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Nord Ciociaria Piglio

Piglio, trentadue anni dal primo avvistamento ufologico nella Ciociaria Valley

Tutto è avvenuto nel 1984 verso le ore 6 del mattino quando una macchina con due pendolari a bordo si è fermata al bivio tra la provinciale Piglio e l’Anticolana per Anagni, perché nel cielo azzurro di una mattinata invernale si stagliava una...

Tutto è avvenuto nel 1984 verso le ore 6 del mattino quando una macchina con due pendolari a bordo si è fermata al bivio tra la provinciale Piglio e l’Anticolana per Anagni, perché nel cielo azzurro di una mattinata invernale si stagliava una formazione di tre globi bianchi che, formando delle figure geometriche, si allontanavano in direzioni diverse. Il più importante di questi tre globi venne visto anche da una signorina di Paliano che per l’emozione uscì di strada sulla provinciale per Colleferro.

Non solo: grande ripercussione ebbe sul treno dei pendolari, perché, avendo visto il fenomeno in molti, ci fu durante il viaggio un continuo confrontarsi su quanto apparso nel cielo. Durante i segnali orari della radio i radioascoltatori venivano informati di questo interessantissimo avvistamento tanto da essere classificato dagli esperti “eccellente”.

Nella trasmissione di Italia Sera, condotta da Enrica Bonaccorti e Mino Damato, nel mese di Marzo 1984, per una settimana, si condussero accesi dibattiti cui partecipò il massimo esperto mondiale americano in ufologia mister Hinek, il padre dell’ufologia, morto nel 1986.

Un convegno si tenne a Piglio nel Giugno dello stesso anno al quale parteciparono i maggiori esperti italiani in ufologia del CUN (Centro Ufologico Nazionale) e della SUF (Sezione Ufologia Fiorentina) e alcuni parlamentari. Nel dibattito si ebbe la conferma che la Ciociaria si era rilevata una zona calda per gli avvistamenti ufologici.

Foto 2  del 23 Giugno 1984

Giorgio Alessandro Pacetti responsabile della SUF per il Lazio.

PIGLIO , FESTA LITURGICA DEL BEATO ANDREA CONTI.

“L’eterno Beato” per la Chiesa, un grande Santo per il popolo pigliese.

Piglio celebra l’annuale festa liturgica del Beato Andrea Conti, morto il 1° Febbraio 1302 nel romitorio, oggi convento di San Lorenzo. Una santa messa verrà celebrata Lunedì 1° Febbraio alle ore 9,30 da Sua Ecc. Lorenzo Loppa nella chiesa di San Lorenzo. Il Rettore P. Angelo Di Giorgio invita i fedeli e i devoti del Beato a partecipare alla celebrazione Eucaristica.

Il Beato Andrea nato ad Anagni nel 1240, nipote di Alessandro IV e zio di Bonifacio VIII (questo ultimo lo creò Cardinale nel 1295 ma egli rifiutò la nomina) l’anacoreta di Piglio vanta come pochi Santi, una travagliata e singolare storia legata al suo culto. Acclamato santo subito dopo la morte (per i miracoli in vita così elencati: miracolo dei pesci, dei fichi e degli uccelli, e innumerevoli dopo la morte e tra questi si annovera quello di cui beneficiò Benedetto da Piglio illustre umanista del trecento scampato da morte sicura nel carcere di Costanza in Germania proprio il 25 Novembre 1415 giorno della festa del Beato), dovette attendere fino al 1724 finché il pro zio Innocenzo XIII lo proclamò appena... Beato. Ma c’è dell’altro. Fino a quella data la sua festa cadeva il 25 Novembre e non il 1° Febbraio. Antiche fonti ci assicurano che quel giorno (25 Novembre) festivo a tutti gli effetti, il popolo intero, il clero e la civica amministrazione si recavano processionalmente fino alla sua tomba a quota 850 sul versante meridionale dello Scalambra. Torme di pigliesi e forestieri salivano in ginocchio la scala di diciassette gradini che conduceva alle sue reliquie riposte in una sontuosa cappella edificata dal contestabile don Filippo Colonna, cappella ora completamente rasa al suolo. Un documento rinvenuto nell’archivio Colonna di Roma qualche anno fa, risalente al 1656, l’anno della terribile peste di Manzoniana memoria, illumina ulteriormente la figura del Beato Andrea. Il parroco di allora, Domenico Janardi, informa il Principe che il male dilaga senza alcuna sosta e che il popolo non potendo digiunare, perchè stremato dal morbo malefico, è pur disposto a percorrere scalzo i due chilometri che separano il convento di San Lorenzo dal Paese, per strappare al Beato la grazia desiderata. Questo accadeva il 25 Novembre del 1656. Il Beato Andrea visse per oltre 30 anni in una grotta che un biografo del ‘700 ha giustamente definito come più “covile di fiere” che “stanza di uomini”, grotta che ancora si conserva integra ed accessibile ai visitatori. Il Beato Andrea pur essendo una figura di secondo piano rispetto alle grandi colonne della santità francescana può vantare però molti titoli a suo vantaggio. Il suo culto ha prodotto in Piglio uno dei più alti capolavori dell’arte barocca, la chiesa ellittica di San Lorenzo meta continua di studiosi. A Firenze il ciclo degli affreschi di Santa Croce, nella Cappella Castellani affrescata da Agnolo Gaddi tra il 1383 e il 1385 presenta anche figure di santi francescani ai lati delle scene. Tra queste, nella parte sinistra guardando la cappella, tra San Ludovico di Tolosa e Ubertino da Casale è inserita la figura del Beato Andrea Conti di Anagni, che rifiuta la porpora cardinalizia gettando via il cappello (rosso), insieme ad altre importanti figure del mondo religioso principalmente francescano conventuale.

Un’altra immagine del Beato Andrea Conti, viene ritratta esattamente nell’intradosso dell’arco della Cappella Rinuccini, affrescata da Giovanni da Milano tra il 1363 e il 1366;

un’altra immagine, in affresco del beato Andrea nella sacrestia della Basilica di Santa Croce molto simile a quella della Cappella Maggiore, tra il 1388 e il 1393, ma anteriore come datazione, dove il Beato è senza il libro in mano (dopo 1369, attribuita a Matteo di Pacino seguace di Giovanni da Milano). Qui il Beato Andrea è in compagnia di San Francesco, San Ludovico di Tolosa, Sant’Antonio da Padova. Il libro in mano, rappresentato successivamente, è quello scritto dal Beato sul parto di Maria Vergine. Infine un’altra immagine nella Cappella Maggiore in una delle vetrate.

A Piglio la più antica immagine del Beato Andrea Conti con il libro in mano è stata rinvenuta nel 1986 nella chiesa di San Rocco-Madonna della Valle, nell’affresco del 1300 di scuola giottesca-napoletana, insieme alla Madonna delle Rose con bambino in trono, a San Giovanni Evangelista, a San Leonardo e a Sant’Antonio Abate e nel soffitto della sacrestia della Collegiata santa Maria Assunta dove il Beato Andrea è raffigurato insieme e a San Lorenzo e la Madonna in trono.

A Ragusa Ibla una cartolina ritrae il Beato Andrea Conti nella chiesa di San Francesco.

Altri cicli pittorici riguardanti il Beato Andrea sono presenti in località di varie regioni d’Italia , quali Palermo, Asti, Chieti, Benevento, Firenze, Lucera, Ragusa Ibla, Piacenza, Noto e Oristano per non parlare delle località del Lazio, da Bagnoregio ad Arpino, da Nettuno a Poli, da Segni, a Veroli, da Ferentino ad Alatri oltre ad Anagni, dove è ritratto in una pala nella sacrestia della Cattedrale di Anagni e dove viene invocato come patrono “minus principalis” di tutta la diocesi. Per completare questo sguardo panoramico, dobbiamo anche aggiungere che, essendo stato il culto verso il Beato Andrea Conti, promosso quasi esclusivamente dai Frati Minori Conventuali, l’assenza forzata di detti religiosi da molte delle località su elencate ha influito negativamente sul culto medesimo, per cui se oggi non è difficile trovare in quegli stessi luoghi un quadro o un immagine pittorica che ricordi il Beato è diminuita e, a volte scomparsa la devozione a questo “insigne”, quanto umile Beato che, pur essendo stato raffigurato in ogni epoca ed in moltissime località, anche straniere, da ben tre secoli circa è rimasto semplicemente e solamente “Beato”.

Giorgio Alessandro Pacetti

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