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Acuto Fiuggi

Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone,  c'era una volta il trenino dei ciociari

Correva l’anno 1919  e precisamente il 3 Ottobre quando venne approvata la convenzione con la “Società delle Ferrovie Vicinali” e successivamente dal 21 Settembre 1947 con la Società Tranvie e Ferrovie Elettriche di Roma (STEFER) per la...

Correva l’anno 1919 e precisamente il 3 Ottobre quando venne approvata la convenzione con la “Società delle Ferrovie Vicinali” e successivamente dal 21 Settembre 1947 con la Società Tranvie e Ferrovie Elettriche di Roma (STEFER) per la concessione dell’esercizio della ferrovia dei ciociari Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone, a binario unico e a scartamento ridotto (cm.95), avente una rete ferrata lunga circa Km. 140, con una ventina di stazioni, edificata 98 anni fa tra il 12 Luglio 1916 al 14 Luglio 1917, che doveva essere in alternativa della famigerata linea Cassino-Frosinone-Roma, gestita dalle Ferrovie dello Stato, e delle strade statali e provinciali che non erano ancora asfaltate.

Alla Stazione di Cave, nel marzo del 1918 finiva sotto il treno , perché è scivolato mentre lo saliva, il Prof. Gustavo Tirinelli, originario di Serrone, facente parte della scuola dei romanisti che fu il primo traduttore italiano del drammaturgo inglese William Shakespeare.

Circa due milioni e mezzo di viaggiatori si servivano annualmente del trenino-lumaca non tanto per l’intera tratta Frosinone-Roma, in quanto il viaggio richiedeva circa cinque ore, (come da Orario del Maggio 1933) per la configurazione del percorso, derivante dalle forti pendenze e delle strette curve, quanto, al contrario, per l’utenza locale che utilizzava il trenino-panoramico per brevi spostamenti intercomunali particolarmente trafficati come i i tratti suburbani: (Fiuggi Fonte-Fiuggi Città); (Borghesiana-Roma Laziali); (San Cesareo, Zagarolo, Palestrina, Cave e Genazzano); (Serrone-Piglio-Acuto-Fiuggi); (Fiuggi-Torre Cajetani, Trivigliano, Pitocco, Collepardo e Alatri). Infatti con le due corse dirette da Frosinone-Roma delle 4,35 e delle 15,31 si arrivava a Roma Laziali rispettivamente alle 9,20 e alle 20,15 mentre con le altre tre corse dirette da Roma a Frosinone e si partiva dalla Capitale alle 6,35 , alle 12,40 e alle 16,25 con arrivo al capoluogo ciociaro rispettivamente alle 11,13, alle 18,25 e alle 21,11.

Quei vagoni d’epoca non solo trasportavano lavoratori e studenti, ma venivano utilizzati anche per le merci negli scali ferroviari di Zagarolo, Fiuggi e Alatri e per raggiungere le Terme di Fiuggi dai turisti prevalentemente nel periodo stagionale diretti a Fiuggi-Terme ad Alatri ed a Veroli. In epoca ormai lontana su quel trenino viaggiò niente di meno che il re d’Egitto e del Sudan Faruk per trascorrere un periodo di ferie nella città termale di Fiuggi-Fonte.

Durante la crisi economica degli anni ’30 il traffico ebbe una certa contrazione e le spese superavano le entrate. Tra l’altro con il diffondersi dei servizi automobilistici da ditte private come: Zeppieri, Parenti, Santori, Molle, Rossi e SITA, la ferrovia, che correva spesso adiacente alla sede stradale, creava notevoli problemi di convivenza con il traffico pesante, cosa che diede luogo ad incidenti e a disservizi. L’amministrazione cercò subito rimediare alla situazione chiudendo al traffico il tratto Alatri –Frosinone dal 1935 e al 1937.

Durante la storica nevicata del 1956 (2 Febbraio-2 Maggio) il trenino dei ciociari ebbe un ruolo molto importante nei collegamenti tra la Capitale e Fiuggi essendo l’unico mezzo efficiente sia per i rifornimenti alimentari e sia per raggiungere i paesi montani che erano rimasti isolati some Subiaco, Filettino, Trevi nel Lazio, Altipiani di Arcinazzo, Fiuggi Città, Guarcino, Collepardo. Questi Paesi dell’alto Aniene venivano raggiunti con dei mini pullman gestiti dalle ditte private Santori, Zeppieri e Parenti munite di cerchioni rompighiaccio e catene dagli scali ferroviari di Serrone-La Forma. Non solo. Per carenze degli Istituti superiori dopo le Elementari dalle scuole Medie al Liceo e all’ Avviamento Industriale ed Agrario nei Paesi del Nord Ciociaria, il trenino serviva anche al servizio degli studenti per raggiungere Alatri, Fiuggi Città, Cave e Palestrina.

Molto bello e davvero singolare il trenino bianco diretto che portava gli utenti a Fiuggi da Roma e ritornava nella capitale la sera dando ancora dio più quel tocco di romanticismo a questa tratta ferroviaria.

Negli anni che seguirono anche se l’utenza restava sostanzialmente stabile, la situazione economica continuò a peggiorare; di fronte a poco più di 150 milioni delle vecchie lire di Entrate, si registravano oltre 360 milioni di Uscite. Logicamente questo si ripercorreva sull’esercizio in quanto ci si limitava agli interventi di ordinaria manutenzione evitando tutti quegli interventi sugli impianti fissi che, mediante rettifiche e nuove opere, avrebbero reso possibile migliorare il pessimo tracciato della linea, per cui la ferrovia non fu più in grado di offrire un servizio migliore agli utenti che pur pagando un biglietto di mille lire, veniva a costare all’Azienda ben 26.760 lire, un dato impressionante che trova pochi riscontri nel panorama dei servizi ferroviari italiani e che ha la sua motivazione non solo nei prezzi politici degli abbonamenti, tenuti volutamente molto bassi, ma anche in decenni di quasi assoluta mancanza di interventi migliorativi, cosa che ha reso l’esercizio particolarmente oneroso. Di fronte ad una situazione del genere venne imboccata la strada apparentemente più facile ma non certo la più conveniente per un equilibrato aspetto dei trasporti del comprensorio e cioè la chiusura al traffico della ferrovia con il taglio del tronco ferroviario Alatri-Fiuggi nel 1978, successivamente il tronco Cave-Fiuggi nel 1981 e il San Cesareo Cave il 26 Dicembre 1983 che era stato reso ancora difficile da numerose frane che avevano interrotto la linea in più punti costringendo l’Azienda a istituire trasbordi di emergenza. Per la cronaca nel 1976 la gestione della tratta ferroviaria passò dalla STEFERr all’ACOTRAL a decorrere dal 6 Novembre 1976, fino 1983 giorno in cui il servizio sulla tratta San Cesareo-Fiuggi veniva sospeso per la pericolosità degli impianti ferroviari e per la sicurezza della circolazione stradale e soprattutto in corrispondenza di curve, di ponti e dei centri abitativi, per cui il Ministro dei Trasporti con il Decreto del 2 Dicembre 1987 aveva revocato la Concessione al Consorzio Cotral per il tratto San Cesareo-Fiuggi della Ferrovia Roma-Fiuggi restando invece invariato la tratta Roma-San Cesareo fino alla scadenza della proroga al 20 Novembre 1990.

Il trenino è rimasto a fare un ottimo servizio nella tratta urbana di Roma tra le stazioni di Roma Laziali- Grotte Celoni–Pantano Borghese.

Per rivitalizzare l’economia del Nord Ciociaria, invece di realizzare un trenino turistico d’epoca, come quello della Tuscia per intenderci, richiesto a gran voce dagli amministratori locali e da alcune Associazioni di trasporto UTP nazionale), venne presentato a Fiuggi per ben due volte l’11 Gennaio 1997 e il 7 Febbraio 1998 dall’Assessore Regionale di allora, Michele Meta un progetto per trasformare il tratto San Cesareo-Fiuggi lungo la ex ferrovia in pista ciclabile. “Scusate il ritardo! Non è stato possibile partire prima –aveva detto Meta- perchè si è reso necessario ottenere prima tutte le relative autorizzazioni. Però il progetto sarà realizzato entro il Giubileo del 2000”. Infatti il progetto definitivo era stato portato all’esame del Comitato tecnico consultivo regionale, la giunta regionale lo aveva approvato e, nella primavera del 1998, bandita la gara d’appalto, sono iniziati i lavori che puntualmente sono stati terminati nell’anno Giubilare. La prima fase prevedeva un investimento di 4 miliardi delle vecchie lire finanziati interamente dalla Regione Lazio per la realizzazione della pista ciclabile più lunga d’Italia, un percorso che, fiancheggiando i monti dello Scalambra e di Pila Rocca, si snoda sul territorio dei comuni: Fiuggi, Acuto, Piglio, Serrone, Paliano, Olevano. Genazzano. Cave, Palestrina e San Cesareo. Successivamente è stato completato il restauro e il recupero delle stazioni e sottostazioni. Purtroppo quello che avevano presagito alcuni buontemponi del luogo ora si è puntualmente avverato. La pista ciclabile, fiore all’occhiello della passata gestione della Regione Lazio e dei comuni attraversati, è ora ridotta in condizioni pietose. I rovi stanno coprendo la sede ciclabile già di dimensioni ridotte, specialmente nella tratta Fiuggi Colle Borano mentre i luoghi di ristoro, le staccionate e le bacheche avrebbero bisogno di una manutenzione almeno annuale. Si tratta ovviamente della solita opera realizzata a suon di miliardi e clamore di gran cassa e successivamente abbandonata a se stessa. I ciclisti della zona fanno di tutto per evitarla preferendo le strade provinciali e statali oppure la pista ciclabile che fiancheggia i prati di Arcinazzo. Un ulteriore uso della pista è quello che si è sviluppato da qualche anno: in una grotta in prossimità del percorso si è instaurata una serie di iniziative religiose con l’apposizione di statuine, di cui una dedicata alla Madonna del Cammino e l’altra a Sant’Antonio, inoltre c’è chi si reca alla Grotta per recitare il Santo Rosario. Queste ultime iniziative sono peraltro pregevoli, tuttavia non bisogna dimenticare il “Regolamento recante le norme per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili", approvato con (decreto del 30 Novembre 1999, n° 557 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale serie generale n° 225 del 26 Settembre 2000), il quale specifica che le piste ciclabili devono essere costantemente manutentute, curando al massimo la regolarità delle superfici per rendere agevole il transito ai ciclisti. Sul tema della sicurezza il decreto in questione detta precise norme per ciò che concerne la segnaletica (con particolari riferimenti alle indicazioni di attraversamenti ciclabili, alle colonnine luminose, ai delineatori di corsia, cambi di direzione ecc.), l’illuminazione stradale e le rastrelliere per la sosta. Allora cosa si aspetta ad affidare in gestione la pista ciclabile in modo da evitare la completa rovina dell’opera? Come la fine di tutte le favole…C’era una volta il trenino dei ciociari. Oggi diventata pecora via o se preferite Capra via. Allora costava meno la Ferrovia o la manutenzione che non si fa oggi sulla pista ciclabile ?

La stazione restaurata come si presenta oggi

Giorgio Alessandro Pacetti

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