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Martedì, 23 Aprile 2024
Valle Del Sacco

Carpineto, Bovini inselvatichiti: ondata di insulti al Sindaco che denuncia tutti

Una situazione che si sta facendo sempre più pesante. Oltre 1000 le offese e le minacce ricevute in rete dal primo cittadino

L’annoso problema dei bovini inselvatichiti che vagabondano in giro per i monti Lepini nella zona a sud di Roma continua ad entrare pesantemente nella vita dei cittadini e degli amministratori. Su questo argomento e sulle decisioni prese negli anni passati abbiamo scritto molti articoli ed ora dobbiamo tornare ad occuparcene perché il giovane sindaco di Carpineto Romano Stefano Cacciotti dopo la valanga di insulti ricevuti da “presunti animalisti” è stato costretto a sporgere denuncia a questa ondata di violenza verbale che lo sta innondando da oltre un anno ed ha deciso di raccontare il tutto sui social.

Una decisione certamente non facile, presa insieme al suo avvocato ed alle forze dell’ordine per cercare di porre fine a questa immensa macchina mediatica del fango che non propone nessuna soluzione al problema delle mucche vaganti per le strade del territorio, che soprattutto di notte diventano dei veri e propri incubi per gli automobilisti della zona, ma che porta solo odio. Dopo lo sfogo in rete del primo cittadino carpinetano molti gli attestati di stima e di solidarietà che stanno arrivando all’amministratore dai cittadini e dagli altri amministratori dei paesi limitrofi.

Lo sfogo del primo cittadino in rete

“È almeno un anno che mastico amaro leggendo insulti di ogni tipo da parte di semisconosciuti quando si parla del problema dei bovini inselvatichiti. Ho sempre soprasseduto sposando in pieno il vecchio adagio secondo cui l’ignoranza si mortifica col silenzio e convinto di dover rendere conto delle mie azioni solo ed esclusivamente ai cittadini di Carpineto che, al contrario, alle nostre azioni di contrasto hanno sempre risposto manifestando apprezzamento e vicinanza.

C’è un limite oltre il quale però diventa necessario mettere un freno ed è quando la maleducazione, a cui mio malgrado ero abituato, sfocia in violenza verbale, proprio come avvenuto negli ultimi due giorni. Diverse “ronde social”, infatti, hanno pensato di scatenare la propria frustrazione verso il sottoscritto rivolgendomi circa 1.000 (mille!) tra insulti e ingiurie con commenti e messaggi privati.

Così, dopo un confronto con il mio avvocato e le forze dell’ordine, ho deciso di presentare questa mattina una denuncia per diffamazione alla Polizia Postale di Roma, corpo specializzato nella repressione dei reati commessi tramite Internet: credo che saranno in molti, a breve, a dover rispondere delle proprie azioni.

Poco importa che il “linciaggio” sia avvenuto su una piazza virtuale: sono reati esattamente come lo sarebbero se le intimidazioni fossero avvenute verbalmente o di persona e che quindi vanno denunciati alle autorità competenti. Queste persone non possono e non devono pensare di restare impunite davanti a un simile oltraggio verso un rappresentante delle istituzioni democratiche.

Sono convinto che quest’odio esasperato e maniacale da parte di certi soggetti vada fermato perché istiga alla violenza e nulla ha a che vedere con il civile scambio di opinioni riguardo un tema, peraltro, molto delicato e complesso come quello dei bovini inselvatichiti a Carpineto di cui, probabilmente, molti di loro fino a ieri ne ignoravano l’esistenza. Oltretutto queste offese, alcune dall’acre sapore razzista che continuano a proliferare da ogni parte d’Italia, non colpiscono soltanto il sottoscritto ma l’intera comunità di Carpineto Romano.

Mi auguro quantomeno che le associazioni animaliste, di cui tanti insultatori si fregiano di far parte, prendano immediatamente le distanze da questa ignobile gogna. 

Noi, in ogni caso, non indietreggiamo di un millimetro e andiamo avanti: il 4 ottobre ci sarà anche la prima udienza del processo contro alcuni “noti” concittadini che, durante una cattura, minacciarono i pubblici ufficiali presenti. Ho voluto che il Comune si costituisse parte civile, senza esitazioni e senza timore di ritorsioni, perché era doveroso stare al fianco di quelle persone che quella mattina, con impegno e dedizione, stavano lavorando per il bene e la sicurezza della nostra comunità. Non saranno quindi di certo un centinaio di leoni da tastiera a potermi intimorire”.

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