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Roma, la BCC di Roma incorpora e salva la BCC Padovana

Primo salvataggio nel mondo del credito cooperativo. La Banca di Credito Cooperativo di Roma, infatti, quale primo istituto di credito cooperativo in Italia – con un totale attivo di circa 11 miliardi di euro alla fine del 2015, impieghi per 6,1...

Primo salvataggio nel mondo del credito cooperativo. La Banca di Credito Cooperativo di Roma, infatti, quale primo istituto di credito cooperativo in Italia – con un totale attivo di circa 11 miliardi di euro alla fine del 2015, impieghi per 6,1 miliardi, raccolta di 9,5 miliardi, patrimonio netto di 760 milioni - presente nel Lazio e Abruzzo con oltre 150 sportelli, circa 1.300 dipendenti, 30.455 soci e quasi trecentomila clienti, ha recentemente perfezionato l’acquisizione delle attività e passività della Banca Padovana di Credito Cooperativo di Campodarsego, storico istituto veneto (il primo in Italia della cooperazione), commissariato dal maggio del 2014. Con tale incorporazione si è realizzata una nuova realtà da 12,3 miliardi di euro di attivo patrimoniale, 1.477 dipendenti, oltre trecentosessantamila clienti, una presenza nel Lazio, Abruzzo e Veneto attraverso 209 sportelli ed impieghi complessivi alla clientela per 6,8 miliardi di euro. Degli almeno 650 milioni di sofferenze della BCC Padovana si farà carico il Fondo di Garanzia del sistema BCC, che salverà tutti i correntisti ed anche i circa 1.200 clienti possessori di obbligazioni subordinate. Ci rimettono comunque i 9mila soci azionisti che vedranno azzerato il loro capitale. In tal modo viene confermato il modello “quasi bail in”, che esclude l’intervento pubblico, penalizza gli azionisti e salva, sia i correntisti, che, a differenza di quanto avvenuto per i quattro recenti salvataggi delle Banche popolari, i possessori di obbligazioni subordinate. Queste ultime peseranno per almeno 29 milioni di euro sul Fondo di Garanzia, strumento interno del credito cooperativo. Con riferimento al personale sono stati conservati direttamente 215 posti di lavoro che resteranno nella Banca; i rimanenti verranno assorbiti da strutture regionali ed una minoranza collocata a carico del Fondo di Solidarietà del Credito Cooperativo. L'area dell'Alta Padovana, denominazione individuata per valorizzare la tradizione cooperativa locale, sarà la sesta area commerciale della Banca.

Si tratta per la BCC di Roma di una sfida di grande prestigio. «Il Credito Cooperativo italiano ha dimostrato anche questa volta, con l'operazione per la Padovana, di saper individuare la soluzione alle crisi in casa propria, senza chiedere interventi esterni pubblici e privati - ha affermato Francesco Liberati, Presidente di BCC di Roma. In un contesto di mercato particolarmente complicato come quello attuale, siamo molto soddisfatti di aver concluso positivamente questa operazione - ha sottolineato il Direttore Generale della Banca, Mauro Pastore. “La nuova realtà manterrà positivi assetti patrimoniali con il CET1 ratio e il Total Capital ratio posizionati entrambi al 14,4%, valori ampiamente superiori ai minimi richiesti a conferma della solidità attuale e prospettica della Banca e conta di chiudere il 2015 con un utile netto consolidato di circa 18,2 milioni di euro”.

L’intera operazione è stata avviata in attesa della riforma del Credito Cooperativo. Infatti, come riferisce l’ANSA, è in dirittura di arrivo il Decreto con le norme di cornice per l'autoriforma delle Bcc. Secondo fonti vicine al dossier il testo non sarà esaminato però al Consiglio dei Ministri del 15 gennaio ma, molto probabilmente, la settimana successiva. Una nuova riunione del Governo potrebbe essere convocata il prossimo 21 o il 22 gennaio.

Il modello organizzativo del Credito Cooperativo ruota intorno alle 371 BCC presenti sul territorio nazionale. Con 4.450 sportelli - attraverso una presenza diretta in 2.703 Comuni (in 579 dei quali rappresentano l’unica realtà bancaria) - oltre un milione di soci, il Credito Cooperativo occupa una posizione di primo piano nel sistema bancario italiano sotto vari profili: la presenza sul territorio, la solidità patrimoniale e finanziaria, i volumi intermediati, i ritmi di crescita. A conferma della solidità del sistema cooperativistico il Tier 1 ed il coefficiente patrimoniale Cet1 (Common equity tier 1) delle BCC (calcolati secondo le nuove regole in vigore da gennaio 2014), sono pari, rispettivamente, al 16,1% ed al 16,5%. Detti indicatori sono estremamente importanti per rilevare lo ‘stato di salute’ di un istituto bancario in quanto rapportano il patrimonio netto della banca (capitale sociale più riserve) ai rischi assunti. Le norme europee prevedono come ‘pavimento minimo’ per le banche un Cet1 Ratio dell’8% e pertanto un livello sotto il 9% non è considerato sufficiente, e sotto l’8% è assolutamente a rischio.

GIORGIO DE ROSSI

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