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Piglio, La popolazione ricorda l’eccidio del 6 Aprile e il successivo bombardamento dell’8

“I popoli che non hanno memoria del loro passato non sono padroni del loro futuro..” 72 anni fa, alle Mole di Paliano, venne eseguito un eccidio di una ferocia inumana a seguito dell’uccisione nella campagna di Piglio di un maresciallo tedesco.

I popoli che non hanno memoria del loro passato non sono padroni del loro futuro..” 72 anni fa, alle Mole di Paliano, venne eseguito un eccidio di una ferocia inumana a seguito dell’uccisione nella campagna di Piglio di un maresciallo tedesco.

“Il pomeriggio del 18 marzo 1944,- racconta Luciano Pacetti detto Ninni -, il Paese piombò nel caos e nella paura; arrivò la notizia che era stato ucciso un maresciallo tedesco, che insieme a due commilitoni nella campagna di Piglio voleva acquistare delle uova per festeggiare il Suo onomastico, Giuseppe.

Un giovane del luogo lo uccise, i commilitoni fuggirono e diedero la notizia al Comando di Acuto, dove erano di stanza.

Dalla Piazza di Santa Maria vedevamo il fumo dell’incendio che i soldati tedeschi avevano appiccato alla campagna di Piglio sul luogo dell’eccidio;cominciarono nella zona i rastrellamenti di cittadini di Piglio e di Acuto che venivano portati al comando di Acuto, dove subirono sevizie e torture nell’edificio scolastico, con lo scopo di scoprire l’assassino.

Ma in mezzo a quegli ostaggi non c’era l’assassino come non c’erano cinque giorni dopo a Roma quelli di via Rasella!

Piglio ha pagato con la fucilazione di Pietro, Romolo, Alfredo, Alessandro Dell’Omo e Antonio Colavecchi, cinque Innocenti, di cui due, Alessandro ed Alfredo, non dovevano e non potevano essere fucilati data la giovanissima età. Questi due ragazzi, che allora non avevano compiuto i 18 anni, erano seduti su una camionetta tedesca in Piazza G. Marconi a Piglio prima di essere trasferiti sul luogo dell’eccidio avvenuto il 6 Aprile alle ore 16 alle Mole di Paliano.

Si doveva completare la rappresaglia con la fucilazione di altri ostaggi detenuti a Piglio, nei giorni successivi. Con il plotone di esecuzione pronto vicino la vecchia caserma dei Carabinieri, arrivò la Grazia, la fucilazione fu sospesa e una parte degli ostaggi fu rimessa in libertà, compreso mio fratello Francesco che doveva scavare la fossa a quelli che dovevano essere fucilati. Ma i tedeschi, non avendo potuto completare la decimazione, non erano soddisfatti. La rappresaglia vera fu il bombardamento! La sera precedente il bombardamento delle vecchiette piangevano e dicevano che un tedesco gli aveva detto che “domani tutti caput”.

Infatti, la mattina di quel Sabato Santo, tutta la Guarnigione tedesca era fuori Piglio, agli Altipiani di Arcinazzo; a Piglio erano restati solo i soldati di guardia agli ostaggi relegati negli angusti locali di piazza G. Marconi, sopra il vecchio ufficio postale e un soldato tedesco che morì vittima di una scheggia nelle scale del bar trattoria allora di Flamini. Durante il bombardamento dell’8 Aprile alle ore 10 in punto a seguito dell’incursione aerea, perdevano la vita: Angela Atturo, Maria De Santis, Adele Felli, Clorinda Felli, Alessandro e Mario Graziani, Colomba Loreti, Nazzarena Mapponi, Luigi Martucci, Matilde Neccia e Lina Tufi. Una lapide posta nella navata sinistra nella Collegiata Santa Maria Assunta ricorda l’episodio ai posteri. Ma questa non è la prova.

Durante il bombardamento una bomba sganciata sul pendio della collina non esplose, ruzzolando attraversò la strada provinciale arrivò a fondo valle, e si adagiò sul prato di proprietà del sig. Tito Felli. La bomba diventò un centro di attrazione specialmente per i più grandi di età; tra questi c’era uno studente, adesso professionista, il quale dichiarò che i dati scritti sulla bomba erano in tedesco, lingua che lui conosceva.

Dopo aver piantonato la bomba i tedeschi, una quindicina di giorni dopo, la fecero brillare e i segni del cratere ancora esistono.

Le poche famiglie che erano restate in paese vennero fatte allontanare dalle abitazioni per un raggio di 500 metri con l’ordine di lasciare le finestre aperte delle abitazioni; la mia famiglia si rifugiò in un fienile sulla Via Nuova.

Perché tutto questo zelo se già avevamo subito i danni di un bombardamento? La testimonianza di questa bomba doveva scomparire.

Ecco la dimostrazione del teorema: il bombardamento dell’8 aprile 1944 è stato effettuato dai tedeschi e non dagli aerei anglo-americani”.

Giorgio Alessandro Pacetti

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