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Piglio, Una settimana di preghiera per ricordare padre Quirico Pignalberi

A nove anni dalla chiusura del processo Diocesano per la beatificazione del padre Quirico  Pignalberi alla quale prese parte il Vescovo della Diocesi di Anagni-Alatri, Mons.  Lorenzo Loppa, insieme ad uno stuolo di frati e alle autorità civili del...

A nove anni dalla chiusura del processo Diocesano per la beatificazione del padre Quirico Pignalberi alla quale prese parte il Vescovo della Diocesi di Anagni-Alatri, Mons. Lorenzo Loppa, insieme ad uno stuolo di frati e alle autorità civili del circondario, un’altra esemplare iniziativa è stata messa in atto dai gruppi di preghiera per ricordare questo frate francescano in odore di santità. Le popolazioni dei luoghi in cui padre Quirico ha prestato il suo ministero (a Serrone che gli ha dato i natali, a Piglio dove è vissuto per oltre 50 anni, a Trevi nel Lazio dove il francescano ha riportato la pace tra i fedeli dopo il trasferimento del parroco, ad Anzio dove padre Quirico morì nel 1982), si apprestano a ricordarlo in un modo molto suggestivo. Alle ore 21 di ogni giorno tra l’11 Luglio, giorno della nascita, e il 18 Luglio, giorno della morte, in tutte le famiglie si reciterà il Santo Rosario, molto caro al padre Quirico, che l’assegnava spesso come penitenza in riparazione dei peccati commessi, a coloro che confessava. Attraverso la recita del Santo Rosario, si invoca la Sacra Congregazione della Città del Vaticano affinché provveda al più presto ad innalzare padre Quirico agli onori degli altari. La famiglia che reciterà il Santo Rosario dovrà esporre una candelina accesa di fronte alla porta di casa. Tutta la ciociaria guarda a padre Quirico con animo grato per tutto quello che ha fatto durante la sua vita in favore delle popolazioni ciociare con la parola e con l’esempio. Nel convento di San Lorenzo, custode di preziose memorie francescane, dove padre Quirico trascorse la maggiore parte della sua esistenza, molte persone vi ritornano e si raccolgono in preghiera sul sacro colle presso la cappellina del Sacro Cuore in Piglio, accanto alla sua tomba per chiedergli protezione ed aiuto, per riascoltare nel silenzio della propria coscienza la sua parola di incoraggiamento e di ripresa per avvicinarsi a Dio. Si raccontano di padre Quirico fenomeni straordinari che vanno dalla bilocazione, alle guarigioni, dalle grazie alle visioni, ad aiuti in momenti di pericolo. Il padre Quirico dall'apparenza debole, dall'abito dimesso, e dall'intensa orazione seppe lasciare dietro di sé una scia di pace e di bene. Molti ancora oggi ricordano la sua opera svolta in occasione della "Guerra al prete" che afflisse per diverso tempo il paese di Trevi nel Lazio. Padre Quirico fu grande "Maestro" di spirito: ancora oggi la maggior parte dei religiosi francescani del Lazio hanno ricevuto da Lui la prima formazione nell'anno di noviziato. Padre Quirico fu anche scrittore. Un inventario delle sue opere steso dopo la sua scomparsa (18.7.1982) enumera decine di quaderni e foglietti tra le cui righe emerge profonda dottrina teologica e una parte di questa produzione è ancora in via di pubblicazione. Il servo di Dio, Padre Quirico, che ha visto chiudersi il processo Diocesano per la causa di canonizzazione il 1° Luglio 2005, a motivo della sua fama di santità, è quindi uno dei Beati in ..”anticamera” facenti parte della diocesi di Anagni-Alatri. Grazie alla presenza del padre Quirico, Piglio ospitò tra le sue mura, nel lontano 1937, San Massimiliano Kolbe confondatore con il padre Quirico della Milizia dell'Immacolata che conta numerosi iscritti nelle nostre contrade ciociare. Giorgio Alessandro Pacetti

ITER DI SANTIFICAZIONE

Vademecum per capire il cammino di servi di Dio, beati e venerabili tra processi, “avvocati del diavolo” e miracoli.

Due chiacchiere con padre Ernesto Piacentini, lo storico dei frati minori Conventuali e vice Postulatore della “causa di Canonizzazione del Padre Quirico Pignalberi ofm Conventuale”.

Servo di Dio, riconoscimento delle eroiche virtù, venerabile, beato e santo.

Sono questi i gradini della scala a detta di padre Ernesto che porta un comune mortale, frate, sacerdote, suore o laico che sia, a sedere al fianco dei santi del Paradiso.

La strada da percorrere è lunga e tutta in salita dice padre Ernesto e non ci sono purtroppo scorciatoie.

La vita degli “aspiranti” viene sottoposta ad attente analisi da parte di tribunali ecclesiastici di vario livello, così come le opere, a detta di padre Ernesto, vengono con grande scrupolo esaminate, sezionate, scrutate. E poi occorrono fatti concreti. Cioè miracoli, almeno un paio. Tutto, comunque, ha inizio con l’istruzione dell’inchiesta diocesana promossa dal cosiddetto attore, un singolo fedele oppure un’associazione di fedeli, una diocesi, una parrocchia o una congregazione religiosa. Tocca all’attore (che può agire solo per il tramite di postulatori o vice-postulatori) proporre al Vescovo competente l’avvio della causa di canonizzazione (santificazione) ed accollarsi tutte le spese, spesso ingenti, del processo. L’attività di queste persone consiste nel raccogliere documenti, testimonianze, scritte o orali, ed altre prove. Il Vescovo, accertata la fondatezza della causa, dà il via libera all’inchiesta (a questo punto l’”aspirante” acquisisce il titolo di servo di Dio).

Per il nostro P. Quirico Pignalberi ofm conv. tutto è iniziato ventidue anni fa il 29 Giugno del 1992, nella chiesa di San Lorenzo in Piglio. A presiedere la prima sessione del processo è stato l’allora Vescovo della Diocesi di Anagni-Alatri, Luigi Belloli davanti alle autorità civili e religiose ed a numerosissimi fedeli giunti da ogni parte, dopo la richiesta avanzata dal postulatore padre Ambrogio Sanna al Vescovo di Albano Mons. Bernini, nella cui diocesi padre Quirico è morto (Anzio 18/07/1982), perché il processo canonico potesse svolgersi presso la curia anagnina, ordinaria dei luoghi, ove il religioso visse ed operò per circa 50 anni.

Ritornando all’iter di santificazione, continua padre Ernesto, svolti ulteriori controlli attraverso i promotori di giustizia, i cosiddetti avvocati del diavolo, ed i censori teologi, il Vescovo informa la Santa Sede. Questa, a sua volta, esaminata la documentazione, concede o meno il nulla osta al proseguimento dell’iter di santificazione. In caso di diniego, e non sono pochi gli esempi, la causa viene bloccata. Se il responso è invece positivo, la parola passa dalla diocesi alla Santa Sede ed entra in gioco la Sacra Congregazione per le cause dei Santi. Se anche il giudizio della Congregazione è positivo, viene proclamata l’eroicità delle virtù dell’”aspirante” che diviene venerabile. A questo punto scocca l’ora dei …miracoli. Per essere nominati beati, infatti ne è necessario almeno uno (riconosciuto tale da apposita equipe medica): in genere si tratta di guarigioni definite impossibili con i normali mezzi scientifici. Nel caso la Congregazione dia l’ok al miracolo, “l’aspirante” assurge al rango del beato. Il passaggio alla santificazione, secondo l’attuale procedura, avviene solo in seguito ad un altro miracolo ottenuto per intercessione del servo di Dio dopo la sua beatificazione.

1 Luglio 2005 Il Vescovo Loppa insieme a don Marcello chiusura del processo 29 Giugno 1992 apertura del processo

Giorgio Alessandro Pacetti

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