Arce, dalla Comunità Montana un monito contro l'uso eccessivo dei social network
L'ente sovra comunale, guidato dall'Ing. Quadrini, organizza una serie di incontri per spiegare dove si sta andando
I social media al giorno d’oggi sono essenziali per favorire gli scambi commerciali, incrementare le amicizie virtuali, e per le aziende aumentare la visibilità su internet. E’ il Dott. Piero Iafrate, docente di comunicazione e mediazione civile, che ha condotto uno studio sui social a spiegare quanto segue:"L’utilizzo di smartphone e tablet è diventato molto comune, tanto che si può accedere da qualunque parte del mondo e in qualunque situazione. L’iscrizione sui social da parte di una persona aumenta senza dubbio la sua visibilità, aiuta a farsi conoscere da un ampio bacino di utenti interessati e comporta maggiori opportunità per incrementare le proprie relazioni virtuali. Ma come tutte le cose... il troppo storpia. Siamo sempre più assenti in famiglia, sul lavoro, nelle relazioni sociali, concentrati a twittare o a commentare vari post su facebook. Una sorta di
dipendenza che crea soprattutto tra i più giovani, ansia, irritabilità e tristezza".
Il parere dell'esperto
Come disintossicarsi? Forse un uso moderato, consapevole e disciplinato potrebbe essere un primo passo. Con la Prof.ssa Liliana Dell'Osso, scienziata, direttore della Clinica Psichiatrica di Pisa, e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria dell'università di Pisa, abbiamo condotto uno studio che vorremmo presentare a dicembre, presso la XV Comunità Montana Valle del Liri di Arce in occasione della Giornata Nazionale della Comunicazione. Evento molto fortunato e che lo scorso anno ha riscosso un gran successo.
La Prof. Liliana Dell’Osso dichiara: "L’uomo è un animale che sviluppa facilmente dipendenza, cosa che, di per sé, non è un male, anzi, è un meccanismo fisiologico, adattativo, che ha contribuito alla sopravvivenza della specie. Siamo dipendenti dalle nostre abitudini, dal cibo e persino dalle persone che amiamo. Questa attitudine, però, diventa patologica quando i pensieri sull'oggetto da cui dipendiamo diventano intrusivi e trasformano quello che era un piacevole aspetto della vita in una necessità imprescindibile, al centro dei nostri interessi, in un pensiero ossessivo di cui non siamo in grado di liberarci: che si tratti di comportamenti maladattivi (gioco d'azzardo, shopping) o di sostanze (alcol, droghe), si tenderà a farne un uso crescente fino a cadere nell'uso patologico. Naturalmente si diventa dipendenti da ciò di cui possiamo disporre. La dipendenza dall’alcol è antica quanto il mondo perché le bevande alcoliche sono state scoperte assai presto, mentre quella da sostanze “esotiche” esiste solo da quando sono iniziati i grandi viaggi che hanno permesso di scoprirne l’esistenza e il potenziale economico. La società del benessere è caratterizzata da molte dipendenze che nascono dall’abbondanza di invenzioni, di scoperte e di merci circolanti: non sappiamo più muoverci senza l’auto e siamo vittime dello shopping. Negli ultimi vent’anni qualcosa di assolutamente nuovo è entrato nelle nostre vite, si sono resi disponibili strumenti elettronici molto versatili, capaci di connetterci e interagire, tramite il web, con tutto il mondo in tempo reale. Si tratta di dispositivi che, dandoci la possibilità di soddisfare tutte, o quasi, le nostre esigenze e i nostri capricci, hanno inevitabilmente creato un nuovo disturbo, la dipendenza da internet. Al pari di ogni altra dipendenza, la rete diventa il perno della vita del soggetto, che sviluppa sintomi cognitivi e comportamentali, quali bisogno incontrollato di aumentare il numero di ore trascorse online, irritabilità o disforia se si è interrotti, sintomi di astinenza (irritabilità, ansia, tristezza) in mancanza dell'uso. Col tempo l'attività on- line smette di essere fonte di piacere ma, pur desiderandolo, l’utente non sarà in grado di cessarla, con gravi ripercussioni sulla vita sociale e lavorativa (divorzio, interruzione degli studi, licenziamento).La gravità di questa nuova dipendenza è emersa tragicamente intorno agli anni 2000, quando alcuni giovani videogiocatori asiatici morirono per essere rimasti più giorni online, rinunciando a mangiare e dormire pur di non interrompere l'attività al computer. Circa dieci anni dopo, il disturbo da gioco su internet entrava nella classificazione dei disturbi mentali quale modalità di gioco eccessiva e prolungata (anche più di 10 ore al giorno)".
Molte sono le trappole della rete, complici l'anonimato, la facile accessibilità, l'immediatezza della ricompensa –in un "click"!– come lo shopping compulsivo online, la cybersex addiction e, non ultimi, i social network, che sembrano ormai il canale privilegiato per mantenere i contatti sociali tanto che è considerato disadattivo il loro non uso. Per non parlare della funzione di gratificazione e di stimolo del “mi piace” di Facebook o dei follower di Twitter,che inducono ad aumentare i contenuti condivisi, e a spendere sempre maggior tempo online. Le relazioni tra utenti di queste piattaforme sono, erroneamente, ritenute prive di ripercussioni sulla vita reale, meno dannose, tanto che si può arrivare a preferire a quelle reali le amicizie virtuali che rappresentano invece un reale isolamento".
Cosa ne pensa il presidente Quadrini
Estremanete soddisfatto il presidente della XV Comunità Montana di Arce ing. Gianluca Quadrini per queste opportunità innovative che l'ente montano continua a portare avanti con sinergia. "Visto l'enorme successo ottenuto lo scorso dicembre in occasione della Giornata nazionale della Comunicazione -dichiara Quadrini- con un percorso formativo organizzato per tutti coloro che per lavoro o anche solo per passione e curiosità desideravano imparare nuove tecniche alternative per la risoluzione dei conflitti, fuori dai metodi tradizionali, abbiamo deciso di replicare. Quest'anno punteremo su un'argomento attualissimo qual'è l'uso dei social, la loro importanza ed influenza ma anche i pericoli che gli stessi celano, affinchè le nuove generazioni siano consapevoli e ne facciano buon uso, diffondendone le giuste emozioni e valori di comunicazione. La conversazione è rilevante per la nostra società, essendo l'aspetto migliore dell'attuale globalizzazione, a patto che rispetti sempre, in primis, la Persona".