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Giovedì, 28 Marzo 2024
Nord Ciociaria Piglio

Piglio, parrocchie senza preti e conventi senza frati! La chiesa sta pagando la scelta dell’isolamento ?

Sembra proprio così.! La Ciociaria, una terra ricca di chiese, di santuari e di conventi sta diventando sempre di più povera di religiosi per il crollo delle vocazioni:  il numero dei parroci è diminuito sensibilmente negli ultimi quindici anni e...

Sembra proprio così.! La Ciociaria, una terra ricca di chiese, di santuari e di conventi sta diventando sempre di più povera di religiosi per il crollo delle vocazioni: il numero dei parroci è diminuito sensibilmente negli ultimi quindici anni e le previsioni per il futuro non sono rosee.

il sacro convento di san Lorenzo

“Di questo passo, aveva detto Mons. Luigi Belloli, nel 1999, prima di lasciare la diocesi di Anagni-Alatri, la chiesa sarà di battezzati e non di preti e di frati.

Il bilancio tra preti scomparsi e nuovi sacerdoti rimane fortemente passivo e quello che più preoccupa è l’età media dei nostri parroci, che si aggira oltre i sessant’anni. La vera emergenza la vivremo alle soglie del 2017 quando un prete non potrà più limitarsi a coltivare il proprio orticello ma dovrà seguire più parrocchie. Intanto, in attesa che la crisi delle tonache si ridimensioni, la Chiesa chiede aiuto ai laici: catechisti, insegnanti di religione, diaconi, volontari. Saranno loro, aveva profetizzato Belloli, la nostra speranza per aiutare i preti a gestire contemporaneamente più parrocchie”. Parole profetiche e sante quelle dette da Mons. Belloli nel 1999!

Dal 30 Settembre 2016 infatti con l’uscita dei padri OFM. conv. dal convento di San Lorenzo di Piglio, a seguito del Decreto a firma del Ministro Generale fr. Marco Tasca, rimarrà a Piglio solo don Giani Macali ad amministrare i sacri culti della nostra terra di Piglio nelle due parrocchie di santa Maria Assunta e di San Giovanni. Solo qualche tempo addietro potevamo vantare uno stuolo di frati e di suore, che nelle nostre contrade sorridevano ai nostri figli: un retaggio antico che questa pia terra ha coltivato e che ha dato sempre buoni frutti spirituali donando alle generazioni quello spirito di fede e di tradizione che è tipico della nostra terra.

Già nel 1656 in una lettera dell’Arciprete Domenico Janardi si lamentava di essere solo, senza l’aiuto di frati e di preti; ma allora a Piglio come nel resto l’Italia la peste mieteva migliaia di vittime e non aveva risparmiato neanche la terra di Piglio. La colpa era da addebitarsi al morbo. Oggi a distanza di 360 anni si ripete questa epidemia e don Gianni Macali si troverà ad Ottobre da solo a seguire una comunità di 4650 abitanti, che nel calendario liturgico e festivo annovera ben 13 processioni ed altrettanti riti religiosi di matrimoni funerali e battesimi per non parlare poi di comunioni e cresime e benedizioni delle case. Chi ne risentirà di più di questo stato di cose sarà la popolazione, soprattutto quella giovanile. Non basta l’oratorio, le attività delle associazioni e delle confraternite a rivitalizzare un mondo cattolico mai sceso così in basso in fatto di iniziative.

Il nuovo modo di vivere, le tante e complesse problematiche di cui sono caricati i giovani, impongono la presenza costante, giornaliera del sacerdote quale punto di riferimento, sicuro, ancoraggio delle tante attese della gente.

Giorgio Alessandro Pacetti

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