alla salvaguardia...

Siamo orfani del futuro e non riusciamo ad andare oltre i condizionamenti e le prospettive del presente.

Non è solo un discorso escatologico o un ragionamento filosofico ma attiene alla sopravvivenza dell'umanità e alla salvaguardia dell'ecosistema mondiale. A Parigi è stato sottoscritto un protocollo di intesa che vincola tutte le nazioni a ridurre le emissioni di co2, a contenere il consumo energetico e a investire per la ricerca e l'utilizzo di fonti rinnovabili.

Problemi che sembrano non appartenere al dibattito politico appiattito sulla ricerca del consenso che strumentalizza i bisogni e le paure della gente.

Sul controllo dell'energia invece, si gioca il futuro dell'umanità e gli stessi valori della democrazia, della solidarietà e dell'uguaglianza saranno misurati in base all'equa distribuzione della ricchezza e delle fonti energetiche.

Non si parla delle conseguenze del surriscaldamento della terra perché è argomento, serio, difficile e implica una solenne assunzione di responsabilità, e forse è troppo per il tempo mediocre e che oggi stiamo vivendo.

Prefigurare sciagure climatiche nei prossimi decenni potrebbe creare un gratuito ed esagerato catastrofismo e si preferisce ignorarne l'esistenza per mantenere gli equilibri attuali con un mondo diviso tra ricchi e poveri, sfruttati e sfruttatori, servi e padroni,sazi e affamati.

Si preferisce l'uso delle armi e un continuo stato di allerta per risolvere i conflitti noncuranti che uno sviluppo che favorisce i pochi a danno di molti porterà inevitabilmente ad una catastrofe naturale.

Siamo solo i custodi del mondo e non i padroni, abbiamo avuto in consegna le bellezze dell'universo solo per consegnarle intatte alle prossime generazioni e non per depredare la natura e sfruttare la terra per i nostri insaziabili bisogni. Dobbiamo ormai consumare di meno ed evitare che la temperatura salga oltre i due gradi per impedire l'innalzamento delle acque e la sommersione delle città costiere.

La politica non può rinunciare al futuro, non può pensare solo al presente, al potere e alla difesa dello status quo.

I dirigenti della politica devono rassegnarsi all'idea che nulla sarà più come prima e se condanniamo la natura ad una lenta agonia la natura condannerà il genere umano allestinzione.

Tra venti anni dovranno modificarsi radicalmente le nostre abitudini di vita e dovremo essere in grado di utilizzare l'energia proveniente da fonti alternative a quelle fossili, niente benzina o gasolio niente smog e già da oggi niente carbone.

Difficile mettere d'accordo le nazioni occidentali con quelle arabe o africane, difficile riconvertire le industrie e i cicli produttivi, difficile competere e abbassare i costi di produzione con paesi che anziché applicare le regole, in nome del profitto e del primato dell'industria, mettono a repentaglio la sicurezza degli operai e la vivibilità della città.

L'accordo sul clima segna la storia di questi anni e peserà sul futuro dei nostri figli mentre noi occupiamo pigramente il tempo ad immaginare che siamo al centro del mondo e abbiamo per questo il diritto di sfruttare e dominare la terra. Ci aspettano sfide difficili dove serviranno competenze tecniche e solide virtù umanistiche per non abbandonate l'uomo ad un destino materialista dove conta soltanto in base al reddito o alla sorte di nascere da una parte o dall'altra del mare. Una politica intelligente che parla di futuro anziché pensare a come favorire le ditte amiche per l'aggiudicazione degli appalti. Una politica che abbia orizzonti vasti e la speranza di servire il mondo e non la pretesa di servirsi del mondo e uomini che non approfittano delle disgrazie del prossimo per arricchirsi illegalmente. Siamo distanti da questa politica, gli esempi accanto a noi vanno in tutt'altra direzione e lo sport nazionale sembra quello di fregare lo Stato, raggirare le leggi, infiltrarsi nel mondo sommerso dei fondi pubblici per appropriarsi indebitamente dei soldi. Sugli immigrati, sul ciclo dei rifiuti, sui fondi destinati alla povertà sociale, sulle forniture per i malati, sulle opere pubbliche tutto sembra fatto apposta per appagare l'appetito di orde fameliche ancora troppo forti e onnipresenti per consentire al sogno dei giovani onesti di divenire realtà. Il silenzio favorisce l'ignoranza e l'indifferenza fa crescere gli affari che si materializzano nel sottobosco della vita pubblica. Non tutto è perduto ma uomini saggi e donne coraggiose dovranno raccogliere il grido di allarme rimasto inascoltato per troppo tempo.

dott Arturo Gnesi

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