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I due anziani, sposati da sessanta anni, da settimane ricoverati al 'San Filippo Neri' a causa del virus, sono stati fatti ricongiungere anche se per pochi minuti, dal persona medico ed infermieristico. Lui di Cassino e lei originaria della provincia di Avellino, vivono a Roma da anni

Sono stati colpiti dal Covid ed in due momenti diversi sono stati costretti al ricovero presso il 'San Filippo Neri' di Roma. Giuseppe M., nativo di Cassino e la moglie Rosina, ottantadue anni lui e ottanta lei, pur essendo degenti della stessa struttura ospedaliera non potevano incontrarsi. Un distacco difficile per una coppia vissuta in simbiosi per oltre 60 anni. A raccogliere le lacrime quotidiane dell'anziano cassinate è stato il personale del reparto che si è attivato per far si che i due pensionati, anche se per pochi minuti, potessero vedersi.

"Il signor Giuseppe sin primo giorno di ricovero si è subito preoccupato per la moglie Rosina, ha sempre chiesto di lei. Quando ci ha detto che anche lei era ricoverata nel nostro ospedale oltre al nome ci ha anche detto che era una bella signora dai capelli bianchi - racconta con una punta di commozione Nicola De Marco, uno degli infermieri del reparto Covid -. Ci siamo messi subito alla ricerca e non appena individuata le abbiamo portato il saluto e il bacio dell'amato. Non posso descrivervi con quanta commozione e quanto amore il signor Giuseppe ci parla della compagna di vita. Sente molto la sua mancanza. Un giorno abbiamo colto l' occasione: il signor Giuseppe doveva fare un esame radiologico e siamo riusciti a farli incontrare"

"Abbiamo situazioni identiche a quella di Giuseppe e Rosina vivono il dramma provocato dal coronavirus. Vediamo spesso i volti tristi dei pazienti e cerchiamo in tutti i modi, di dare loro oltre che alle cure necessarie a sconfiggere questo virus, anche un supporto psicologico per far si che il loro stato di salute migliori e che non si sentano soli. A mio avviso l'infermiere deve saper curare l’aspetto relazionale e umano con il paziente, deve entrare in empatia con loro, essere in grado di dare quel sostegno umano, oltre che sanitario, che può diventare quella leva di coraggio in più - conclude Nicola -. Io cerco di esprimermi al meglio, ma vorrei sottolineare che questo è possibile solo perché ho alle mie spalle ho un team (Covid 1 del San Filippo Neri, reparti di PneumoCovid e Utir) formidabile, professionale e affiatato che mi trasmette sicurezza".

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