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Piglio, 2 Settembre 1901 una data da non dimenticare

Sono passati centoquindici anni dalla disastrosa alluvione degli inizi del secolo che portò dallo scoglio dello Scalambra una valanga di terriccio, alberi e materiale vario costituendo, quelle zone che ora rappresentano un forte rischio...

Sono passati centoquindici anni dalla disastrosa alluvione degli inizi del secolo che portò dallo scoglio dello Scalambra una valanga di terriccio, alberi e materiale vario costituendo, quelle zone che ora rappresentano un forte rischio idro-geologico per la popolazione che incautamente vi si è insediata.

Non per niente gli antichi avevano deciso di edificare il paese sulla collina prospiciente le attuali zone a rischio, arroccandosi attorno al castello medievale.

Il perito agrimensore di Piglio Francesco Nardi venne incaricato dal Comune di Piglio a redigere una relazione sulla alluvione del 2 Settembre 1901 che causò molti danni in tutto il paese. Ne riportiamo il testo:

Nell’annata eccezionale quale fu quella del 1901 e specialmente nel Settembre le piogge torrenziali produssero non lievi guasti. Di questi dovunque ne avvennero e sia sotto forma di frane, di spossamenti, di alluvioni, di avulsioni ecc. dappertutto con una certa gravità.

Purtroppo il regime delle nostre acque montane è tale da far impensierire per l’avvenire di una parte del nostro splendido territorio!

Le condizioni topografiche e altimetriche della regione montuosa aggravate dal perfetto e generale disboscamento sono tutto altro che favorevoli dal salvaguardarci dall’alluvioni e più che mai dai danni che derivano dalla formazione di torrenti impetuosi. La maggior disgrazia poi sta nel fatto naturale che le acque di centinaia di ettari di terreno si riuniscono in un solo torrente.

E’ questo il torrente dell’Arringo che avendo origine nei pressi del monte Retafani, alimentato nel suo corso da altri torrenti di non lieve entità, spaventoso attraversa la migliore zona del nostro territorio arrecando dovunque guasti e danni immensi.

E’ noto a tutti come questo mostro improvvisato nelle grandi piene costituisca oggetto di curiosità e meraviglia fino a che discende a precipizio dalla montagna, ma arrivato nella parte bassa del territorio(loc. Torretta e Civitella) dove è costretto da più basse e meno resistenti sponde, dove la pendenza del suo letto è di molto attenuata esso è di spavento e di desolazione apportatore temuto!”

Giorgio Alessandro Pacetti

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