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Roma, depotenziamento RAI e aumento parcheggio nel mirino di Libersind

Con una ficcante lettera aperta, al Presidente della Camera dei Deputati On. Laura Boldrini; Al Presidente Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai, On. Roberto Fico; A tutti i membri della vigilanza, e a Tutti i capigruppo, il Cav. Giuseppe...

Con una ficcante lettera aperta, al Presidente della Camera dei Deputati On. Laura Boldrini; Al Presidente Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai, On. Roberto Fico; A tutti i membri della vigilanza, e a Tutti i capigruppo, il Cav. Giuseppe Sugamele ( libersind Confsal) chiede di non depotenziare il Servizio pubblico Radioteleviso

«Le trasformazioni dovute alle nuove tecnologie non devono portare a nuove esclusioni. Il progresso tecnologico è fondamentale per il nostro Paese».

«L’obiettivo deve essere quello di ridurre il digital divide che è il nuovo volto della vecchia disuguaglianza. Bisogna puntare ad una alfabetizzazione che coinvolga tutte le fasce sociali, il ruolo fondamentale della scuola e tutti devono «essere cittadini digitali o la cittadinanza risulteràfittizia».Queste sono affermazioni del Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini in occasione della presentazione della relazione annuale 2014 di AGCOM.

Tali condivisibili passaggi di discorso, potrebbero essere riferiti, senza alcuna modifica, al ruolo che il Servizio Pubblico Radiotelevisivo ha espletato con riconosciuto successo in Italia sin dai primi anni ’50, quando si trattò di alfabetizzare il Paese e il “Divide” non era digitale ma linguistico e culturale. La RAI rimane pur sempre la più grande azienda culturale del Paese, un patrimonio da tutelare e sviluppare piuttosto che depotenziare con atti di privatizzazione incomprensibili ed antistorici poiché per cogliere l’obiettivo della riduzione del “digital divide” evidenziato dalla Presidente della Camera Laura Boldrini è necessario un deciso quanto inevitabile intervento pubblico.

La ragione è ovvia.

Non solo il rapporto AGCOM fotografa una crescente crisi industriale del settore delle TLC ma evidenzia pure, in modo inequivocabile la necessità, per le aziende private del comparto, di avviare soltanto investimenti di sicuro e tempestivo ritorno economico.

Ciò significa che gli operatori privati TLC oggi versano in difficoltà economiche e non hanno nessuna intenzione di risolvere il problema della connettività e della copertura digitale di quei territori, quasi tutti concentrati nel meridione d’Italia, che per la loro conformazione orografica e per la scarsa densità demografica, non costituiscono un adeguato business.

Di fronte a questo scenario di profonda crisi, risulta assai difficile immaginare di poter abbattere il “digital divide” attraverso un interessamento del settore privato. Occorre piuttosto mettere in campo e pianificare una concreta azione pubblica attraverso l’operatività di aziende strategiche di proprietà diretta dello stato o ad essa riconducibili.

Per queste ragioni risulta oltremodo inconcepibile la vicenda della RAI, che dopo la conversione in legge del DL.66/2014, per ripianare la sottratta erogazione di 150 milioni di euro del canone TV, l’imposta di scopo dovuta dallo Stato alla RAI a fronte del contratto di servizio in essere, i vertici aziendali hanno previsto la quotazione in borsa e la conseguente cessione ad investitori privati, eventualmente anche esteri, di azioni della società consociata RAI WAY.

I motivi della ferma opposizione alla quotazione azionaria di RAI WAY da parte nostra, delle altre OO.SS. che hanno recentemente scioperato e rappresentano la totalità dei lavoratori della RAI e, vogliamo aggiungere, anche di tanti cittadini-utenti, sono molteplici e di straordinaria importanza: Esiste una questione di rilevanza strategica per il Paese, riferita alla riservatezza, alla sicurezza dei dati e alla disponibilità delle reti di trasporto e diffusione segnali della RAI poiché utilizzate dalle forze armate, dalla protezione civile e dagli organi dello stato, (il recente scandalo Assange-Wikileaks dovrebbe far riflettere tutti). Abbiamo già tristemente assistito alla perdita del controllo strategico dello stato per quanto riguarda le reti TLC di Telecom Italia ed Enel-Wind, quest’ultima oggi in mano a soggetti stranieri. A nostro parere ciò si configurerebbe come una grave perdita di sovranità nazionale su impianti di rilevanza strategica, difficile da giustificare, specie di fronte allo scenario di conflitti nel vicino e medio oriente che si vanno complicando.

Esiste una questione di rilevanza politica e sociale poiché le reti trasmissive della RAI sono le uniche infrastrutture di proprietà statale presenti diffusamente sul territorio nazionale che possono contribuire in tempi ragionevolmente brevi all’abbattimento del “digital divide”. Se questo importante tema non è soltanto argomento di propaganda politica maviene considerato dalle forze politiche un reale problema che il paese deve affrontare e risolvere, allora anche questa “mission” oltre ai tradizionali compiti del Servizio Pubblico Radiotelevisivo è è affidabile da subito alla RAI dando così corpo e motivazione al rinnovo della concessione statale in scadenza nel maggio del 2016. Ne consegue che per il conseguimento dell’obiettivo di riduzione del “digital divide” la RAI deve poter disporre totalmente delle sue infrastrutture di rete e della piena capacità trasmissiva. La vendita di quote azionarie di RAI WAY a soggetti privati costituirebbe un ostacolo alla soluzione di un problema di importanza nazionale.

Esiste una questione di rilevanza industriale poiché, se sono veri i contenuti della relazione 2014 AGICOM, allora la quotazione azionaria di RAI WAY si colloca in un momento di grave crisi dell’itero comparto TLC, con il rischio di svendere un patrimonio di proprietà dei cittadini italiani in un momento negativo. E’ totalmente sbagliato ricorrere alla seppur parziale allocazione di quote azionarie perché apre al rischio sempre possibile di OPA e quindi di perdita da parte dello stato della proprietà su RAI WAY, la quale oltretutto dovrebbe poi stornare al nuovo proprietario somme per affitto dei circuiti trasmissivi, oggi non dovute a nessuno. Va anche detto che il patrimonio complessino di RAI WAY non è determinabile attraverso parametri industriali poiché vi è insito un valore intrinseco ed intangibile che non è quotabile. Ci riferiamo al fatto che i siti montani, ove negli anni 50 sono stati edificate le postazioni trasmittenti di RAI WAY, oggi sono indisponibili poiché diventati parchi regionali e realtà ambientali protette. Pertanto, per un ipotetico operatore reti che volesse dotarsi di una rete trasmissiva efficiente e ottimale, oggi sarebbe impossibile ottenere il posizionamento orografico unico ed irripetibile analogo a quello delle torri di RAI WAY. Ne consegue che qualsiasi quotazione azionaria consentirebbe a soggetti terzi di acquisire non solo una disponibilità infrastrutturale valutabile ma anche una componente inestimabile, dato dal posizionamento esclusivo degli impianti RAI WAY.

Con queste premesse vogliamo diffondere la nostra lettera aperta, nella speranza che coloro i quali sono in indirizzo e sono parte attiva della politica italiana e comunque chiunque la legga, possa condividere con noi le nostre preoccupazioni che evidentemente non sono esclusivamente di natura sindacale ma motivate da un prossimo svilimento di un fondamentale patrimonio

A nostro avviso la sottrazione dei 150 milioni di canone TV non risolve certo i problemi di bilancio del nostro paese, che viaggiano attraverso ben altre dinamiche ma è certo che crea artatamenteun motivo strumentale per “giustificare” da parte del C.d.A. e del Direttore Generale della RAI, lavendita di parte di RAI WAY proprio quando, anche con grande sacrificio dei lavoratori che hannocapito il delicato momento aziendale ed hanno accettato sacrifici notevoli, la RAI si avviava verso il pareggio di bilancio per il 2014.

La nostra Organizzazione Sindacale chiede pertanto un confronto con le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, per ricercare quelle motivazioni che convincano ad attivarsi affinché il nostro Paese, anche in futuro, possa disporre della piena proprietà del suo Servizio Pubblico Radiotelevisivo e delle sue reti trasmissive e possa garantire agli italiani, oltre alla sicurezza nazionale, quel pluralismo informativo, quella narrazione culturale e quel prodotto diqualità che i cittadini-utenti giustamente pretendono.

Segretario Generale Libersind Confsal. Cav. Giuseppe Sugamele

PARCHEGGIO Invece, con un’altra lettera indirizzata al Direttore Generale Rai, al Direttore del Personale, al Direttore Acquisti e Servizi, al Mobility Manager e p.c. RUO/RI il Cav. Sugamele solleva il problema della sosta a pagamento in zona limitrofa agli uffici RAI di Roma In data 29 luglio u.s. l’Assemblea capitolina ha approvato la delibera relativa alle nuove tariffe per la sosta a pagamento sulle strisce blu prevedendo l’aumento della sosta oraria da 1 euro a 1,50 euro l’ora ed eliminando le tariffe agevolate giornaliere (euro 4) nonché l’abbonamento mensile (euro Poiché tale delibera, pubblicata già sull’albo pretorio del Comune di Roma, è entrata in vigore giovedì 21 agosto u.s., la scrivente Organizzazione sindacale LIBERSIND CONF.SAL richiede un tempestivo interessamento da parte della Direzione Generale RAI presso gli organi competenti del Comune di Roma, al fine di ottenere il mantenimento della tariffa agevolata giornaliera e dell’abbonamento mensile in quanto, altrimenti, si registreranno pesanti aggravi di costi per ilparcheggio per quelle colleghe e quei colleghi che non hanno altra alternativa che recarsi in ufficiocon il mezzo privato ivi compresi i turnisti. Il LIBERSIND CONF.SAL, da parte sua, si dichiara sin da ora disponibile a collaborare al fine del raggiungimento di tale risultato, coinvolgendo anche le segreterie territoriali delle altre

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