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Valle del Sacco, RETUVASA; dall'incontro in Regione emerge la volontà di potenziare l'ufficio di bonifica

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: Lo scorso Venerdì 26 febbraio scorso siamo stati ricevuti dall’Area Lavori Pubblici della Regione Lazio, dietro nostra richiesta di audizione per avere aggiornamenti sulla situazione di alcune attività riguardanti il SIN...

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: Lo scorso Venerdì 26 febbraio scorso siamo stati ricevuti dall’Area Lavori Pubblici della Regione Lazio, dietro nostra richiesta di audizione per avere aggiornamenti sulla situazione di alcune attività riguardanti il SIN Bacino del fiume Sacco.

Presenti l’Avv. Eugenio Monaco, l’Avv. Mara Maroni, il rag. Fabio Iacobello; per Retuvasa, Alberto Valleriani e Roberto Rosso.

L’Amministrazione sta effettivamente dimostrando la disponibilità, più volte dichiarata, ad interloquire con le associazioni. Il confronto è stato molto articolato e alcuni punti ci sono sembrati rilevanti.

In particolar modo, è emersa la volontà di potenziare l’Ufficio Bonifica dei Siti Inquinati della Regione Lazio nella partecipazione/gestione al procedimento del SIN, anche in base all’esperienza accumulata dall’ex Ufficio commissariale, che non deve andare dispersa.

La prima richiesta si è concentrata sulla situazione degli acquiferi nel territorio industriale di Colleferro, in particolare sulle autorizzazioni allo scarico del depuratore consortile, oggetto nei mesi passati di contesa tra la società Servizi Colleferro S.c.p.a. e la Provincia di Roma.

Ricordiamo che il TAR si è pronunciato a favore della provincia di Roma, stabilendo che la competenza al rilascio dell’autorizzazione allo scarico finale del depuratore, essendo collettati gli scarichi degli impianti MISE (Messa in Sicurezza d’Emergenza) e/o bonifiche, ricade sulla Regione, in quanto succeduta all’ex Ufficio commissariale, oppure al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, in virtù della competenza per il SIN.

In tale contesto, la Regione, in esecuzione della decisione del TAR Lazio, e in attesa che il Consiglio di Stato si pronunci sull’appello proposto dalla Servizi Colleferro S.c.p.a, dopo aver sollecitato il Ministero, ha rilasciato l’autorizzazione provvisoria allo scarico finale del Depuratore consortile di Colleferro, vincolandola alla durata della contabilità speciale comprese eventuali proroghe.

Il rilascio del suddetto titolo autorizzatorio consentirà, oltre al proseguimento delle attività di MISE, essenziale per il completamento dell’azione di bonifica, anche l’avvio in tempi certi dell’impianto di bonifica dell’acquifero, realizzato da SE.CO.SV.IM., con un impegno di spesa, a carico di quest’ultima, di circa 4,5 milioni di euro.

In secondo luogo, ci siamo soffermati sulla situazione di ARPA2, i cui tempi di gara d’appalto si sono assai prolungati, sia per l’oggettiva complessità della materia, sia a causa della cessazione dello stato di emergenza. Attualmente l’appalto per i lavori di messa in sicurezza permanente ARPA2 è stato affidato, perciò a breve dovrebbero partire i lavori, della durata di circa 593 giorni lavorativi, condizioni meteorologiche permettendo.

La prima fase dei lavori si concentrerà sulla ricognizione volta ad escludere la presenza di ordigni bellici, di prassi nell’area di Arpa2, vista la storia dell’area.

Il costo di tale sezione di bonifica è di circa 4,3 milioni di euro, per l’80% a carico di SE.CO.SV.IM.

L’ex Ufficio Commissariale ha in dotazione di cassa liquidità per circa 8 milioni di euro, da utilizzare per gli interventi già programmati, tra cui anche la bonifica dell’area denominata “Chetoni Feniglicina”, che sarà uno dei prossimi passaggi.

Altri fondi, secondo la Regione, dovrebbero essere recuperati, essendo stati anticipati dai POR e FESR degli anni precedenti, auspicando che ci si possa fare affidamento.

Abbiamo inoltre chiesto quale ruolo la Regione intenda giocare nella gestione del nuovo SIN, una volta completato il percorso della nuova perimetrazione.

La risposta è stata che, di fronte alla straordinaria complessità ed estensione del SIN, risulta necessario condurre un’indagine preliminare su Area Vasta, che dia indicazioni sulla situazione ambientale e, in caso di superamenti dei parametri di legge, attivare procedure di caratterizzazione, che richiedono un uso ben maggiore di risorse, prendendo a riferimento anche i risultati dell’indagine epidemiologica ancora in corso ed estesa dall’ultima campagna sino all’area di Ceccano.

È intenzione dell’Area regionale richiedere il controllo delle procedure amministrative e finanziarie all’autorità nazionale anti-corruzione (ANAC), presieduta da Raffaele Cantone, e valutare la possibilità di effettuare accordi anche con reparti specializzati ambientali dell’Autorità Giudiziaria.

L’Avv. Monaco ha ribadito i concetti esposti (in particolare nell’interlocuzione con noi) in occasione del Convegno del 27 febbraio scorso organizzato dall’Amministrazione del Comune di Ceprano, una delle più reattive in questo periodo su tutti i fronti aperti nella Valle del Sacco, ribadendo la disponibilità al confronto con tutti gli interlocutori.

Non è superfluo ricordare e sottolineare, in quel Convegno, l’intervento dell’On. De Angelis, presidente del consorzio industriale ASI di Frosinone, che ha manifestato la disponibilità ad essere soggetto attuatore di indagini ambientali. Tale intervento ci lascia molto perplessi, in quanto potrebbe essere più un sintomo dell’interesse ad amministrare i fondi della bonifica, peraltro drammaticamente insufficienti, che tecnicamente motivato da specifiche ed effettive competenze dell’ente in questione.

Inoltre, riteniamo imperativo far valere il principio “chi inquina paga”, coinvolgendo tanto i responsabili delle cause dell’inquinamento, quanto i responsabili della mancata vigilanza.

Al riguardo, l’Avv. Monaco ha affermato che tutte le indagini e le attività svolte saranno in danno ai soggetti responsabili, una volta individuati dall’Ente provinciale.

L’on. De Angelis, in qualità di Presidente del Consorzio ASI, a nostro avviso dovrebbe invece preoccuparsi di trovare al più presto una soluzione per l’allaccio delle aziende al depuratore consortile di Anagni, di cui tale Consorzio è gestore. Ricordiamo che il depuratore, non ancora in funzione, sono stati spesi in un ventennio circa 20 milioni di euro, di cui parte anche dall’ex Ufficio Commissariale.

Si è accennato all’avvio di un Contratto di Fiume per il Sacco, da realizzarsi contestualmente alla gestione del SIN, i cui obiettivi primari sono l’equilibrio idro-geologico e la qualità delle acque. Importanza particolare ha la sistemazione degli argini e dei terreni ripariali per la riduzione del rischio delle esondazioni, mentre con la creazione di piste ciclabili si potrebbero realizzare forme di controllo popolare contro gli scarichi abusivi e favorire la pubblica fruizione dell’area fluviale e lo sviluppo turistico. Uno strumento da costruire con logica di sistema, trasparenza e partecipazione, contro ogni tentazione di corsa all’accaparramento di fondi.

Nel corso del convegno succitato, la consigliera regionale Daniela Bianchi ha ribadito l’unitarietà e la necessità di un coordinamento di tutte le attività finalizzate al risanamento ambientale e al rilancio sociale ed economico della Valle del Sacco; in proposito, restiamo in attesa di sapere quale sorte subirà e di quali compiti si farà carico il tavolo di lavoro sulla Valle del Sacco da lei presieduto in consiglio regionale.

In conclusione, i tempi per la nuova perimetrazione si sono leggermente allungati per il ritardo delle procedure di alcuni Comuni. Si spera sia emanato per metà maggio il relativo decreto ministeriale.

Si riparte portando a conclusione le attività già progettate, finanziate e avviate.

Si riparte con una quota di fondi già stanziata che, per quanto inadeguata rispetto alle dimensioni e alla complessità del territorio inquadrato nel SIN, richiederà idonee procedure di controllo e gestione.

Le vicende pregresse hanno dimostrato la necessità di forme adeguate di collaborazione e coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti nell’azione di bonifica - Ministero, Regione Lazio, Comuni, Reti Associative - e un’assoluta trasparenza nei processi decisionali ed operativi.

Capacità di collaborazione, efficacia organizzativa e trasparenza saranno resi possibili da una adeguata gestione dei processi informativi, che si è dimostrata invece sinora tragicamente inefficiente.

In proposito, i nostri interlocutori hanno ventilato l’ipotesi di un link sul sito istituzionale della regione, in cui far migrare le documentazioni che man mano verranno prodotte.

Da parte nostra abbiamo garantito la massima disponibilità ad attivare processi collaborativi e trasparenti sul territorio, non trascurando le altre vertenze aperte, come quelle del ciclo dei rifiuti e della gestione del Sistema idrico Integrato, legate inestricabilmente alla bonifica dei territori inquinati, terreno di mobilitazione crescente nei prossimi mesi.

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