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La storica fontana dimenticata / Madonna della Neve

Fontana Livio De Carolis, Morelli (Psi): "Un patrimonio abbandonato da ormai dieci anni"

La consigliera di opposizione critica l'amministrazione Ottaviani per lo stato della storica fontana di Frosinone e lamenta che "ormai è prassi consolidata non rispondere alle interrogazioni a risposta scritta"

La consigliera di opposizione Gerardina Morelli, segretaria del Psi Frosinone, lamenta la mancata risposta a un'interrogazione risalente al 23 settembre 2021 in merito allo stado della storica Fontana Livio De Carolis di piazza Madonna della Neve.

Nell'occasione fu chiesto all'allora assessore alle manutenzioni Fabio Tagliaferri, ormai sostituito da Angelo Retrosi, e all'assessora alla cultura Valentina Sementilli "perché questo bene storico è stato abbandonato facendolo così tornare al degrado iniziale quando sarebbero bastate pochissime migliaia di euro l’anno, oltretutto sponsorizzabili dagli stessi sponsor che ne permisero il restauro e che sarebbero stati ben felici di non veder gettare al macero i loro 73mila euro".

Anche tutte le bacheche che si trovano intorno alla fontana, messe lì affinché il cittadino potesse conoscerne la storia, le varie fasi del restauro e i nomi degli sponsor, non solo sono sporche ma sono anche rotte. "Tutti i perché sono rimasti senza risposta -  Ma una cosa è certa: l’abbandono di questo patrimonio dura ormai da ben 10 anni".

Morelli (Psi): "Serve una conservazione programmata"

"Ormai è prassi consolidata da parte di questa amministrazione non rispondere alle interrogazioni a risposta scritta, nonostante il regolamento - critica l'oppositrice socialista -  Scrive lo storico dell’arte Tomaso Montanari che Giovanni Urbani, maestro del restauro, direttore dell’Istituto Centrale del Restauro dal 1973 al 1983, ha sostenuto per una vita che la conservazione del patrimonio artistico non doveva essere basata sul restauro fatto dopo il danno, ma che ci poneva una sfida amministrativa. Diceva che il miglior restauro è quello che non si fa, era la conservazione programmata".

"La 'conservazione programmata' è, dunque, quanto di più economico ci possa essere nel mantenimento di un patrimonio, ed è indice di rispetto verso il bene pubblico" - va avanti - La fontana era tornata agli antichi splendori dopo il primo vero restauro conservativo nel 2007. Era inserita nel “libro dei sogni”: si realizzò il sogno ed anche il…libro. Gli aspetti trattati nell’interrogazione presentata ripercorrono tutto l’iter che portò al suo restauro e la domanda che nasce spontanea in chi arrivò a quel risultato, frutto di impegno ed abnegazione, è: “perché?”. 

L'interrogazione dello scorso 23 settembre

"La città di Frosinone, purtroppo distrutta quasi interamente dalla guerra e non solo, non ha più un grande patrimonio storico-artistico e a quello che resta oggi bisognerebbe rivolgere la massima attenzione dal momento che ogni bene storico è uno scrigno che racconta le nostre origini, e lo ereditiamo insieme al dovere di mantenerlo per tramandarlo ai posteri". 

"Tra i beni storico-artistici rimasti c’è la fontana Livio De Carolis, datata 1711, situata nel quartiere Madonna della Neve, che venne restaurata per la prima volta con un vero e proprio restauro conservativo nel 2007. Il suddetto restauro costò 73 mila euro, frutto di sole sponsorizzazioni, regolarmente versati nelle casse comunali prima dell’esecuzione dei lavori. Con questo importo si realizzò anche un impianto di ricircolo per evitare che l’acqua continuasse a disperdersi nell’ambiente come fu per troppo tempo con una pesante ricaduta sulle tasche dei cittadini". 

"Per conoscere l’importo esatto al fine di poter reperire quanto era necessario, venne realizzato un progetto non definitivo bensì esecutivo e a costo zero. Individuare uno sponsor che, per amore e gratitudine verso il proprio territorio, versi il suo contributo prima ancora che venga realizzato il progetto è difficilissimo, perderlo invece è facilissimo. C’era anche uno sponsor che si prendeva cura del verde circostante. Il restauro venne eseguito da una ditta specializzata in monumenti lapidei ad acqua e che i lavori vennero costantemente controllati dalla Sovrintendenza di Roma nella persona dell’allora arch. Giorgio Palandri". 

"I monumenti all’aperto sono soggetti a degrado per ovvie ragioni e non prevenirlo o non pulirlo periodicamente fa solo sì che il bene torni all’antico degrado. Nel 2011, anno in cui la fontana compiva 300 anni, venne realizzato un volume storico scientifico, entrato a far parte persino della Biblioteca Alessandrina dell’Univ. La Sapienza di Roma, curato sapientemente dalla Prof.ssa Floriana Sacchetti di Amaseno, la quale dopo lunghe e meticolose ricerche attribuì la fontana all’arch. Alessandro Specchi. In questo sono state riportate persino le modalità di manutenzione. Questa fontana, oltre a custodire una memoria storica, oltre ad essere un bene comune vissuto, costituisce anche un biglietto da visita per chi arriva dai paesi limitrofi". 

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