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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Consorzio unico, il Tar dà ragione alla Regione, ma per Ottaviani "la sentenza restituisce libertà ai Comuni"

Spiega il Sindaco di Frosinone:"I singoli soci, ivi compresi i Comuni, avranno la massima libertà e autonomia in merito all'adesione al nuovo consorzio regionale che, a questo punto, diventa solo una delle possibili strade ma non certamente l'unica"

Il Tar del Lazio dà il via libera al Consorzio Industriale unico del Lazio, nato dalla fusione dei consorzi Asi di Frosinone, Cosilam di Cassino, Cosind di Gaeta, consorzio Roma-Latina e consorzio della provincia di Rieti. Il Tribunale Amministrativo regionale del Lazio ha rigettato i ricorsi presentati dai consorzi di Roma-Latina e Sud Pontino, nonché dai comuni del sud Pontino e dal comune di Frosinone, dando ragione alla Regione. Di fatto la legge regionale che sopprime gli attuali enti e genera il nuovo Consorzio unico regionale è regolare. I giudici hanno stabilito che “la materia dell’industria, che ricomprende la tematica dei Consorzi Industriali, compete in via esclusiva alle Regioni”. 

Libertà ed autonomia per i comuni

Nonostante ciò il sindaco di Frosinone ha colto il lato positivo della vicenda sottolinendo un aspetto delle sentenza che restituirebbe libertà ai comuni. Spiega Ottaviani "la sentenza ha ribadito un principio che sembrava essere stato dimenticato da più di qualcuno. Dopo lo scioglimento dei Consorzi industriali, infatti, i singoli soci, ivi compresi i Comuni, avranno la massima libertà e autonomia in merito all'adesione al nuovo consorzio regionale che, a questo punto, diventa solo una delle possibili strade ma non certamente l'unica.

Entrando nel merito della sentenza

La sentenza, infatti, alla pagina 20 recita testualmente:  ‘Va escluso, inoltre, che dall’assunzione di tutte le attività e le funzioni dei preesistenti consorzi in capo a quello istituito dall’art. 40 della legge reg. in esame discenda pregiudizio dell’autonomia e alla libertà di associazione dei soggetti privati che, ai sensi del comma 2, lett. c) del citato art. 40, entrano a far parte del consorzio unico, in quanto permane la libertà degli stessi, per il futuro, di organizzarsi diversamente, fuoriuscendo dal consorzio stesso.

L’art. 40, comma 2, della l. r. n. 7 del 2018 si limita, infatti, a prevedere la composizione del consorzio unico, indicando i soggetti che possono farne parte in modo identico a quanto prevedeva la l.r. del 1997. L’automaticità della partecipazione serve solamente a garantire gli enti e i soggetti oggi componenti i consorzi industriali oggetto di soppressione, che confluiranno automaticamente appunto nel consorzio unico senza necessità di ulteriori adempimenti ed incombenti, salva ovviamente una loro diversa volontà e determinazione’.

Una strada alternativa per gli enti locali

Ciò significa che se la visione del Consorzio unico dovesse risultare in contrasto con gli interessi dei singoli territori, in special modo del Capoluogo e dei Comuni del circondario, procederemo alla costituzione di una differente formula per un nuovo ente pubblico-economico, che rispetti effettivamente i principi della autonomia e del federalismo locale. Del resto, nel corso degli ultimi anni, il criterio di Roma ‘asso pigliatutto’ non solo non ha funzionato, ma ha contribuito addirittura a drenare le risorse delle province verso la capitale, sia sulla materia dei trasporti che su quella sanitaria. Non vogliamo ulteriori sorprese, allora, in danno dei nostri territori ed abbiamo strumenti e capacità per organizzarci, da soli, con le associazioni di categoria che non sacrificheranno, sull'altare di qualche poltrona, gli effettivi interessi delle aree in cui viviamo".

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