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Cannabis legale, il momento è arrivato: proposta di legge in aula alla Camera il 25 luglio

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin non perde occasione per mostrarci quanto poco conosca le materie di cui si occupa. 

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin non perde occasione per mostrarci quanto poco conosca le materie di cui si occupa.

Il prossimo 25 luglio è stata calendarizzata la discussione alla Camera del testo sulla legalizzazione della cannabis proposta da un intergruppo di oltre 230 deputati.

Intanto, quando ne parliamo, distinguiamo tra legalizzazione e liberalizzazione, perché sono due percorsi completamente diversi. La legalizzazione avrebbe effetti immediati sul ridimensionamento del mercato delle droghe gestito dalle organizzazioni criminali perché costituisce di fatto la depenalizzazione di una condotta ritenuta fino a un momento prima illegale e quindi perseguibile per legge.

Come è possibile che rendere legali le droghe leggere (iniziamo a ragionare su queste) equivalga a sottrarre il loro mercato al monopolio delle organizzazioni criminali? Perché di fatto entrerebbe sul mercato un competitor che legifera al riguardo, ovvero lo Stato. Un competitor che sarà monopolista: ecco perché no, non si parla di liberalizzazione. In caso di legalizzazione sarebbe lo Stato a gestire coltivazioni, produzione, distribuzione e vendita.

Così facendo potrà monitorare su qualità e quantità. Cosa che non può fare adesso e che sarebbe difficile fare in caso di liberalizzazione.

Ma il ministro Lorenzin tuona: «Tutto il tema della liberalizzazione della marijuana è un business perché il mercato della criminalità resti in piedi». In questa dichiarazione non smentita e apparsa sulle maggiori testate nazionali, Lorenzin parla di liberalizzazione, ignorando sicuramente che in Parlamento si discuterà invece di legalizzazione. Poi continua: «Oggi queste sostanze si assumono a 11 anni, quando sei un bambino. Un ragazzo giovane non ha la concezione della salute».

Esatto. Oggi si assumono a 11 anni perché si possono acquistare ovunque, nelle quantità desiderate, basta avere soldi. La qualità di ciò che i ragazzi fumano è pessima e fa danni incalcolabili ai loro organismi. Oltretutto, se e quando le droghe leggere saranno legali, seppure il mercato nero non dovesse finire, sarebbe costretto ad aumentare la qualità.

Se questo non bastasse - e non basterà - a convincere gli scettici, potrebbero venire in aiuto un po’ di cifre che però chi è pregiudizialmente contrario alla legalizzazione (a qualunque tipo di legalizzazione) non si prende mai nemmeno il disturbo di leggere. Però forse il ministro Lorenzin, dato che è appunto un ministro, le cifre contenute nel VII Libro Bianco sulle droghe dovrebbe conoscerle.

Il VII Libro Bianco sulle droghe è un lavoro presentato alla Camera dei deputati e promosso da Società della Ragione Onlus , Forum Droghe, Antigone e Cnca e con l’adesione di Cgil, Comunità di San Benedetto al Porto, Gruppo Abele, Itaca, Itardd LegaCoopSociali, Lila, Associazione Luca Coscioni. Andrebbe letto perché mostra come la lotta alle droghe perde completamente scopo quando a essere colpiti e puniti, come accade, sono prevalentemente piccoli spacciatori e consumatori di droghe leggere. Le organizzazioni criminali sono appena lambite dalle operazioni di polizia, dal lavoro della magistratura e dagli arresti. Delle 19 mila operazioni di polizia in materia di stupefacenti, il 56 per cento hanno per oggetto cannabinoidi. Su 27.718 segnalazioni, 2.286 contestano l’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nel 91,75 per cento dei casi si ha a che fare con «detentori di sostanze di cui non è neanche sospettata l’appartenenza a organizzazioni criminali dedite al traffico di sostanze stupefacenti».

Ecco invece un dato che dovrebbe preoccupare noi e il ministro Lorenzin: tra il campione di ragazzi tra i 15 e i 19 anni presi in considerazione da uno studio realizzato dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, risulta che una percentuale piuttosto alta non sappia quali droghe consuma. È chiaro che proibire non è mai stato il miglior modo per informare, creare consapevolezza e arginare un fenomeno.

E ora sì, nonostante la crisi economica, nonostante la disoccupazione, nonostante tutto il ben altro che si vorrà trovare, è tempo che il governo prenda posizione a favore di questa legge e lo faccia con fermezza. Ne ha la possibilità tra meno di un mese.

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