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La sfida nella sfida

Elezioni provinciali, le correnti del Pd vanno alla conta

Nell’eterna sfida politica tra la corrente maggioritaria Pensare democratico e la minoritaria Base riformista, tra De Angelis e Pompeo, dà man forte alla seconda l’ala del Cassinate guidata da Salera

Le elezioni provinciali 2022 rappresenteranno l’ennesima sfida nella sfida tra le due correnti provinciali del Pd: Pensare democratico e Base riformista, di cui sono leader nell’ordine Francesco De Angelis e Antonio Pompeo, presidenti rispettivamente del Consorzio industriale del Lazio e della Provincia di Frosinone. A dar man forte alla corrente di minoranza, nell’occasione, l’ala dem del Cassinate rappresentata dal sindaco di Cassino Enzo Salera.

Le correnti provinciali riandranno così alla conta proprio in occasione dell’elezione del nuovo presidente della Provincia. Pompeo è ormai prossimo a rassegnare le dimissioni, anche da sindaco di Ferentino, per potersi candidare alle elezioni regionali 2023. In quota Pensare democratico correranno gli uscenti Sara Battisti e Mauro Buschini.

In questi giorni Pompeo ha detto che, se fosse arrivato l’indirizzo, si sarebbe dimesso prima per consentire a Salera di candidarsi a presidente. Nel mentre, come dispone la normativa, non può più farlo perché gli restano meno di diciotto mesi di mandato. Quello da presidente della Provincia dura quattro anni. Ogni biennio, poi, sindaci e consiglieri comunali rinnovano il Consiglio provinciale. 

Base riformista, definita la corrente dei “diversamente renziani”, si è messa insieme al Cassinate per sostenere inizialmente la candidatura del primo cittadino di Sora Luca Di Stefano. Dopo i trascorsi nella Lega, è diventato il più giovane sindaco della provincia grazie a un accordo con il Pd, di cui è esponente la sua vice Maria Paola Gemmiti. Ora, invece, viene sostenuto da Pensare democratico. Gli altri, a questo punto, stanno dall'altra parte: con Germani. Si va alla conta. 

Pd, le strategie delle correnti per le Provinciali

Inizialmente era maturata la candidata di Giuseppe Sacco, sindaco di Roccasecca, basato su un accordo trasversale tra Pensare democratico e l’asse di centrodestra di Fratelli d’Italia e Forza Italia. La corrente maggioritaria del Pd, dopo che Sacco ha ritirato la candidatura, ha puntato su Di Stefano.

L’irritato Sacco, nel mentre, si è scagliato contro Salera e Pompeo: "La richiesta di disponibilità a candidarmi è nata in modo spontaneo e genuino, senza 'inciuci', come qualche collega ha cercato maldestramente di lasciar intendere. E guarda caso lo stesso collega che qualche giorno fa gridava all’inciucio, oggi cerca la stessa alleanza ritenuta ‘inciuciosa’ insieme all’ormai ex Presidente”.

Salera, di fatto, ha fatto saltare la possibilità che fosse l’altro il primo sindaco del Cassinate a diventare presidente della Provincia. Ora lui e i suoi alleati convergeranno assieme a Base riformista su Germani in accordo con Fratelli d'Italia e mezza Forza Italia.

A favore di Di Stefano, invece, sarà la maggioritaria Pensare democratico. A seconda dell’esito, ovviamente, potrebbero anche cambiare drasticamente le gerarchie all’interno del Pd ciociaro trainato dal segretario Luca Fantini. Da parte sua l'intenzione è stata quella di lasciare libertà di coscienza ai sindaci e consiglieri comunali del Pd che domenica 18 dicembre voteranno per l'elezione del nuovo presidente della Provincia. 

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