rotate-mobile
Politica

Consiglio Lazio, società regionali concluso dibattito generale alla Pisana

Avviato il dibattito in Consiglio regionale sulla proposta di legge, di iniziativa della Giunta, sul riordino delle società regionali operanti nel settore dello sviluppo economico e imprenditoriale.

Avviato il dibattito in Consiglio regionale sulla proposta di legge, di iniziativa della Giunta, sul riordino delle società regionali operanti nel settore dello sviluppo economico e imprenditoriale.

Sui lavori alla Pisana pesa un fascicolo d’aula di oltre1.400 pagine con più di 1.300 emendamenti, mentre la normativa è costituita da tre articoli. Dopo il dibattito generale, protrattosi fino a sera, la seduta è stata aggiornata dal presidente Daniele Leodori (Pd) a domani 29, dopo la seduta straordinaria sulla sanità delle ore 9:30. Al centro della discussione, in particolare, il ruolo riservato al Consiglio – ritenuto non adeguato dall’opposizione – circa le deliberazioni che la Giunta Zingaretti adotterà nell’affidare a Sviluppo Lazio la gestione diretta delle attività svolte finora da Filas, BIC, Unionfidi e Banca impresa Lazio (BIL). Ad illustrare la normativa l’assessore alle attività produttive Guido Fabiani, che nella replica finale dopo il dibattito ha detto di aver acquisito elementi di riflessione e che esistono margini di miglioramento. Presente ai lavori l’assessore al bilancio, Alessandra Sartore.

La riorganizzazione, aveva riferito Fabiani nella relazione introduttiva, sarà basata su: “la riunificazione delle società anche attraverso l’adeguamento statuario e organizzativo; il trasferimento a Sviluppo Lazio della gestione diretta delle attività svolte da Filas, BIC, BIL, Unionfidi e Asclepion salvaguardando le posizioni occupazionali e ridefinendo la struttura a organizzazione dirigenziale; l’assegnazione a Sviluppo Lazio dei fondi attualmente in gestione alle altre società”.

La proposta, inoltre, cerca di porre in atto una riforma di BIL dopo i rilievi formulati da Bankitalia che ha imposto tempi stretti all’intero riordino. “Il testo della proposta di legge che viene sottoposto al Consiglio regionale – ha detto Fabiani – è estremamente diverso rispetto al testo approvato dalla Giunta, poiché è frutto di un esame approfondito e di un dibattito costruttivo ai quali hanno contribuito pienamente sia i consiglieri di maggioranza sia quelli di opposizione durante tutti i lavori delle commissioni consiliari coinvolte, con l’approvazione di circa 20 emendamenti di cui 10 proposti dall’opposizione”. Tra essi: un parere preventivo della commissione competente sulle deliberazioni di Giunta in attuazione della legge, una relazione annuale sulle attività di Sviluppo Lazio, audizioni semestrali degli assessori di riferimento e degli amministratori della società. Infine l’approvazione da parte del Consiglio di un piano contenente “gli obiettivi prioritari degli interventi, i criteri e le modalità operative per l’utilizzo del fondo regionale per le pmi, nonché la relativa ripartizione delle risorse”.

IL DIBATTITO

“Un testo di gran lunga migliore di quello uscito dalla Giunta”, ha chiosato Mario Ciarla (Pd), presidente dell’VIII commissione, che assieme alla I e alla IV ha espresso i pareri nell’iter preparatorio. Anche per Gian Paolo Manzella “il ruolo del Consiglio è stato drasticamente modificato” rispetto alla proposta originaria. Il consigliere di ‘Per il Lazio’ ha inoltre difeso con argomentazioni tecniche il modello dei rapporti tra Giunta e Consiglio. Non dello stesso parere Francesco Storace (La Destra verso An), che pur condividendo le finalità del riordino, ha contestato gli scarsi controlli sul “super manager” della nuova Sviluppo Lazio. La sua proposta: ‘internalizzare’ i servizi dell’economia, attribuendo le funzione non a una società, ma ad una direzione regionale per sviluppo e innovazione.

Pietro Di Paolo (NCD) si è detto preoccupato perché il provvedimento può rivelarsi una grande occasione perduta. Si rischia, per di più, di creare un sistema penalizzante che produrrà monopoli e farà perdere occasioni alle imprese. Pietro Sbardella (Misto) si è lamentato dei troppi spiragli lasciati aperti e dell’assenza di tempistiche definite. Ha ricordato a Fabiani di aver inserito nella relazione elementi che non sono nella legge. Chiarezza che è difettata anche secondo Valentina Corrado (M5S). “Vogliamo che il Consiglio possa legiferare sulla governance di questa operazione” ha detto, appoggiando l’idea di procedere ad un’internalizzazione. “Vorremmo dismettere tutte le società in house, si potrebbe semmai tenere Filas” ha aggiunto, successivamente, Gianluca Perilli (M5S). Dallo stesso gruppo, autore di mille emendamenti, Davide Barillari e Gaia Pernarella hanno rilevato, rispettivamente, di essere in presenza di un iter lacunoso e dell’utilizzo di “mezzi subdoli”.

Adriano Palozzi (Pdl) ha invece reclamato rispetto della dignità dei consiglieri, perché, con una pl molto stringata, il Consiglio si priva del diritto, in futuro, di legiferare in queste materie. Fabrizio Santori (Misto) ha spiegato di aver presentato 160 emendamenti per riscrivere interamente la proposta. Ci sono da sanare articoli fumosi, inserire tempistiche, far partecipare il Consiglio. Secondo Giuseppe Simeone (Pdl), il testo è lacunoso e non traduce nei fatti i buoni propositi su cui si è lavorato per la legge 4/2013. Giancarlo Righini (Fratelli d’Italia), autore in commissione di un articolo integrativo su Ufficio studi e ricerche, ha contestato, tra i numerosi rilievi, la difficoltà per la commissione a esprimere pareri su atti complessi in solo 10 giorni. Termine che Mario Abbruzzese (Pdl) ha proposto di portare a 15 giorni e rispettare l’articolo 24 dello Statuto: la programmazione spetta al Consiglio.

Dai banchi di maggioranza ha preso la parola Riccardo Valentini (Per il Lazio): “E’ comprensibile che oggi ci sia un po’ di resistenza al cambiamento” ha detto. Ricordati le attese degli imprenditori per un riordino in tempi brevi, il passaggio da 36 a 6 dei membri dei consigli di amministrazioni e collegi sindacali. Meglio le agenzie, per Valentini, rispetto all’internalizzazione: sono più snelle ed efficienti. Pino Cangemi (NCD) ha contestato l’assenza di riferimenti certi sui risparmi e di criteri della riorganizzazione. Preoccupazione per governance e i livelli occupazionali. Silvana Denicolò (M5S) ha detto, tra le altre cose, che è preferibile la liquidazione di BIL, anziché la fusione per incorporazione, oltre che scorporarla assegnandole una via preferenziale rispetto alle altre società. Per Silvia Blasi (M5S) manca il previsto piano di riordino organizzativo. Non può bastare la relazione Fabiani, che non fa parte del testo di legge. Questa mancanza può far pensare che in Giunta non si abbiano idee chiare.

Secondo Daniele Sabatini (NCD) il testo, scritto in “tecnichese”, non va nella direzione della legge 4/2013. Non è stato riscritto in commissione per la volontà di seguire la Giunta: deve essere la maggioranza a tracciare la linea e l’opposizione a incidere. Luca Gramazio (Pdl) sperava in una la legge più dettagliata, mentre la fretta ha preso lo spazio che sarebbe spettato al dibattito in Aula: sembra una mozione di impegni. Il capogruppo del Pd Marco Vincenzi ha manifestato disponibilità al miglioramento della proposta, ad esempio sui termini per i pareri su atti “una tantum” per la costituzione della società. Precisato pure che non si sta delegando il futuro delle politiche del credito, bensì la fusione in tempi stretti di società oggi gestite fuori dal controllo del Consiglio “con risultati largamente insufficienti”.

GIUSEPPE SIMEONE: “ZINGARETTI VUOLE ESAUTORARE IL CONSIGLIO REGIONALE”

“La proposta di legge sul riordino delle società che operano nel settore dello sviluppo economico e imprenditoriale ha un grande merito, ha evidenziato ancora una volte come il cuore del problema di

questa amministrazione sia la ferma volontà del presidente Zingaretti e della sua giunta di esautorare il consiglio regionale dal suo ruolo e dalla partecipazione alle scelte che vengono effettuate.

Una legge di due articoli, diventati tre grazie al lavoro svolto nella commissione, che ha dedicato molte pagine solo per spiegare che ogni decisione in merito alle società partecipate verrà assunta nelle segrete stanze della giunta.

Una proposta di legge talmente lacunosa che abbiamo trovato difficoltà anche a presentare gli emendamenti. E lo dico con fermezza, non consento e non accetto che il consiglio regionale venga ignorato in questo modo.

Noi consiglieri siamo i portatori degli interessi legittimi di una popolazione, quella del Lazio, di oltre cinque milioni di persone. Noi siamo i rappresentanti eletti democraticamente dai cittadini che ci chiedono ragione delle decisioni che vengono assunte dalla Regione Lazio, non lo è la giunta

che ha invece il compito di attuare gli indirizzi licenziati da questoconsiglio.

A questo gioco non ci stiamo. Per questo non metterò mai la mia firma su uno scempio che stanno cercando di far passare per unaproposta di legge. Un testo che non si attiene a quanto previsto dalla

spending review tanto che non ci è dato sapere quali scelte la giunta intenda adottare, in concreto, per il riordino delle società: due diligence? fusione per incorporazione? Liquidazione volontaria? I costi che ciascuna delle possibili operazioni comporterà per la Regione Lazio non sono pervenuti.

Il ruolo che in ciascuna delle papabili ipotesi avranno i soci privati delle società partecipate, non è dato conoscerlo. Per non parlare degli aggravi che ciascuna delle operazioni comporterà per il bilancio regionale.

Zingaretti e la sua maggioranza ancora una volta perdono l’occasione per dare una svolta a questa Regione dimostrandosi amministratori accorti e seri. Ai cittadini del Lazio bisogna dare risposte rispetto alle risorse che versano attraverso il fisco al nostro ente ed invece li stiamo prendendo in giro.

Noi siamo il movimento politico dei cittadini che pagano e chi paga vuole vedere i conti, ma quelli seri e non quelli da mettere nei manifesti per fare propaganda. E’ in gioco la concretezza stessa dell’ente regione che non riguarda solo il presidente Zingaretti che oggi la rappresenta ma tutti noi. Non è così, non è con decreti leggi strutturati come questo, che potremo dare ai nostri cittadini una politica nuova, una Regione all’altezza delle loro aspettative, determinata nella sua azione, rinnovata come istituzione”.

LAZIO. MENO VINCOLI AD ATTIVITA’ PROFESSIONALE DEI MAESTRI DI SCI UE Diminuiscono i vincoli per i maestri di sci provenienti da altri Stati dell’Unione europea nel tenere lezione sulle nevi laziali. E’ stata approvata, questa mattina, dal Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Daniele Leodori (Pd), la proposta di modifica della legge regionale 21 del 1996 di “Disciplina della professione di maestro di sci e ordinamento delle scuole di sci”. La normativa, di iniziativa della Giunta Zingaretti, ha ottenuto il voto favorevole all’unanimità dell’assemblea legislativa e adegua il testo di legge in vigore alle prescrizioni comunitarie. Il provvedimento cancella il limite di quindici giorni per la prestazione temporanea di servizi nel Lazio, cancella il divieto di essere iscritti in più di un albo regionale e non pretende più condizioni di reciprocità con il Paese di provenienza. Creata, infine, una sezione nell’albo professionale regionale in cui iscrivere i maestri di sci di altri Stati Ue che intendono esercitare la professione temporaneamente, anche in forma saltuaria, nel territorio del Lazio. La proposta di legge è stata illustrata dall’assessore Concettina Ciminiello. “La Commissione europea con due distinte note, rispettivamente del 3 aprile 2012 e del 13 febbraio 2013 – ha detto Ciminiello nella relazione introduttiva – ha contestato alla Regione la presenza, nella legge regionale 14 giugno 1996, n. 21 (Disciplina della professione di maestro di sci e ordinamento delle scuole di sci) e successive modifiche, di talune norme che ritiene in contrasto con la normativa europea”. La vicenda era infatti nata da una procedura di infrazione nei confronti della Provincia autonoma di Trento, provocando poi controlli a cascata nelle altre regioni. Le modifiche introdotte oggi mirano, appunto, ad evitare una procedura anche per il Lazio. Il testo è approdato in Aula con i pareri dell’VIII commissione presieduta da Mario Ciarla (Pd), della II presieduta da Pietro Petrassi (Centro democratico) e della V presieduta da Eugenio Patanè (Pd). Tra le varie modifiche alla legge regionale del 1996 introdotte oggi in Aula – con emendamenti proposti dalla Giunta – la soppressione delle tariffe minime, il rispetto delle formalità nazionali per i maestri di sci europei, la composizione tecnica delle commissioni, la possibilità di svolgere l’attività tutto l’anno, la riduzione del numero dei maestri per il riconoscimento nell’elenco regionale delle scuole di sci, le sanzioni amministrative ed altre ancora. Approvati anche alcuni emendamenti illustrati dal consigliere Michele Baldi (Lista Zingaretti) tra cui uno sugli spazi territoriali per lo sviluppo delle scuole di sci. Nel corso della seduta straordinaria sulla sanità che ha preceduto quella ordinaria sui maestri di sci era stata approvata la risoluzione numero 40, prima firmataria Gaia Pernarella (M5S), che chiede al presidente Zingaretti e alla Giunta di emettere provvedimenti per favorire la trasparenza di Asl, aziende ospedaliere e Irccs del Lazio, in base alle leggi vigenti, alle linee guida dell’Anac per l’aggiornamento del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità 2014-2016, e ai principi dell’Open Data. I lavori della seduta straordinaria sono stati aggiornati a domani mattina per l’esame delle risoluzioni in materia di sanità ancora all’ordine del giorno.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Consiglio Lazio, società regionali concluso dibattito generale alla Pisana

FrosinoneToday è in caricamento