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Pastena, inquinamento ambientale : bisogna fare di più!

Abbiamo il dovere di difendere il nostro territorio e di salvaguardare la natura dall’assedio dell’inquinamento in alcuni casi procurato da alleanze scellerate tra politici corrotti ed esponenti dei clan camorristici.   

Abbiamo il dovere di difendere il nostro territorio e di salvaguardare la natura dall’assedio dell’inquinamento in alcuni casi procurato da alleanze scellerate tra politici corrotti ed esponenti dei clan camorristici. Abbiamo il dovere di garantire un futuro migliore alle nuove generazioni trovando rimedi e soluzioni agli errori del passato. Per questo motivo saremo presenti al convegno in programma a Ceprano non solo per puro interesse scientifico o semplice curiosità culturale, ma perché siamo direttamente coinvolti in questa problematica che riguarda l’inquinamento ambientale e le possibili interferenze sulla salute dei cittadini.

Un terreno del nostro comune è stato infatti definitivamente inserito nel nuovo perimetro dei siti inquinati della valle del fiume Sacco, dopo i rilievi scientifici eseguiti nel 2011 e una valutazione da parte del Ministero dell’Ambiente e della Regione Lazio che si è conclusa nel dicembre 2015.

Una storia che molti conoscono e che alcuni vorrebbero ignorare, una vicenda collegata non ad eventi catastrofici naturali ma a precisi interessi personali.

C’è ormai una rilevanza storica, documentata e precisa, sui comportamenti assunti da esponenti politici locali e dai rappresentanti istituzionali, interpellati e sollecitati a farsi carico di un problema ancora irrisolto che grava sul nostro paese e che ha ancora aspetti oscuri.

Atteggiamenti ostili e contrari alle verifiche ambientali associati ad esternazioni che, come al solito mettevano sotto accusa il sindaco fino a prospettare, da parte del proprietario, onerosi risarcimenti per i danni “erariali morali e materiali” subiti.

Ne abbiamo discusso in consiglio comunale mostrando i dati e illustrando la pericolosità per la contaminazione del suolo e delle acque e sollecitando una verifica del sottosuolo che ancora non è stata, purtroppo, eseguita.

Indaga la Procura alla luce dei racconti di alcuni cittadini, elementi probatori deboli ma che alimentano più di qualche dubbio su possibili interramenti di rifiuti pericolosi in un cantiere utilizzato dall’Alta Velocità fino all’estate 1999.

Lavori e scavi notturni, una trivellatrice non si sa per quale motivo, operativa sul cantiere e fusti allineati sul terreno, secondo una testimonianza rilasciata al comando della forestale di Arce. Camionisti dall’accento campano che hanno detto di averci scaricato di tutto e nonostante ciò finora, non è stato ritenuto opportuno procedere alla caratterizzazione stratigrafica e/o invasiva del sottosuolo escluso un inutile esame magnetometrico che non è andato oltre i quattro metri di profondità.

Di certo il terreno superficiale è contaminato, nonostante qualcuno avesse certificato il contrario e benché prima del dlgs 152/2006 i limiti soglia di contaminazione e di inquinamento per i metalli pesanti e sostanze solubili, fossero enormemente inferiori a quelli attuali.

Questa condizione al momento impone il divieto di coltivazione e di pascolo e pertanto si dovranno concertare le misure idonee per la bonifica.

Questa è solo parte della storia, ma è stato fatto un passo in avanti nonostante nel 2012 questo sito era stato fatto misteriosamente sparire dall’elenco dei siti contaminati. Dobbiamo dire grazie al gruppo di lavoro di tecnici ed esperti della regione Lazio se è stata recuperata una “pratica insabbiata”

Con amarezza ci troviamo a parlare sempre dello stesso argomento sul quale nessuno si è voluto “compromettere” ad esclusione di Leoluca Orlando che presentò un’interrogazione parlamentare e di Anna Maria Tedeschi che nel marzo 2012, inoltrò, analoga richiesta, al presidente della Regione Lazio Mario Abruzzese. Siamo in attesa di capire cosa sia successo e di sapere la verità , negli anni in cui, stando ai carteggi dei tribunali, sia i cantieri della TAV che lo smaltimento illecito dei rifiuti tossici erano in mano al clan dei casalesi. dott. Arturo Gnesi sindaco di Pastena

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