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Giovedì, 25 Aprile 2024
Sanità

Salgono a tre i casi di vaiolo delle scimmie nel Lazio

Tutti e tre i pazienti ricoverati all'istituto Spallanzani di Roma ma non sarebbero in gravi condizioni

Salgono a tre i casi di vaiolo delle scimmie nel Lazio. I pazienti sono tutti in carico all'istituto Spallanzani di Roma e, secondo quanto si apprende, nessuno sarebbe in gravi condizioni.

A comunicarlo - come riporta romatoday.it -è stato l'assessore alla sanità laziale Alessio D'Amato: "Ho appena ricevuto notizia dal Servizio regionale per la sorveglianza delle malattie infettive che anche gli altri due casi sospetti correlati con il caso zero italiano, sono stati confermati, pertanto salgono a 3 i casi di vaiolo da scimmie tutti presi in carico dallo Spallanzani. Ho aggiornato il ministro Speranza sull’evoluzione della situazione".

Solamente ieri, dopo il primo caso accertata Roma, D'Amato aveva sottolinea come fosse già stata avviata un indagine epidemiologica: "Sono stati messi a disposizione i nostri migliori professionisti, i cosiddetti cacciatori di virus, che stanno ricostruendo tutto l'albero dei contatti. Sono già stati isolati i primi contatti stretti con precise indicazioni e prescrizioni".

"Il primo messaggio da dare è: nessun allarme. Attenzione si', ma nessun motivo di eccessiva preoccupazione. Abbiamo tre pazienti. Si tratta di tre giovani uomini che non riferiscono contatti tra loro, anche se due riportano un recente viaggio alle Canarie dove recentemente è stato segnalato un caso di questa malattia", ha commentato il direttore generale dello Spallanzani, Francesco Vaia, nel corso della conferenza stampa all'Istituto nella quale è stato fatto il punto della situazione sui primi casi in Italia di Monkeypox, il vaiolo delle scimmie.

Sulla possibilità che il caso individuato all'Inmi Spallanzani di Roma possa essere il 'paziente zero' di un possibile focolaio, ha detto la sua all'Adnkronos Salute, il virologo Mauro Pistello, direttore dell'Unità di virologia dell'azienda ospedaliera universitaria di Pisa e vicepresidente della società italiana di microbiologia: "È un po' presto per dirlo, c'è un periodo di incubazione di 2-3 settimane. Ma credo che sia difficile l'infezione ha sintomi evidenti ed è quindi facile da intercettare e isolare. Non credo si debba essere allarmati. Monitoriamo e tracciamo i contatti dei casi" .

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