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VIDEO | Montagne russe negate a Sofia, 10 anni: 'Sono down, ma non sono malata'

La piccola, indignata e stupita per quanto accaduto al Rainbow Magicland di Valmontone, ha voluto condividere un messaggio tramite l'Aipd Latina. Da qui l'appello dell'Associazione: ‘Chiediamo il diritto alla partecipazione e alla cittadinanza attiva’

Sofia, una bambina down di 10 anni, ha una sfrenata passione per le giostre e c’è soltanto una cosa che non riesce a capire: per quale motivo mercoledì 29 luglio non le è stato permesso di andare sui tronchi galleggianti e sulle montagne russe “baby” del Parco Rainbow Magicland di Valmontone. “Io sono down, ma non sono malata”, esclama la piccola nel video (in alto) che, tra un misto di indignazione e stupore, ha voluto realizzare e condividere tramite la sezione di Latina dell’Aipd (Associazione italiana persone down).

Quanto accaduto viene raccontato dalla sua accompagnatrice Valentina Marcoccio, operatrice e coordinatrice dell’associazione, e fortemente stigmatizzato anche da sua madre, Samantha Meini, presidente della stessa Aipd pontina. Il tutto, con tanto di intervento della leader nazionale Tiziana Grilli, prima di riportare il regolamento del parco giochi: “Per ragioni di sicurezza e di incolumità degli ospiti, la fruizione di alcune attrazioni potrà essere sconsigliata a soggetti affetti da patologie fisiche e/o psichiche, come da avviso apposto all’ingresso di ogni singola attrazione interessata da questa problematica. L’ingresso alla singola attrazione non sarà comunque impedito una volta presa cognizione del suggerimento del gestore; in tal caso, infatti, l’utente debitamente informato si assume l’integrale responsabilità in ordine alla decisione di accedere comunque all’attrazione”.

Marcoccio: “Sconcerto per discriminazione e delusione di Sofia”

“In biglietteria (assieme a Giulia, un’altra bimba down di 10 anni, e alla sua operatrice, ndr) - racconta l’operatrice - mi hanno spiegato che le bambine avrebbero avuto il biglietto gratuito, per via della loro disabilità, e avrebbero indossato un braccialetto verde, corrispondente alla disabilità intellettiva, con il quale sarebbe stato impedito l’accesso ad alcune giostre. Mi sono però resa conto che le giostre in questione erano molte e tutte piuttosto, a mio giudizio, tranquille: le montagne russe baby, per esempio, o i tronchi in acqua”.

“Ho spiegato che le due bambine, pure avendo la Sindrome di Down, non presentano alcun impedimento all’accesso a queste giostre come tutti gli altri bambini, ho chiesto di parlare con il direttore, mi sono molto arrabbiata, perché trovavo quella norma e quel braccialetto uno schiaffo all’inclusione per la quale lavoriamo. Alla fine ho rinunciato al biglietto omaggio e ho pagato il biglietto per Sofia che, tra le due amiche, era quella che più desiderava andare su tutte le giostre”.

“Abbiamo fatto tutte le giostre, nessuno all’interno del parco ha mostrato difficoltà, le bambine rispettavano tutte le norme anti COVID 19, indossavano la mascherina e in fila si comportavano in modo impeccabile. Ma mi porto dentro lo sconcerto che ho provato per la discriminazione che abbiamo vissuto e per la delusione che ho letto sul volto di Sofia, per le difficoltà che erano state palesate”.

Meini: “Ancora dobbiamo sopportare questo”

“Sono indignata e delusa - esterna la presidente dell’Aipd Latina - Sono 10 anni che mi batto per i diritti e l’inclusione di mia figlia e ancora dobbiamo sopportare questo. Mi chiedo: quando non ci sarò io, o non ci sarà Valentina, a difendere i suoi diritti di cittadina, cosa accadrà? Se tra qualche anno alle giostre andrà con gli amici, potrà trovarsi in questa stessa situazione che la ferisce e la imbarazza? Ieri sera e ancora stamattina ne parlava, raccontando a modo suo quello che aveva vissuto”.

“Sofia ha compreso e per lei è stato molto triste rendersi conto che il suo aspetto condiziona regole diverse e limitanti. Io non voglio sconti per Sofia, non li ho mai voluti: voglio che lei paghi come gli altri e che abbia però le stesse opportunità, senza subire queste umiliazioni. Questa per me è discriminazione. Il divertimento e lo svago sono un diritto tanto quanto l’istruzione e il lavoro, non possiamo tollerare, come associazione, che i nostri figli siano trattati diversamente per una Sindrome che, in molti casi, non compromette le loro autonomie nei contesti di vita naturali”.

“Come dice Sofia, lei non si considera malata e non deve essere trattata come tale. Dobbiamo superare il pregiudizio di chi pensa che le persone con disabilità siano tutte non autosufficienti: non è così, la disabilità è un mondo complesso e variegato, di cui i nostri figli fanno parte con le loro specificità e caratteristiche”.

“Chiedo che il parco in questione riveda le sue regole, perché questi braccialetti verdi, rossi e gialli rischiano di creare problemi per come vengono interpretati. Il personale venga formato, soprattutto gli operatori che stanno all’accoglienza, che possano raccogliere le informazioni degli accompagnatori dei minori con disabilità e si possano di conseguenza rapportare con le singole e diverse situazioni in modo adeguato. È una battaglia di principi e di civiltà, perché l’inclusione è fatta anche di piccole vicende quotidiane”.

Grilli: “Chiediamo diritto di partecipazione e alla cittadinanza attiva”

“Apprezziamo l’attenzione rivolta al tema della disabilità – afferma, in conclusione, la presidente nazionale dell’Aipd - ma crediamo che sia necessario ricordare che ogni persona è diversa ed esprime un potenziale di autodeterminazione ben preciso, sarebbe buona norma riconoscere agli accompagnatori, che meglio conoscono le persone, la capacità di valutare la fattibilità in sicurezza dei giochi. Vorremmo che la comunità in generale, e non soltanto i parchi divertimento, non ponessero ai nostri ragazzi limiti spesso non giustificati, ma permettessero e favorissero il pieno godimento e la libera espressione delle loro capacità e della loro indubbia gioia di vivere. Desideriamo e chiediamo per i nostri figli e per tutte le persone con disabilità il diritto alla partecipazione e alla cittadinanza attiva abbattendo le barriere che ostacolano l’esercizio del diritto stesso ovunque queste si presentino. Questa, per noi, si chiama Inclusione”.

La replica della direzione del MagicLand

Magicland risponde a Sofia e alla sua famiglia e all’Aipd per voce del suo amministratore delegato, Guido Zucchi. “Innanzitutto mi rammarica che Sofia non abbia potuto godere appieno della giornata trascorsa tra di noi: il primo ed unico obiettivo di Magicland è divertire e generare emozioni e ricordi positivi indimenticabili. Non essere stati in grado, questa volta, di raggiungere questo obiettivo è per me e tutto il team che lavora nel Parco Divertimenti, motivo di frustrazione e dispiacere. Ma prima ancora di divertire, Magicland vuole assolvere sempre ed in ogni momento ad un’altra priorità, ben più importante, basilare, indiscutibile e sottintesa ad ogni forma di divertimento e svago che è garantire la totale e continua sicurezza dei nostri ospiti. II divertimento non può esistere senza sicurezza”. Magicland sottolinea: “I criteri che applichiamo per decidere se una persona può o non può accedere ad una attrazione, una montagna russa, un gioco, etc. sono definiti in modo preciso dai manuali dei fabbricanti delle attrazioni stesse (che sono come i libretti di istruzioni di una autovettura o un elettrodomestico) nonché dalle autorizzazioni che riceviamo annualmente dalla Commissione Prefettizia Provinciale di Vigilanza per il Pubblico Spettacolo. Le prescrizioni e limitazioni, quindi, non nascono da nostra decisione ma, al contrario, l’unico nostro obbligo è la loro applicazione precisa e sistematica. Al fine quindi di conseguire questo obiettivo, abbiamo introdotto procedure precise che ci permettono di ricevere ogni ospite al suo arrivo, illustrargli tutte le limitazioni previste utilizzando anche una ‘Guida per Persone con Bisogni Speciali’ (tra l’altro disponibile anche online), che spiega in modo preciso come potrà usufruire al meglio del parco divertimenti. Consapevoli poi delle limitazioni e restrizioni a cui andranno incontro questi nostri ospiti e del fatto che non è loro possibile usufruire appieno del Parco, abbiamo quindi deciso, come trattamento di maggior favore, di convertire questo biglietto in un ingresso gratuito”. “Ci rammarica – conclude Zucchi – enormemente ricevere l’accusa di non essere favorevoli all’inclusione, in quanto tale accusa è prima di tutto frutto di disinformazione. L’inclusione non può e non deve essere conseguita a discapito della sicurezza e ci sorprende che un Ente preposto, appunto, alla tutela e salvaguardia delle persone diversamente abili non tenga in considerazione questi elementi e non ci supporti e aiuti, al contrario, nella loro applicazione”.

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