Pastena, fascino e mistero della festa della croce
Sono secoli che il popolo di Pastena dal 30 aprile fino al 3 maggio vive uno dei momenti più suggestivi e profondi dell'anno.
Sono secoli che il popolo di Pastena dal 30 aprile fino al 3 maggio vive uno dei momenti più suggestivi e profondi dell'anno.
Tradizioni e gesti tramandati con narrazioni lucide e attente a non tradire i contenuti e a modificare le usanze.
Solo da qualche tempo le foto e i video hanno consentito di inviare oltre oceano e nei luoghi più sperduti del pianeta le sequenze di un evento che si ripete ogni anno
Tutto viene abbracciato dalla fede e dalla visione escatologica di un cristianesimo che ha nella"croce" il punto di inizio e quello finale di una vita che è prima e dopo avvolta dal mistero.
Tanta luce per chi vuol credere e tanto buio per chi dubita, ma per tutti è una grande festa, per chi ritorna al paese e per chi ne conosce ogni giorno ansie, paure , speranze e sconfitte.
L'inizio è il taglio, a colpi di accetta, di un albero già scelto all'inizio del mese e segnato con una croce sulla corteccia ad indicare il suo destino.
Si ritrovano i buoi accoppiati come all'inizio del secolo scorso quando erano obbligati all'aratura del terreno e al traino dei carri, si rivedono insieme giovani e anziani che si parlano, si danno consigli e per una volta scompaiono quei muri invisibili creati dai telefonini e tablet.
Tutto procede fino alla notte quando in punta di piedi irrompe nella storia dell'umanità il Cristo che chiede di entrare all'interno della comunità, "abbussa" alla porta per entrare nel cuore degli uomini.
E non c'è tempo per abbandonarsi alla contemplazione perché a mezzanotte in punto 'il maggio' ovvero l'albero abbattuto la mattina emblema della fecondità della natura o del legno che fu innalzato sul monte calvario, dev'essere trasportato sulla piazza del paese.
Fatica e sudore, sacrificio e gioia si coniugano insieme in questa festa preparata già da un mese prima allorché un gruppo di donne, giorno e notte preparano ciambelle e dolci da offrire ai concittadini.
Poi il 3 maggio la solennità della celebrazione con la partecipazione di monsignor Luigi Vari, vescovo di Gaeta, la processione, i gonfaloni e la banda mentre rimane dentro la coscienza di ognuno l'interrogativo che ha cambiato la storia dell'uomo e tuttora si insinua nella esperienza quotidiana, ovvero che c'entra Dio con la mia vita? Cosa me ne faccio della croce di Cristo?
Questo dilemma accompagna il cambio delle generazioni, sempre irrisolto ma permette alla nostra civiltà di avere un futuro e alla tradizione del nostro paese di continuare a vivere.
Arturo Gnesi