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Venerdì, 19 Aprile 2024

VIDEO | Emergenza Coronavirus, l'eclatante sfogo di Giampiero Pigliacelli ('Osteria Panzini'): "Se è così, do fuoco a tutto"

Sul posto in via precauzionale Carabinieri e Pompieri, ma il titolare del noto ristorante di Frosinone si è già scusato per l'attacco d’ira e, facendosi portavoce della categoria, pretende aiuti da parte dello Stato e cassa integrazione per i dipendenti

“Voglio parlare a nome di tutti i commercianti che non hanno avuto una ‘lira’”, ha gridato nella mattinata di oggi, martedì 28 aprile, davanti alla nota “Osteria Panzini” di Frosinone il suo titolare Giampiero Pigliacelli, scagliandosi pesantemente contro il Premier Conte e il decreto per la Fase 2, alla cui luce – o, in tal caso, ombra – non resterebbe che una ‘soluzione’: “Se è così - si è sfogato - do fuoco a tutto”. "Meglio morire - ha urlato altresì - che vivere e lavorare in questo modo".  

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Un attacco di rabbia per cui, dopo l’intervento precauzionale di Carabinieri e Vigili del Fuoco e il ritorno alla calma in zona Madonna delle Neve, lo stesso Pigliacelli ha già chiesto venia per poi lanciare un grido d’aiuto: “Abbiamo le nostre attività chiuse e non siamo stati tutelati da nessuno. Non abbiamo percepito un centesimo da nessuno e ancora ci sentiamo abbandonati. Io ho ‘sbroccato’ e chiedo scusa a tutti, però non ce l’ho fatta più perché sto vedendo che promettono e promettono, ma intanto i giorni passano e, almeno per quanto riguarda la nostra categoria, non è stato risolto nulla”.

Lo stesso titolare di "Osteria Panzini", mentre è stato già lanciato il solidale hashtag social #iostocongiampiero, vorrebbe almeno che fosse inviata “la cassa integrazione - ha sottolineato - perché io ho dei dipendenti che ancora devono averla da due mesi. Almeno quella, visto che ho notato che altre categorie prendono soldi, reddito di cittadinanza e quant’altro”. L’Osteria Panzini, tra l’altro, è tra le attività della ristorazione che si sono messe a disposizione per aiutare i meno fortunati in questo periodo di emergenza sanitaria e socioeconomica.

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“Sto portando da mangiare a una casa di accoglienza che sta al Casermone, dei pasti omaggio - ha ricordato nell’occasione il ristoratore -  ad altre persone che mi chiamano e hanno bisogno portiamo da mangiare. Però stamattina - ha ribadito poi - non ce l’ho fatta più, e scusatemi, perché ho sentito del nuovo Decreto e a noi il ‘Signor’ Conte non ci calcola per niente. Quando si dovrà riaprire ci saranno delle norme che dobbiamo rispettare ed è impossibile lavorare. Ce ne sarà ancora per altri mesi e speriamo in un aiuto dallo Stato. Sicuramente non si lavorerà come prima - ha concluso - e io dovrò certamente ridurre il personale perché lavorando al 30% non so come pagare i dipendenti”

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