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Valle del Sacco, martedì 4 riprende il processo sull'inquinamento ambientale. CODICI parte civile

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DALL'UGI:L'interramento dei fusti tossici nei terreni industriali, la contaminazione di quasi 118 mila ettari di territorio, l'avvelenamento dei prodotti locali e della popolazione. Sono gli avvenimenti drammatici che...

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DALL'UGI:L'interramento dei fusti tossici nei terreni industriali, la contaminazione di quasi 118 mila ettari di territorio, l'avvelenamento dei prodotti locali e della popolazione. Sono gli avvenimenti drammatici che hanno segnato la storia della Valle del Sacco, fatti scellerati progettati e decisi da industrie delinquenziali che hanno compromesso il futuro di un'intera popolazione.

Gli imputati dovranno presentarsi Marterdì 4 febbraio alle ore 10 nelle aule del tribunale di Velletri per il processo penale sull'avvelenamento della Valle del sacco.

Dopo il fermo per un cavillo burocratico, riparte l'iter giudiziario e tra le parti civili troviamo, oltre alle associazioni ambientaliste, i cittadini contaminati dal betaesaclorocicloesano (derivato del lindano), colpevoli soltanto di aver vissuto con quello che la terra offriva e vittime dell'assorbimento sistematico di pesticidi.

Oltre a far pagare chi ha inquinato, pretendiamo il totale risanamento del territorio con l'attuazione di una seria bonifica che riesca ad essere portata a termine e che sia in grado di restituire la possibilità di avere un futuro salubre e fruttuoso nella Valle del Sacco.

Ci auguriamo che la giustizia faccia il suo corso e non dimenticheremo mai chi ha causato lo scempio ambientale della Valle del Sacco, continueremo a divulgare le cause e gli effetti di questi crimini e non scorderemo chi li ha coperti, consentiti e commessi

NOTA STAMPA DELL'ASS. CODICI. Riprende, presso il Tribunale di Velletri, il procedimento penale per diastro ambientale della Valle del Sacco. Codici riconferma la sua costituzione, facendosi così portavoce delle istanze e dei cittadini.

Il caso, esploso nel 2005, non ha ancora trovato soluzione, per questo il Codici chiede che si arrivi quanto prima a sentenza, una pena per i colpevoli del disastro - adeguata all’entità del reato commesso - ed il giusto risarcimento per i cittadini danneggiati.

I motivi per cui l’Associazione si fa carico degli interessi della cittadinanza sono riconducibili all’inquinamento ambientale e alla contaminazione del latte, prodotto e distribuito negli anni 2003 e 2004 causati dallo sversamento di sostanze altamente inquinanti nel fiume Sacco. Tra queste, metalli pesanti tossici e inquinanti organici tra cui il beta esaclorocicloesano, derivati dalla lavorazione industriale che hanno provocato l’inquinamento dell’acqua del fiume Sacco, dei terreni, del foraggio, finendo con il contaminare le mucche della zona e conseguentemente il latte dalle stesse prodotto.

Per capire l’entità del danno arrecato alla salute, basta riprendere le analisi ematiche di alcuni cittadini in cui furono riscontrati alti valori di cadmio, mercurio e piombo rispetto ai valori normali di riferimento – sostanze responsabili dell’insorgenza di varie forme tumorali - e di beta-esaclorocicloesano.

“Il disastro è sotto gli occhi di tutti - commenta il segretario Nazionale del Codici, Ivano Giacomelli - e la situazione è drammatica. Ai cittadini è stato precluso il diritto di consumare prodotti sicuri a largo consumo come il latte, di vivere in un ambiente salubre dal quale trarre anche un vantaggio economico, come quello di coltivare gli ortaggi e la frutta ed allevare gli animali, è stato fortemente minato il diritto alla salute. Per questo Codici si ripresenterà domani in Tribunale”.

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