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Eonomia, i salvataggi bancari in Italia sono un “Aiuto di Stato” in Germania no!

Per il salvataggio delle quattro Banche a vocazione regionale, Banca Etruria, Banca Marche e le Casse di Risparmio di Ferrara e Chieti, il nostro Governo ha varato  un “Piano di Risoluzione” gestito direttamente dalla Banca d’Italia, in linea con...

Per il salvataggio delle quattro Banche a vocazione regionale, Banca Etruria, Banca Marche e le Casse di Risparmio di Ferrara e Chieti, il nostro Governo ha varato un “Piano di Risoluzione” gestito direttamente dalla Banca d’Italia, in linea con i nuovi principi normativi dettati dall’Unione Europea sugli Istituti di Credito in crisi.

Il Fondo di Risoluzione, previsto dal predetto Piano, di importo pari a 3,6 miliardi di euro, è stato assoggettato ad un vincolante monitoraggio da parte della Commissione ed ha potuto garantire solo i correntisti e non anche i detentori di obbligazioni subordinate che sono state di colpo azzerate.

In precedenza l’Esecutivo aveva tentato di utilizzare il “Fondo Interbancario” di tutela dei depositi, che avrebbe garantito anche il rimborso delle obbligazioni subordinate rifilate ad “alto rischio”, ma ha dovuto fare marcia indietro dopo il deciso e perentorio veto posto dalla Commissione U.E. che ha ritenuto detto strumento un “Aiuto di Stato” e quindi in contrasto con la normativa europea.

E mentre tutti gli occhi erano puntati sul salvataggio delle quattro Banche popolari, in Europa è passata quasi sotto silenzio la notizia dell’ennesimo salvataggio di una Banca tedesca con il benestare della Commissione. Si tratta della HSH Nordbank, la quinta Banca Tedesca operante nella Regione di Amburgo, specializzata nel credito navale, che nel 2014 superò per un pelo gli “stress test” della Banca Centrale Europea. Già nel 2011 la Commissione UE, nel concedere il via libera ad una ricapitalizzazione da 3 miliardi con garanzia pubblica, aveva precisato che questa tipologia di aiuti di Stato fosse compatibile con le regole europee a patto che la Germania rispettasse alcune condizioni, che comunque non sono mai state precisate e definite. Ciò stante, il 19 ottobre scorso, poco tempo prima della bocciatura di analoghi aiuti in nostro favore, la Commissione Europea ha espressamente dato il via libera per consentire l’attivazione di nuove garanzie dello Stato tedesco nei confronti della HSH Nordbanke, pari a 3 miliardi di euro, nonché per dare esecuzione ad un piano volto alla cessione di oltre 6 miliardi di crediti deteriorati provenienti principalmente dal settore navale.

Anche la Commerzbank ha usufruito di garanzie statali per circa 30 miliardi, oltre a 18 miliardi di liquidità stanziata dal governo tedesco, per evitare clamorosi dissesti ed ulteriori danni di immagine alla locomotiva tedesca.

Ma le preoccupazioni che agitano il sistema creditizio germanico non sono terminate, dal momento che negli ultimi 10 anni abbiamo via via assistito ad un crescente deterioramento dell’intero sistema bancario. Questi sono soltanto alcuni dei principali esempi di grandi banche tedesche in difficoltà e salvate grazie al sostegno pubblico. Ma il sistema bancario tedesco è molto complesso, per certi aspetti oscuro e si divide tra le Casse di Risparmio (Sparkassen) e le Banche compartecipate degli enti pubblici locali (Landesbanken). Il tessuto creditizio è quindi costituito per quasi il 90% da piccole banche locali e casse di risparmio che spesso versano in condizioni finanziarie drammatiche. La prova più palese di questa situazione è la determinazione con cui Angela Merkel si è battuta in Europa affinché gli “stress test” della BCE e la vigilanza unica europea interessassero soltanto le grandi banche, sopra una determinata soglia di capitale. In tal guisa nessuna Sparkassen e solamente sei Landesbanken sono state sottoposte ai test di stabilità europei. Ciò a dimostrazione di come la Germania nasconda diversi scheletri nell’armadio nonostante si erga a paladina di rigore e stabilità.

Nel corso del 2015, inoltre, emerge come anche la principale banca tedesca, la Deutsche Bank, sia caduta in una profonda crisi. Appare infatti particolarmente emblematica la situazione della DB che, bocciata agli stress test di marzo 2015, il 6 ottobre scorso abbia fatto registrare perdite trimestrali pari a 6,2 miliardi euro, guadagnandosi la definizione di “gigante malato”; inoltre, gli scandali legati alla manipolazione dei tassi e i risarcimenti miliardari sborsati dalla banca hanno contribuito negli ultimi anni a erodere il 50% del suo capitale.

La Deutsche Bank é uno dei gruppi bancari mondiali più grandi del mondo ed una delle lobby finanziarie più potenti del pianeta: dai risultati ottenuti nell’anno 2014 si rilevano ricavi per circa 32 miliardi di euro, un utile di1,691 miliardi di euro, attività totali pari a 1.709 miliardi di euro ed oltre 98.000 dipendenti.

Questa grande banca teutonica è molto importante anche nel nostro Paese, dove opera con ben 364 sportelli, tra Filiali ed Agenzie. Nel Lazio è presente con 31 sportelli, di cui 29 nella Capitale, uno a Viterbo ed una Filiale a Frosinone.

Tuttavia la Deutsche Bank è stata ancora bocciata agli stress test solo 3 mesi fa e recentemente declassata da Standard & Poor's a BBB+ da S&P. In questa situazione non proprio rosea, si aggiunga il fatto che la procura di Francoforte sta da tempo indagando nei conti del colosso finanziario tedesco per frode fiscale, ed ha già avuto 2 multe per manipolazione Libor di ben 2,5 miliardi di euro, sia da parte degli inglesi, sia da parte degli americani, con una esposizione debitoria di ben 300 milioni di euro.

Anche se storicamente la Deutsche Bank risulti famosa per l’ oculatezza nella scelta degli investimenti giudicati più che sicuri, oggi il colosso germanico potrebbe rappresentare un pericolo tale da coinvolgere anche la nostra economia. E’ pertanto opinione sempre più diffusa quella di ritenere che il fallimento di una Banca così importante potrebbe avere un effetto “trascinamento” non solo in Europa ma anche nelle economie di molti Paesi esteri sempre più interdipendenti e globalizzate.

Quello che più colpisce nello scenario sopradescritto è che uno dei Paesi che ha maggiormente impiegato soldi pubblici per il salvataggio delle proprie banche, sia poi riuscito ad imporre agli altri Stati il rigido rispetto delle regole attuando il classico metodo dei “due pesi e due misure” !

Giorgio De Rossi

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