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Coronavirus, Ottaviani: “Almeno 1.000 posti dedicati alla terapia intensiva o sub intensiva”

Il Primo Cittadino di Frosinone, tra coloro che hanno già richiesto la riconversione dei reparti dismessi, non è disposto ad affidarsi “alla buona sorte o alla speranza di attenuazione” e, per conto della Conferenza Sanitaria dei Sindaci, pressa la Regione Lazio

Il Primo Cittadino di Frosinone, nonché Presidente della Conferenza Sanitaria dei Sindaci della provincia, Nicola Ottaviani, dopo la richiesta di riconversione di reparti dismessi in posti letto di terapia intensiva e sub intensiva, va in pressing sulla Regione Lazio in tema Coronavirus: “Ordini alle cliniche i nuovi posti di terapia intensiva - esorta - senza contrattarli”.

Anche a Ceccano e Pontecorvo hanno richiesto di riattivare gli ex Ospedali

Nel frattempo, dall'Assessorato regionale alla Sanità comunicano che sono stati "autorizzati ulteriori 72 posti letto per il trattamento residenziale intensivo per persone non autosufficienti assicurando la disponibilità di ventilatori assistiti. L'attivazione va dai 2 ai 10 giorni. Sono 39 posti sulla Asl Roma 1, 23 sulla Asl Roma 2, 10 sulla Asl Roma 3. Tale misura si va ad aggiungere ai 157 posti letto di terapia intensiva destinati al Covid-19". Secondo Ottaviani, però, ne servirebbero quanto prima almeno mille.  

Il bicchiere mezzo pieno

“La Regione Lazio, con la nota adottata dalla Direzione regionale della Salute ed integrazione socio-sanitaria, datata 10 marzo - ricorda lo stesso Ottaviani - ha chiesto un ulteriore sforzo agli ospedali pubblici e alle strutture private accreditate per incrementare, laddove possibile, il numero dei posti letto in terapia intensiva per il 50% e, nelle discipline pneumologia e malattie infettive col supporto ventilatorio, nella misura pari al 100%. È sicuramente un primo passo importante - riconosce, con riserva, il Sindaco del Capoluogo - ma la formula ‘laddove possibile’ rischia di non raggiungere l’obiettivo fissato”.

Quello mezzo vuoto

“Non può, infatti, essere rimessa alla mera facoltà delle cliniche convenzionate la possibilità di incrementare i posti per le terapie intensive e sub intensive - lamenta, poi, il Presidente della Conferenza Sanitaria provinciale dei Sindaci - poiché difficilmente gli operatori privati porterebbero avanti, spontaneamente, investimenti e riconversioni che, passata l’emergenza del Covid-19, rischierebbero di non avere più la relativa sostenibilità economico-finanziaria, per carenza di interesse”.

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