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VIDEO | Coronavirus, del Greco Spezza (Confagr. FR): "Se la campagna si ferma, niente più cibo a tavola"

Mentre nel Governo continua il braccio di ferro a fronte della mancanza di manodopera, il Presidente di una delle più antiche organizzazioni agricole d’Italia detta la ‘ricetta’: liquidità e ‘corridoi verdi’, senza Covid-19 tra gli infortuni sul lavoro

Il Presidente di Confagricoltura Frosinone Vincenzo del Greco Spezza, in rappresentanza di una delle più antiche organizzazioni agricole d’Italia – nata difatti, con la denominazione di Unione Provinciale Agricoltori nel lontano 1913 – loda le imprese del settore per come hanno affrontato la Fase 1 dell’emergenza Coronavirus e detta la “ricetta” per scongiurare la crisi totale nella Fase 2: iniezione immediata di liquidità e riattivazione dei “corridoi verdi” per i lavoratori stranieri già formati, senza che il Covid-19 sia più ritenuto un infortunio sul lavoro.

“Oggi servono delle decisioni importanti - sollecita lo stesso Presidente del Greco Spezza dopo aver offerto un quadro generale nel suo video-intervento - Bisogna capire che oltre due mesi fa l’impatto della pandemia è stato lenito dalle imprese agricole e oggi quelle stesse imprese agricole hanno bisogno di aiuto, liquidità e manodopera. Hanno bisogno di stanziamenti importanti affinché si possa tornare a produrre e a generare reddito – perché poi è questo che un’impresa agricola deve fare – e affinché, soprattutto, la campagna non si fermi, perché se la campagna si ferma, il cibo non arriva più sulle tavole degli italiani”.

Nel frattempo, continua il braccio di ferro a livello governativo tra il Movimento 5 Stelle e il Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova sulle questioni calde del reclutamento dei percettori dei sussidi statali e della regolarizzazione dei lavoratori stranieri in nero. A tal proposito, dopo  l’accordo nuovamente sfumato in materia di manodopera, è intervenuto il Sottosegretario M5S alle Politiche Agricole Giuseppe L’Abbate: “Dare l’opportunità a chi è entrato in maniera regolare in Italia in passato, per prestare la propria opera in agricoltura, e che si trova ora ai margini della società, magari lavorando in nero. È su questo che la regolarizzazione dei migranti deve concentrarsi senza sconfinare in sanatorie che nulla hanno a che vedere con la problematica che stiamo vivendo in questo momento”.

“Senza voler entrare nella diatriba politica - precisa, a tal riguardo, il leader di Confagricoltura Frosinone - la nostra posizione è sempre stata molto coerente con quella che è fondamentalmente l’esigenza dell’azienda agricola. Noi per primi abbiamo individuato nei percettori del Reddito di Cittadinanza e sussidi vari, nell’immediato dell’emergenza, sicuramente della manodopera utile nei campi. Ora bisogna fare un altro tipo di discorso - Bisogna riattivare i cosiddetti ‘corridoi verdi’, perché tante aziende stanno aspettando quegli stessi operai che hanno formato per tanto tempo all’interno della propria azienda. Soprattutto, dobbiamo rimettere mano all’articolo 42 del Decreto ‘Cura Italia’, che individuando nel Coronavirus un infortunio sul lavoro crea tante difficoltà, ovviamente non soltanto agli imprenditori agricoli ma a tutti gli imprenditori”.

Imprese agricole contro il Covid-19

“Oltre due mesi fa - ricorda Vincenzo del Greco Spezza all’inizio del video - siamo stati chiamati a un duro compito, quello di produrre in una condizione assolutamente di disagio, una situazione di pandemia, chiusura dei mercati interni ed esteri. L’impresa agricola ha risposto e ha risposto bene, perché ha prodotto il cibo che poi è stato portato sulle nostre tavole. Noi, come Confagricoltura, siamo assolutamente orgogliosi di come l’impresa agricola di cui siamo portavoce abbia risposto in questo modo così immediato e così imponente per evitare che il contraccolpo della crisi pandemica e, quindi, del Coronavirus fosse ancor più impattante rispetto a quello che è stato”.

La situazione attuale: vari settori in crisi

“La condizione, oggi, di alcuni settori della produzione agricola è gravemente compromessa – lamenta a ruota - Immaginiamo il settore del florovivaismo, fermo da tempo, e il settore vitivinicolo in cui non si esporta più una bottiglia. Un settore che esportava il 70-80% della propria produzione. Altri settori come quello del turismo rurale, l’agriturismo, tutti assolutamente fermi in quanto si fondavano sui canali distributivi cosiddetti Ho.Re.Ca, di hotellerie e di ristorazione veloce”.

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