VIDEO | Ceccano, maxi piantagione di droga nella cantina, arrestato

Gli investigatori della Squadra Mobile di Frosinone hanno scoperto la presenza di 1400 piante di canapa indiana che una volta vendute avrebbero fruttato un incasso di quasi 5 milioni di euro

Angela Nicoletti 11 gennaio 2022 07:53

Piantagione di canapa indiana in cantina, arrestato un 40enne di Ceccano. Il blitz messo a segno dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Frosinone che hanno proceduto al sequestro di una ingente quantità di piante di cannabis. Una volta trattate e ridotte in panetti, le piante immesse sul mercato, avrebbero fruttato almeno 5 milioni di euro.

Gl uomini del vice questore Flavio Genovesi, capo della Squadra Mobile, hanno fatto irruzione dapprima nell’abitazione del proprietario dello stabile dov'era stata realizzata la serra ed hanno proceduto ad una prima perquisizione in casa, senza però rinvenire nulla. L’attenzione dei poliziotti però si è poi concentrata su alcuni locali attigui, collocati in un seminterrato, dai quali proveniva un fortissimo odore.

Una volta arrivati nella cantina, gli agenti si sono trovati di fronte ad una vera e propria serra adibita alla coltivazione di canapa indiana con circa 1400 piante in vaso. I locali, anche da quello che è emerso a seguito delle prime dichiarazioni del proprietario, erano stati dati in affitto ad un suo conoscente nel mese di agosto e questo aveva provveduto ad effettuare negli stessi una serie di lavori per renderli fruibili rispetto alle sue necessità.

In effetti all’interno del magazzino era stata realizzata una vera e propria industria per la produzione di marijuana, per la coltivazione della quale erano stati installati un complesso sistema costituito da un impianto elettrico, un sistema di areazione, un sistema di riscaldamento e di illuminazione, necessari a favorire la crescita delle piante. Sempre nel seminterrato, sono stati rinvenuti, in grandi botti, centinaia di litri di fertilizzante e di acqua per l’irrigazione ed in decine di taniche il gasolio necessario al funzionamento del gruppo elettrogeno che serviva la serra.

Mentre gli agenti erano intenti nelle operazioni di sequestro, sul posto è giunto l’uomo al quale erano stati affittati i locali, che ha ammesso agli investigatori le proprie esclusive responsabilità, dichiarando che il proprietario dello stabile non era a conoscenza di quanto realizzato dall'affittuario.