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Anagni, un'azienda del posto non riesce ad avere il DURC per un centesimo di scoperto che poi arriva ad un milione di miliardi di euro

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMOP DA FEDERLAZIO: Potrebbe essere una vicenda comica se gli effetti non fossero drammatici per un’impresa del nostro territorio costretta a districarsi nei meandri di una burocrazia cieca e assurda.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMOP DA FEDERLAZIO: Potrebbe essere una vicenda comica se gli effetti non fossero drammatici per un’impresa del nostro territorio costretta a districarsi nei meandri di una burocrazia cieca e assurda.La storia è questa ….…. Nel luglio scorso ad una azienda di Anagni che aveva regolarmente presentato richiesta di DURC, l’INPS fa sapere che la risposta alla stessa è negativa perché l’impresa risulta scoperta per 0,01 €. Si, un centesimo! L’imprenditore resta allibito anche perché la raccomandata per comunicargli l’importo mancante è costata 5,70 € cioè 570 volte in più del centesimo mancante. Inutile dire che l’imprenditore chiama l’INPS, fa valere le proprie ragioni, anche in modo vibrato. Ma la burocrazia è spietata: è necessario saldare lo scoperto di un centesimo.

Va tenuto presente che l’azienda in questione chiede mediamente un DURC ogni 15 giorni e che a causa di questo “disguido” nel frattempo non può partecipare a delle gare.

Inutile aggiungere che l’imprenditore è costretto nel periodo in questione a fare i salti mortali per garantire continuità alla propria azienda. E per non compromettere tutto questo decide anche di versare altre somme relative ad attività che nel frattempo non esercita più, ma che la burocrazia continua a conteggiare.

Ad ottobre poi il colpo di scena finale: l’INPS fa sapere che il DURC non può essere rilasciato per uno scoperto contributivo pari a un milione di miliardi di euro (€ 1.000.000.000.000.000,00)

Una cifra esorbitante che corrisponde al costo di 500.000 lavoratori assunti!

Ma questo è, se vi pare e anche se non vi pare ……

L’imprenditore ha deciso di lottare, ma inevitabilmente la depressione sopraggiunge.

La Federlazio ha stabilito di scendere in campo a sostegno di questa persona che lavora e crea lavoro e che si ritrova in una situazione kafkiana che però sta pregiudicando la normale attività.

Federlazio chiede agli organi preposti di risolvere al più presto quello che appare chiaramente come un macroscopico errore ingiustificabile e chiede anche che all’imprenditore venga perlomeno chiesto scusa.

La sua storia testimonia come sia difficile fare imprese in Italia, non soltanto per colpa della crisi ma anche per responsabilità di una burocrazia che davvero non si rende conto dei danni irreversibili determinati.

Vengono alla mente le parole di quel famoso scrittore che affermava “che la situazione è grave ma non seria”.

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