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Paliano, la storia del detenuto 78enne malato di tubercolosi in carcere nel nord Ciociaria

Arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti nel 2004, è finito in cella al termine del processo dieci anni dopo, nel 2014 a quasi 80 anni di età e con la necessità di assistenza continua per ogni attività. La vicenda di Michele C., 78enne di...

Arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti nel 2004, è finito in cella al termine del processo dieci anni dopo, nel 2014 a quasi 80 anni di età e con la necessità di assistenza continua per ogni attività. La vicenda di Michele C., 78enne di Manfredonia recluso nel carcere di Paliano (Fr) e

con un fine pena nel 2016, è stata raccontata dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. Michele, classe 1936, all’inizio di settembre è stato trasferito dal carcere di Foggia a quello di Paliano - sezione sanatorio - perché malato di tubercolosi e la struttura carceraria frusinate è appositamente destinata per questo tipo di necessità. Michele era stato arrestato il 16 giugno del 2004, ma è entrato in carcere solo lo scorso 4 luglio, quando la sentenza è divenuta definitiva, per scontare una pena fino al 12 marzo 2016. Prima di varcare il portone del carcere di Foggia Michele avevano presentato istanza di affidamento al servizio sociale o di detenzione domiciliare, ma il Tribunale di Sorveglianza di Bari l’aveva respinta “per una persistente e radicata pericolosità sociale del condannato specie nel campo della detenzione illecita degli stupefacenti”.

I magistrati hanno fissato la Camera di Consigli per discutere il ricorso contro il diniego delle misure alternative al 15 gennaio Oltre che di TBC, Michele soffre di cardiopatia ischemica per un infarto pregresso, PTCA e diabete mellito tipo 2. Al colloquio con i collaboratori del Garante è arrivato in pigiama, sorretto da un piantone, e si è preoccupato di dire: “A Paliano mi trovo bene, tutti mi aiutano e si mangia bene, anche se ormai mi sono rimasti solo pochi denti”. “Abbiamo deciso di raccontare questa storia – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – perché è l’emblema dello stato attuale della giustizia italiana. Si varano norme per svuotare le carceri e restituire dignità al trattamento ma poi le norme si inceppano davanti ai tempi biblici della giustizia. Purtroppo sono tanti, in tutta Italia, i casi di detenuti anziani con ridotta se non nulla pericolosità sociale, che in carcere hanno bisogno di cure costanti e pertanto, rappresentano un costo aggiuntivo per il sistema. Per tutti costoro dovrebbe essere automatico l’accesso alle misure alternative”.

Fonte il velino

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