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Roma, reti d’impresa made in italy: un’innovativa proposta di politica industriale per il rilancio del Paese

Il 4 dicembre 2014 è stato presentato dall’AIP – Associazione Italiana Politiche Industriali, presso la sede della Provincia di Milano, il “Piano Crescita per le Reti”  studiato  e progettato per rivitalizzare il sistema produttivo italiano.

Il 4 dicembre 2014 è stato presentato dall’AIP – Associazione Italiana Politiche Industriali, presso la sede della Provincia di Milano, il “Piano Crescita per le Reti” studiato e progettato per rivitalizzare il sistema produttivo italiano. La proposta di politica industriale si fonda sull’innovativo Modello delle Reti di Impresa, di cui alla Legge n. 122/2010 e successive modificazioni, atteso che l' aumento in termini dimensionali delle PMI rappresenta uno degli importanti problemi di politica economica nazionale che il Contratto di Rete può contribuire a risolvere. Infatti, a cinque anni di distanza dall'introduzione nel nostro ordinamento giuridico del Contratto di rete, l'Istituto delle Reti di Impresa rappresenta una realtà importante, in continua evoluzione ed espansione: dai recenti dati pubblicati da Infocamere, al 1° novenbre 2014, è emerso che i Contratti di Rete stipulati in Italia sono stati ben 1.836: di essi 1.646 hanno riguardato la costituzione delle c.d. "Reti Contratto", mentre solo in 190 casi (il 10,35%) è stata richiesta la soggettività giuridica, costituendo le c.d. "Reti Soggetto". In totale sono state coinvolte 9.238 imprese.

Le Aziende scelgono di fare rete per avviare collaborazioni tecnologiche e commerciali ottenendo una più ampia "massa critica", per acquisire maggiore forza contrattuale migliorando notevolmente i "rating" di rete bancari, per rispondere in modo vincente alle problematiche scaturenti da un cambiamento epocale del sistema economico e produttivo mondiale.

Inoltre, dall’interpretazione dei recenti dati statistici (ottobre 2013), affidati dalla Commissione Europea ad Eurostat, l’AIP ha dimostrato come il problema della dimensione aziendale riguardi tutti i paesi europei, anche se in misura leggermente diversa: per vendere nei mercati globali e per fare ricerca, la dimensione è condizione fondamentale. Si può quindi parlare di un modello esportabile in Europa. In effetti l’obiettivo di AIP, nel quadro politico attuale in cui sono diventati di condivisione comune gli obiettivi di crescita reddituale e di sviluppo dell’occupazione a livello europeo, è quello di offrire uno strumento praticabile sui tempi brevi incentrato sulle tecnologie esistenti, piuttosto che sull’innovazione tecnologica.

Il modello presentato da AIP è adatto anche all’internazionalizzazione delle imprese: consente infatti di evitare gli investimenti diretti all’estero (I.D.E.) sfruttando la partnership tra soggetti che già operano su territori esteri. Proprio dalla crescita aggregativa delle aziende di minori dimensioni dipendono infatti :

> la stabilità dell'occupazione nel sistema industriale;

> la possibilità della grande impresa di sviluppare strategie di esternalizzazione in grado di rendere più flessibile la loro organizzazione;

> le offerte di performance del settore bancario;

> l'ulteriore sviluppo dell'industria manufatturiera

> una migliore possibilità di internazionalizzazione e di penetrazione nell'export.

Perché ciò si possa attuare attraverso il Contratto di Rete, è necessario implementare le Reti dotate di soggettività giuridica, che pur essendo ad oggi la minoranza, sono le uniche che possano avere riconoscibilità internazionale come soggetti unitari. Tale tipologia consente di mettere al riparo gli imprenditori dai possibili fallimenti individuali: rischi che le Reti prive di soggettività presentano.

“Le evidenze del Piano - ha dichiarato Domenico Palmieri Presidente di AIP – Associazione Italiana Politiche Industriali - sono di grande importanza: circa 880.000 nuovi posti di lavoro e di un incremento del PIL nazionale dello 0,8-0,9%. Sono risultati che si sviluppano sulla base di valori tendenziali per una crescita totale di 10.000 Reti in 6/7 anni. È un incremento inferiore alle 1.500 Reti/anno, numero già oggi raggiunto nei primi mesi di vigenza del Contratto di Rete.”

E’ stato anche ribadito che la formazione delle Reti di Impresa va sostenuta in maniera più significativa di quanto finora attuato, introducendo incentivi di importo di almeno € 500.000,00 per Rete o, in alternativa, l’esenzione fiscale per i primi 4/5 anni dalla loro costituzione.

“La novità consiste nell’introduzione di criteri selettivi di assegnazione degli incentivi in termini di destinazione solo a Reti dotate di soggettività giuridica, focalizzate sui mercati internazionali e con una dimensione minima di 80 addetti e non più, quindi, generalizzata – ha proseguito Palmieri. Non contano, a nostro avviso, il numero di partner per Rete, ma gli addetti coinvolti; la curva di distribuzione dimensionale, infatti, è più importante degli stessi fattori di costo e della quantità di partner, criterio fino ad oggi scelto dalle Regioni”.

Il predetto piano italiano di politica industriale di incentivazione delle aggregazioni aziendali di minori dimensioni verrà dunque presentato a Bruxelles nel gennaio del 2015, nella sede della Commissione Europea, al fine di facilitare l’utilizzo dei Fondi strutturali, dando così la possibilità anche alle piccole imprese di prendere parte al costante processo di innovazione tecnologica. Sarà in tale occasione che potremo verificare se gli Organismi U.E. riconoscano al Contratto di rete “Made in Italy” un valido antidoto contro la crisi, tale da generare, a sua volta, una realtà da poter esportare sul piano delle Reti “trans europee”, dischiudendo quindi nuove opportunità professionali anche in ambito comunitario.

Giorgio De Rossi

Gabriele Penitenti

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