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Politica San Vittore del Lazio

San Vittore, un incontro in comune per risolvere il “caso” Somace

Il primo cittadino Bucci vuole aprire un tavolo per salvaguardare le 24 famiglie rimaste senza lavoro

Un incontro con i sindacati e l’azienda per trovare soluzioni ed aperture che scongiurino l’esito drammatico della vicenda Somace. Lo ha promosso, invitando le parti per giovedì 21 dicembre alle 9.30 in comune, il sindaco di San Vittore del Lazio Nadia Bucci. E’ stata proprio la prima cittadina infatti a recarsi, giovedì mattina, all’assemblea dei lavoratori della fabbrica che aveva annunciato la cessazione di produzione ed aperto un vero calvario per i 24 lavoratori che vi prestano opera. A quell’incontro hanno partecipato, in rappresentanza delle OOSS il dottor Giustino Gatti per Filca-Cisl Lazio Sud ed il dottor Antonio Rossi per Cgil. 

Il licenziamento collettivo

“Una partecipazione dovuta, la mia – ha affermato in merito la Bucci – e fondante su due motivi non formali ma concreti: dare conforto e sostegno ai lavoratori nel momento di una decisione così drammatica e soprattutto comprendere il tipo di procedura che la società ha attivato nei loro confronti. In buona sostanza si tratta, da informazioni fornite, di un licenziamento collettivo con contestuale cessazione della produzione. Il tutto con la società ancora attiva fiscalmente. Tale procedura dovrebbe essere attuata nei primi giorni di gennaio 2018. Il dato emerso è evidente – qui la sindaca è concreta - : la procedura potrebbe essere sospesa se la società ricevesse una grossa commissione nelle more di questo brutto periodo".

Le 24 famiglie da tutelare

Un periodo che vede 24 famiglie, con figli che devono studiare, anziani da accudire, budget familiari da portare avanti, vivere una crisi buia, rappresentativa dell’ennesimo colpo basso per il nostro territorio, e spiego perché enunciando i nostri intenti: come amministrazione ci adopereremo per aprire tavoli di confronto a raffica anche presso gli enti regionali. L’idea è di spingere gli organi preposti a valutare l’estensione di Area di crisi complessa anche al nostro territorio, dato che la stessa ‘si ferma’ a Ceprano, come se noi ‘non appartenessimo a nessuno’. 
 

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