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L'appello al Governo Draghi

Coronavirus, Ottaviani: "Il Governo permetta ai sindaci di affrontare le emergenze locali"

Il sindaco di Frosinone accoglie favorevolmente l'ordinanza regionale sulla riapertura delle scuole dal 10 gennaio, ma dice basta alla "quotidiana babele e confusione sulle competenze tra le varie autorità pubbliche"

Il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani accoglie favorevolmente l’ordinanza con cui il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha disposto la riapertura di tutte le scuole da lunedì 10 gennaio 2022.

Chiede con forza al Governo Draghi, però, di far intervenire direttamente i sindaci sui rispettivi territori comunali come prevede il quinto comma dell’articolo 50 del Tuel: “In caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica, a carattere esclusivamente locale, le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal Sindaco”.  

Questo, a detta del primo cittadino del capoluogo ciociaro, eviterebbe la solita confusione sulle competenze di Stato, Regione e Comuni e consentirebbe ai sindaci, autorità sanitarie locali, di agire a fronte delle specifiche situazioni epidemiologiche attestate dalle Aziende sanitarie.

L’appello di Ottaviani al Governo Draghi

“Ancora una volta, da quando è in atto la pandemia, dal marzo 2020 - ha dichiarato il Sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – assistiamo a una quotidiana babele e confusione sulle competenze tra le varie autorità pubbliche, sulla questione dell’apertura o chiusura delle scuole, o sulla possibilità di adottare la Dad per le legittime esigenze didattiche”.

“In realtà, la materia è disciplinata dall’articolo 50 del Tuel che, al quinto comma, recita espressamente che ‘in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica, a carattere esclusivamente locale, le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal Sindaco’, con ciò, distinguendo, quindi, i casi di situazioni di natura soltanto locale, in cui può intervenire direttamente l’autorità municipale, rispetto ai casi che riguardano situazioni sanitarie più estese, o sovracomunali, come le pandemie, ove la competenza rimane saldamente nelle mani del Governo o della Regione, per evitare facili sovrapposizioni o conflitti tra i singoli circondari”.

“A riprova di tale impostazione, già in passato le autorità sovraordinate sono state costrette a intervenire per evitare caos interpretativi e per riportare il tutto all’interno del sesto comma dello stesso articolo 50 del Tuel, laddove si rammenta che ‘in caso di emergenza che interessi il territorio di più comuni, ogni Sindaco adotta le misure necessarie fino a quando non intervengano i soggetti competenti ai sensi del precedente comma’, nel combinato disposto proprio con la previsione secondo la quale ‘negli altri casi (come nelle pandemie), l’adozione dei provvedimenti d’urgenza, ivi compresa la costituzione di centri e organismi di referenza o assistenza, spetta allo Stato o alle Regioni’… (quinto comma)”.

“Difatti, ormai dal marzo 2020 ad oggi, ininterrottamente, con la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, il Governo ha rimarcato la propria competenza assumendo su di sé poteri straordinari e non derogabili, anche sotto combinatoria di sanzioni penali. A questo proposito, è intervenuta puntualmente, nelle ultime ore, l’ordinanza del Presidente della Regione Lazio che ha disposto il differimento della riapertura delle scuole al 10 di gennaio, evitando, almeno per ora, la rincorsa al risiko dei singoli Comuni, a tutela delle famiglie, dei docenti e degli alunni”.

“In realtà, le indicazioni sulla curva dei contagi non lasciano ben sperare per ciò che potrà succedere dal 10 di gennaio in poi e, quindi, l’augurio è che per quella data il Governo emani uno specifico provvedimento, come già avvenuto in passato, che permetta ai Sindaci di intervenire su tutto il territorio del proprio Comune, di concerto con i servizi epidemiologici delle unità sanitarie locali, in grado di attestare la effettiva situazione sanitaria con la tempestività del caso. Diversamente, dal 10 gennaio in poi, si rischierebbe di alimentare soltanto l’ulteriore incertezza operativa, che oscilla tra l’interruzione del pubblico servizio dell’istruzione, da una parte, e l’omissione di provvedimenti adeguati e proporzionati alle criticità sanitarie, dall’altra”.

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