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Valle del Sacco, una graminacea assorbirà gli inquinanti dal sottosuolo e ci libererà dall'inquinamento

Il Sacco è un fiume estremamente inquinato a causa dei rifiuti chimici industriali. Per questa ragione l'allevamento e le colture alimentari nei campi adiacenti sono state vietate e in parte riconvertite nella produzione di cippato da pioppo...

Il Sacco è un fiume estremamente inquinato a causa dei rifiuti chimici industriali. Per questa ragione l'allevamento e le colture alimentari nei campi adiacenti sono state vietate e in parte riconvertite nella produzione di cippato da pioppo "short rotation". Ricordiamo che in Italia la produzione di Lindano presso le industrie chimiche presenti a Colleferro, in provincia di Roma, ha portato all'accumulo e lo smaltimento sommario di β-esaclorocicloesano, ed altri inquinanti, a cielo aperto o tramite interramento. Le acque piovane che colavano nei terreni delle discariche crearono un inquinamento costante nel fiume Sacco, il quale, esondando periodicamente, nei decenni successivi portò gli inquinanti sui terreni limitrofi a destinazione agricola, generando problemi in tutta la catena alimentare. L'esondazione di maggio 2005 del fiume ha portato nel mais e nel fieno, cresciuti sulle sponde del fiume e nel latte dei bovini un'elevata quantità di sostanze tossiche per l'uomo e ha costretto all'abbattimento di bestiame, alla distruzione dei prodotti agricoli e alla chiusura di alcune aziende. Nel 2006 è stato dichiarato lo "stato di emergenza socio-economico-ambientale" per la Valle del Sacco e in particolare per i comuni di Colleferro, Gavignano, Segni, Paliano, Anagni, Sgurgola, Morolo, Supino, Ferentino. Nato e classificato nell'elenco dei "Siti di bonifica di Interesse Nazionale" (SIN) è stato poi declassificato nel marzo del 2013 nell'elenco dei "Siti di bonifica di Interesse Regionale" (SIR).

VICINI AD UNA SVOLTA

Forse finalmente oggi una risposta c'è. A darla i ricercatori dell’Orto Botanico dell’università Tor Vergata di Roma che sostengono di poter bonificare la Valle del Sacco nel giro di 5-7 anni grazie ad una graminacea che è in grado di assorbire gli inquinanti presenti nell'acqua e nei terreni limitrofi.

BONIFICA IN 5-7 ANNI

La specie individuata fa parte della famiglia delle graminacee e possiede un apparato radicale in grado di scendere in profondità nel suolo, di consolidarlo e di assorbire gli inquinanti. Gli esperimenti condotti hanno dimostrato che questa specie è in grado di assorbire metalli pesanti e gli isomeri dell'esaclorocicloesano più in fretta e con maggiore efficienza rispetto ai metodi attualmente impiegati. Inoltre questa pianta ha un elevato tasso di crescita che si mantiene pressoché inalterato durante tutte le stagioni dell'anno assicurando così una produzione di biomassa costante nel tempo.

VIA LIBERA DALLA REGIONE

Il progetto è già stato presentato alla Regione e il consigliere regionale Riccardo Agostini (Pd) ha presentato una mozione alla Pisana per un protocollo sulla sperimentazione dell’Orto Botanico dell’università di Tor Vergata. Per Agostini «è necessario attuare una bonifica realizzando un piano di manutenzione del territorio che si proponga di sviluppare una seria green economy; La bonifica – conclude -si rende necessaria non solo per le popolazioni che abitano la valle del Sacco, ma per l’intero territorio del Frusinate»

AREE RIUTILIZZABILI

La direttrice del dipartimento di Biologia ha dichiarato inoltre che l'investimento iniziale è economicamente rilevante ma ciò consentirebbe tra cinque-sette anni "un riuso delle aree, restituendole alla loro vocazione agricola e ambientale". La sperimentazione è a buon punto. Noi tutti ci auguriamo che si dia veramente fine a questa Emergenza, con questa bonifica di tutti gli 117.084 ettari del "Sito Emergenziale della Valle del Sacco".

Alessandro RAPONE

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