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Piglio, “Giornata della Memoria”. Una magnifica lezione di storia locale di Luciano Pacetti che ha coinvolto gli alunni dell’Istituto Comprensivo

In occasione delle celebrazioni relative al 70° anniversario del bombardamento della città di Piglio gli alunni della Scuola Secondaria di 1° Grado dell’Istituto Comprensivo “Ottaviano Bottini” diPiglio, hanno incontrato questa mattina presso la...

In occasione delle celebrazioni relative al 70° anniversario del bombardamento della città di Piglio gli alunni della Scuola Secondaria di 1° Grado dell’Istituto Comprensivo “Ottaviano Bottini” diPiglio, hanno incontrato questa mattina presso la Sala Polivalente del Comune di Piglio gli anziani.

La manifestazione storica culturale, organizzata dall’Amministrazione Comunale di PIGLIO, dal Consigliere alla Cultura, dal Parroco, dal Rettore del Convento di San Lorenzo, dal Dirigente dell’Istituto Comprensivo “Ottaviano Bottini” di PIGLIO, dalla Sezione Reduci e Combattenti, dal Presidente della Pro Loco e dal Presidente del Centro Anziani di PIGLIO in ricordo non solo delle vittime causate dal bombardamento, e per rendere anche omaggio a Mons. Attilio Adinolfi di Albano Laziale, Vescoco della Diocesi Anagni dal 1931 al 1945, che si offrì vittima “per evitare la fucilazione dalla repressione dell’invasore” di 28 persone di cui tre cittadini di Anagni e venticinque ostaggi di Piglio, tutti indenni per il suo eroico e coraggioso intervento, (una targa marmorea situata nel liceo “Bonifacio VIII” di Anagni ricorda il nobile gesto di Mons. Adidolfi definito il Vescovo della guerra). Gli alunni e i docenti sono stati accolti dal promotore dell’iniziativa Giorgio Alessandro Pacetti storico locale, dall’Assessore Marco Camusi, dal Dirigente dell’Istituto Comprensivo Tommaso Damizia, dal Rettore del convento di San Lorenzo P. Angelo Di Giorgio, dal Presidente del centro Anziani Riccardo Tufi. Dopo il saluto rivolto ai presenti da Giorgio Alessandro Pacetti, dal prof. Tommaso Damizia, da Marco Camusi e da P. Angelo Di Giorgio a salire in cattedra è stato Luciano Pacetti detto Ninni che ha raccontato con un linguaggio accorato, coinvolgente e semplice oltre ai fatti riportati nell’opuscolo “Una Pagina di Storia da non dimenticare”, consegnato precedentemente ai ragazzi della terza media e agli anziani di Piglio, i tragici episodi di vita quotidiana e di persone che hanno lasciato un “segno” indelebile nella storia di Piglio e precisamente: il dott. Luigi Fargnoli, il dott. Zollo, lo studente appena diciassettene Francesco Pacetti, don Ludovico Passa, che portò il telegramma della grazia dei dieci che dovevano essere fucilati. La sua testimonianza ha fatto capire agli alunni come la vicenda belliche dell’8 Aprile fu di matrice tedesca, mentre il bombardamento che distrusse i due conventi di Piglio di San Lorenzo e di san Giovanni del 12 Maggio 1944 fu ad opera degli alleati (americani).

“Dopo settanta anni, ha esordito Ninni Pacetti, ho l’occasione di parlare di un evento che ha lasciato indelebile nel tempo una ferita di guerra sulla mia giovane persona; il bombardamento dell’8 aprile 1944. Vengo ai fatti: alle ore 10 circa in chiesa Mons. Pio Appetecchia stava celebrando i riti del Sabato e noi bambini partecipavamo intensamente a tutti i riti della settimana santa che si completavano la mattina del sabato santo con lo “scioglimento” e il suono festoso delle campane. Ma quel giorno non fu cosi!

Una squadriglia di caccia bombardieri apparve sul cielo di Piglio in direzione di “Via Nuova; in quel momento cominciarono a fischiare le bombe che avevano sganciato gli aerei! Dovevo restare sepolto sotto le macerie insieme ad altri meno fortunati ma mi sono salvato, pur restando comunque ferito, correndo verso casa a pochi metri dallo scoppio delle bombe, nel vicolo traverso tra le due piazze di Piglio. Piglio, fino alla vigilia di S. Giuseppe del 18 marzo 1944, era un Paese tranquillo; conviveva con una Compagnia tedesca e noi bambini assistevamo alle marce e alle esercitazioni che giornalmente faceva il reparto. Il Comando della Compagnia era in Piazza G.

Marconi, fabbricato Scussa, l’infermeria in Via Maggiore, fabbricato sorelle Borgia, e le cucine da campo erano posizionate ai “due ponti” nello spiazzo prospiciente l’asilo comunale “Giuseppe ed Elvira Corbi”. Il pomeriggio del 18 marzo il Paese piombò nel caos e nella paura; arrivò la notizia che era stato ucciso un maresciallo tedesco, che insieme a due commilitoni nella campagna di Piglio voleva acquistare delle uova per festeggiare il Suo onomastico, Giuseppe. Un giovane del luogo lo uccise, i commilitoni fuggirono e diedero la notizia al Comando di Acuto, dove erano di stanza.

Dalla Piazza della Collegiata vedevamo il fumo dell’incendio che i soldati tedeschi avevano appiccato alla campagna di Piglio sul luogo dell’eccidio; cominciarono nella zona i rastrellamenti di cittadini di Piglio e di Acuto che venivano portati al comando di Acuto, dove subirono sevizie e torture nell’edificio scolastico, con lo scopo di scoprire l’assassino. Ma in mezzo a quegli ostaggi non c’era l’assassino come non c’erano cinque giorni dopo a Roma quelli di via Rasella!

Piglio ha pagato con la fucilazione di cinque Innocenti, di cui due non dovevano e non potevano essere fucilati data la giovanissima età. Questi due ragazzi, che allora avevano 16 anni circa, li rivedo seduti su una camionetta tedesca in Piazza G. Marconi a Piglio prima di essere trasferiti sul luogo dell’eccidio avvenuto alle ore 16. Si doveva completare la rappresaglia con la fucilazione di altri ostaggi detenuti a Piglio, nei giorni successivi. Con il plotone di esecuzione pronto vicino la vecchia caserma dei Carabinieri, arrivò la Grazia, la fucilazione fu sospesa e una parte degli ostaggi fu rimessa in libertà, compreso mio fratello Francesco che doveva scavare la fossa a quelli che dovevano essere fucilati. I tedeschi,però, non avendo potuto completare la decimazione, non erano soddisfatti. La rappresaglia vera fu il bombardamento! La sera precedente il bombardamento delle vecchiette piangevano e dicevano che un tedesco aveva detto loro che: “domani tutti caput”. Difatti l’8 Aprile tutta la Guarnigione tedesca era fuori Piglio, agli Altipiani di Arcinazzo; a Piglio erano restati solo i soldati di guardia agli ostaggi relegati negli angusti locali di piazza G. Marconi, sopra il vecchio ufficio postale. Ma questa non è la prova. Durante il bombardamento una bomba sganciata sul pendio della collina non esplose, ruzzolando attraversò la strada provinciale arrivò a fondo valle, e si adagiò sul prato di proprietà del sig. Tito Felli. La bomba diventò un centro di attrazione specialmente per i più grandi di età; tra questi c’era uno studente in legge, il quale dichiarò che i dati scritti sulla bomba erano in tedesco, lingua che lui conosce.

Dopo aver piantonato la bomba i tedeschi, una quindicina di giorni dopo, la fecero brillare e i segni del cratere ancora esistono. Le poche famiglie che erano rimaste in paese vennero fatte allontanare dalle abitazioni per un raggio di 500 metri con l’ordine di lasciare le finestre aperte delle abitazioni; la mia famiglia si rifugiò in un fienile sulla Via Nuova.Perché tutto questo zelo se già avevamo subito i danni di un bombardamento? La testimonianza di questa bomba doveva scomparire. Ecco la dimostrazione del teorema: il bombardamento dell’8 aprile 1944 è stato effettuato dai tedeschi!”

Dello stesso parere è stata la testimonianza di Samuele Tosti il quale ha affermato che le bombe erano tedesche! Alla fine dei lavori l’Amministrazione comunale ha offerto un ricco buffet a tutti i convenuti.

La “Giornata della Memoria” si è conclusa nel pomeriggio nella collegiata Santa Maria Assunta dove il parroco Don Gianni ha officiato una Santa Messa in suffragio delle vittime trucidate dai tedeschi il 6 Aprile del 1944 alle Mole di Paliano, tutti appartenenti alla stessa famiglia Dell’Omo (Pietro, Romolo, Alfredo, Alessando Dell’Omo e Antonio Colavecchi) e in suffragio delle vittime del bombardamento dell’8 Aprile 1944 (Angela Atturo, Maria De Santis, Adele Felli, Clorinda Felli, Alessandro Graziani, Colomba Loreti, Nazzarena Mapponi, Luigi Martucci, Matilde Neccia e Lina Tufi). Una pagina di storia locale da non dimenticare.

Giorgio Alessandro Pacetti

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