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Fiuggi, Battisti (PD): questo 8 marzo a difesa della donne più indifese

L'8 marzo è un simbolo dell'identità e del valore della donna come persona. Un riconoscimento negato in gran parte del mondo.

L'8 marzo è un simbolo dell'identità e del valore della donna come persona. Un riconoscimento negato in gran parte del mondo. La violenza fisica e morale colpisce la parte più debole della società soprattutto in quelle aree del mondo attraversate da conflitti bellici e oppresse dalla miseria. La globalizzazione ha accentuato e accelerato questi processi di impoverimento e di conflittualità, provocando grandi stravolgimenti geo-politici ed economici e grandi movimenti di persone. La mobilità di immense masse di donne e uomini è il tema della nostra epoca. La sfida non è fermare le migrazioni, ma garantire la libertà di scelta delle persone e tutelare la sicurezza di chi vive in paesi in cui imperversano guerre e persecuzioni, di chi decide di partire da questi paesi, di chi arriva e di chi vive in Italia ormai da anni. Le donne immigrate sono esposte al lavoro sommerso e corrono il rischio di essere vittime di una doppia discriminazione: etnica e di genere. La condizione femminile e quella di straniera appaiono strettamente connesse dal fatto di essere considerate come differenti rispetto a identità definite e in quanto tali oggetto di esclusione. Una questione sociale e morale di enormi proporzioni, considerato che le donne straniere in Italia sono circa il 52% sul totale dei cittadini stranieri residenti e in Provincia di Frosinone per rimanere al nostro territorio, i residenti stranieri sono circa 25.000 (circa il 5% su totale popolazione) e le donne sono il 53%. E' in atto da diversi anni un processo di femminilizzazione dei flussi migratori che ha coinciso con la sempre crescente domanda di badanti e colf straniere da parte delle famiglie italiane. Il pericolo per esse è quello di essere condannate all’invisibilità nel loro ruolo di lavoratrici sia per l'assistenza domestica sia per altre attività e di essere confinate in un ambito estremamente marginale, reso ancora più vulnerabile dalla eventuale assenza del permesso di soggiorno. Se allarghiamo ad altre condizioni di lavoro, come in agricoltura dove la morsa del capolarato e le discriminazioni sono feroci, arriviamo allo sfruttamento e a un mondo in cui la donna immigrata rischia di essere a livelli di schiavitù. I diritti della persona sono cancellati. In questo giorno, oggi, 8 marzo, "Giornata internazionale della donna" (indetta dall'ONU solo nel 1977!), intendo manifestare solidarietà a tutte quelle donne soggette a discriminazioni e a violenze, alle donne immigrate che combattono con coraggio per conquistare una dignità spesso messa in discussione e non riconosciuta. Ma una solidarietà non è sufficiente. Occorrono leggi, e quella sul "Caporalato" approvata recentemente dal Parlamento è già un passo in avanti. L'approvazione dello Ius Soli che garantisce che i figli di queste donne siano riconosciuti cittadini italiani se nati in Italia, deve essere una priorità per il PD ed il Governo Gentiloni. La difesa del corpo delle donne immigrate che subiscono mutilazioni genitali anche nel nostro paese, in assenza totale di supporto medico ed in condizioni igieniche pericolosissime per la loro salute. Credo che sia necessario costruire una nuova cultura della solidarietà e della cooperazione, dei diritti delle persone senza alcuna distinzione di genere, di razza, di religione, di lingua, come recita la nostra Costituzione. Valori universali che devono essere sostenuti e diffusi in un mondo in cui la donna ne subisce spesso e nei modi più crudeli la privazione.

Questo è il mio 8 marzo.

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