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Trasporti, un anno di passione per i pendolari del Lazio

Tra scioperi, ritardi e soppressioni  dei mezzi pubblici è meglio andare a piedi! L’anno 2013 rimarrà alla storia per i cronici disservizi del trasporto pubblico che si sono acuiti in maniera esponenziale,

Tra scioperi, ritardi e soppressioni dei mezzi pubblici è meglio andare a piedi! L’anno 2013 rimarrà alla storia per i cronici disservizi del trasporto pubblico che si sono acuiti in maniera esponenziale, talché non è più possibile continuare con questo inarrestabile andamento negativo con gravi ripercussioni sui i tempi di accesso al lavoro dei pendolari e disagi di ogni genere a tutti gli utenti del servizio.

La parola disservizio, per quello che riguarda il trasporto Regionale è solo un eufemismo. Si tratta invece di un vero e proprio sfascio. Non c’è giorno che nell’ambito del trasporto Regionale Laziale non avvengano situazioni incresciose con cause ed effetti sommamente deleteri. Carrozze strapiene con treni non in grado di soddisfare la domanda con passeggeri che si accalcano sulle banchine e molto spesso sono costretti ad aspettare il treno successivo o addirittura a rinunciare al viaggio. Ancora più grave è che non vi sono segnali di interventi dei gestori (Atac –Cotral- Trenitalia e Metro), mentre chi è preposto alla sorveglianza del settore non dà alcun segno di interesse per questo gravissimo problema. Ogni giorno si verificano ritardi, soppressioni di corse, guasti di ogni genere al trasporto sia rotabile che su gomma, con grave danno per l’utenza pagante.

I Pendolari del Lazio chiedono che si apra un’inchiesta su una gestione così carente del servizio pubblico; si tratti di inefficienze organizzative, o di materiale obsoleto, le carenze sono tali che urge un drastico intervento.

I notevoli disagi si aggravano poi per la mancanza di coordinamento tra il trasporto ferroviario e il trasporto locale su gomma. (Si pensi che un pullman “di scambio” cioè destinato all’attesa di un treno pendolare, in una qualsiasi stazione ferroviaria della Regione, parte all’orario indicato dal cartellino di bordo anche se il treno ha un ritardo di pochi minuti, lasciando a terra, specialmente nel tardo pomeriggio, lavoratori che hanno lasciato le loro abitazioni all’alba). E’ necessario un drastico cambiamento di rotta per evitare che lo stato di fibrillazione dei pendolari del Lazio sfoci in manifestazioni di violenza.

Ormai prendere i mezzi pubblici significa imbarcarsi in un’avventura senza fine. Le conseguenze di questa situazione paradossale gravano pesantemente sulle spalle delle migliaia e migliaia di lavoratori che quotidianamente si servono dei treni per raggiungere il posto di lavoro e per ritornare al luogo di residenza.

Giorgio Alessandro Pacetti ex presidente della Consulta dei Comitati Pendolari del Lazio

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