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Forza Italia, Tommaso Ciccone: "Chi non la pensa come il padrone viene messo alla porta"

Giovanni Toti escluso dal coordinamento nazionale, la frattura è ormai insanabile. Il coordinatore provinciale degli azzurri decreta la fine del partito alle sue nozze d'argento

Il dato è tratto, ormai non si può tornare indietro. Berlusconi ha preso la sua decisione nominando il nuovo coordinamento nazionale, dal quale è stato escluso Giovanni Toti, e rispolverando un progetto di un anno fa e del quale l'allora presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani venne a tessere le lodi a Frosinone. Nella sala conferenza dell'Astor Hotel si parlava di un'Altra Italia; era il 9 agosto, accanto a Tajani c'era anche il sindaco Nicola Ottaviani che da Berlusconi si è allontano ancor prima dello tsunami Giovanni Toti, per fondare un movimento tutto suo, Movimento Italia, meno azzurro e più "verde". Più vicino alla Lega come sarà il nuovo soggetto politico del presidente della regione Liguria che guarderà anche in direzione di Fratelli d'Italia. 

L'Altra Italia

"La nomina del nuovo coordinamento nazionale, dimostra di non voler cambiare nulla. Riesuma (Berlusconi) un progetto vecchio più di un anno, ormai fuori tempo, che non potrà essere la risposta alle istanze di un elettorato che sta abbandonando Forza Italia". Tommaso Ciccone, che a questo punto potremmo definire quasi ex coordinatore provinciale di Forza Italia commenta la scelta dei nomi che fanno parte del coordinamento nazionale: la senatrice Anna Maria Bernini, la vicepresidente della Camera dei deputati onorevole Mara Carfagna (che ha fatto un passo indietro), gli onorevoli Mariastella Gelmini, Sestino Giacomoni ed il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani.

Opportunità persa

"Emerge invece che, chi non la pensa come il “padrone”, viene messo alla porta" aggiunge riferendosi all'esculsone di Toti. "C’era una grande opportunità, quella di iniziare un’opera di rigenerazione all’interno di Forza Italia, attraverso un progetto condiviso - non solo a livello centrale del partito ma soprattutto con i quadri dirigenti che provengono dai territori - che si è rivelato inutile dopo la nomina di oggi (ieri ndr). È chiaro che Berlusconi dimostra di non voler sentire nessuno, ma di voler continuare a gestire in modo autoritario senza, contraddittorio, un partito che resterà indissolubilmente legato alla sua persona. Se questo, per una fase storica, è stato il motivo di grande successo per Forza Italia, oggi è il suo più grande limite e sarà anche la causa della sua estinzione. 

L’analisi, da me operata qualche giorno fa, sulla natura stessa di Forza Italia, si è dimostrata quanto mai veritiera e aderente alla realtà. Forza Italia, per sua stessa natura, è incapace di rigenerarsi e di rinnovarsi: questo a causa del suo stesso fondatore e capo assoluto, Silvio Berlusconi. Una decisione, quella di oggi, che non può essere condivisa soprattutto perché dimostra la totale mancanza di rispetto nei confronti di chi - pensandola diversamente dal capo - ha la presunzione di voler proporre linee politiche e progettualità diverse.  Sono profondamente deluso da tutto ciò e da questo nuovo giro di valzer di Silvio Berlusconi, che dimostra di non avere le idee chiare sul futuro del partito e di essere unicamente interessato a gestire in maniera autoritaria, insieme a una cerchia ristretta di fedelissimi, ciò che resta di questo partito. 

Decretata la fine

Bisogna prendere atto, a mio avviso, che Forza Italia finisce proprio nell’anno del suo 25° anno dalla sua fondazione.  Mi sembra grottesco pensare che un partito possa rinascere affidando la gestione a un ristretto gruppo di nominati che si apre alla collaborazione di gruppi politici ridotti all’estinzione come quelli capeggiati da Cesa, Rotondi e Lupi".

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