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Roma, Egemen Bagis, ex negoziatore con l'UE: “da Istanbul tre milioni di iracheni e siriani potrebbero partire"

Un  piano B dell'Unione europea per togliere la gestione del flusso dei profughi alla Turchia e affidarla alla Grecia? No, non abbiamo sentito nulla su un progetto del genere. Però la maggior parte dei migranti siriani e iracheni sarebbero felice...

Un piano B dell'Unione europea per togliere la gestione del flusso dei profughi alla Turchia e affidarla alla Grecia? No, non abbiamo sentito nulla su un progetto del genere. Però la maggior parte dei migranti siriani e iracheni sarebbero felice di raggiungere il territorio europeo, in modo da proseguire poi verso Francia e Germania.

Nasconde una certa ironia il consigliere per la politica internazionale del Presidente turco Tayyip Erdogan, Egemen Bagis, già ministro dell'Europa e negoziatore per l'ingresso di Ankara nella Ue.

Egemen Bagis, se davvero la Ue pensasse a un piano alternativo quale sarebbe la vostra reazione?

«Al popolo turco e al governo non importerebbe se i migranti proseguissero il loro cammino verso l'Europa. Alla fine, noi vogliamo che i nostri vicini siriani e iracheni siano felici e possano prosperare».

Però quel progetto devierebbe i soldi destinati ad Ankara, sei miliardi di euro secondo l'intesa raggiunta, verso Atene. Non vi disturba questo?

«Noi non abbiamo mai voluto che l'Unione Europea pagasse noi per i nostri cittadini, ma per le necessità di oltre tre milioni di siriani e iracheni che dentro i nostri confini hanno trovato un porto sicuro scappando dai tiranni. Finora abbiamo speso almeno 15 miliardi di euro, ma l'Unione Europea non ha mantenuto nessuna delle sue promesse».

Turchia e Grecia sono i due Paesi che proprio sulla questione dei migranti hanno sofferto di più. C'è un'eventuale possibilità di collaborare?

«È un periodo perfetto per Turchia e Grecia per mettere da parte le loro differenze storiche e ricreare lo spirito di collaborazione richiesto dai loro leader visionari, Ataturk e Venizeloser. Ma bisogna affrontare il terrorismo e convincere gli altri Paesi che la vera fonte della crisi è la crudeltà del regime di Assad».

Che cosa succederebbe se gli Stati Uniti non estradassero Fethullah Gulen in Turchia come chiedete?

«È tempo che gli Usa riconoscano che Gülen non è un uomo d'onore, ma un traditore. Attraverso il suo network, ha istruito e incoraggiato un golpe. Se gli Usa ignorassero la Turchia, rischierebbero di perdere un alleato».

Marco Ansaldo

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