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Valle Del Sacco

Colleferro, Camilli: "24 Mln di euro da gestire per il post mortem della discarica"

La rappresentante del comitato residenti torna sull'argomento della discarica che è entrata anche nella campagna elettorale delle regionali

Per risolvere il problema dei rifiuti della Capitale, la Regione ed il Comune di Colleferro, attraverso il consorzio Minerva, vogliono rimettere in esercizio la discarica “chiusa” per risolvere le “emergenze” di Roma, che durano da appena 20 anni circa, qualunque sia stata la sua Amministrazione politica. A Colleferro e nella valle del Sacco le ondate di protesta erano all’ordine del giorno, mentre oggi le manifestazioni, come forma di partecipazione dei cittadini, sono praticamente scomparse (per riprendere dopo le elezioni regionali?).

Paradosso nel paradosso

"Nel 2014 per dire “basta monnezza” da Roma alcuni consiglieri di opposizione, tra cui l’attuale Sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna - cosi in una nota inviata alla stampa Ina Camilli Rappresentante Comitato residenti Colleferro - sono saliti sul tetto del Comune per srotolare due striscioni. Paradossalmente qualche anno dopo, la maggioranza e la Giunta ambientalista guidata da Sanna hanno gradito la sopraelevazione e la riattivazione della discarica: nel 2018 i tir, numerosi, sono arrivati sulla Palianese accompagnati dall’invocazione “più monnezza” da Roma.

Due anni dopo il Sindaco mobilita il territorio e platealmente “chiude” la discarica con un lucchetto sovranista, che oggi vuole divellere e può farlo perché la discarica è sempre stata aperta: né Sanna né il Comune possono chiuderla, ma deve farlo – speriamo un giorno non lontano – la Regione.

Perché il Comune, socio capofila del consorzio, progetta la riattivazione con nuovi conferimenti? Il suo interesse è incassare il finanziamento di 24 milioni di euro impropriamente stanziati dalla Regione ed assegnati discutibilmente all’Amministrazione colleferrina per il post mortem?

Il consorzio, con il modesto capitale sociale di 66.302,08, con quali attività ed entrate (oltre la Tari, ancora riscossa dal Comune) intende finanziare la sua gestione (personale ed investimenti) ed il progetto di riconfigurazione di oltre 17 milioni? Quali garanzie finanziarie, obbligatorie a favore della Regione, sono state prestate da Minerva per gestire la fase operativa e post-operativa?

Riattivazione di Colle Fagiolara

Nelle ore conclusive della campagna elettorale per il rinnovo della Presidenza della Regione, la Direzione ambientale regionale accelera sull’iter burocratico e convoca la II riunione della Conferenza di servizi per il prossimo 10 febbraio.

Questa volta non solo ci hanno invitato, ma hanno rispettato con zelo e riverenza i termini di convocazione, che si scontra con i tempi morti degli ultimi anni, durante i quali Comune e Lazio Ambiente spa – la società regionale di gestione della discarica fino a giugno 2022 - non hanno garantito la piena gestione della discarica, che nel tempo si è pericolosamente deformata in termini di stabilità, sicurezza sanitaria e ambientale.

Iter istruttorio

Progetto per la “Riconfigurazione morfologica della discarica, capping finale e miglioramento impiantistico” sottoposto dalla Regione alla Valutazione di impatto ambientale (VIA), nell’ambito del Provvedimento autorizzatorio unico regionale (PAUR, art. 27-bis del D.Lgs. 152/2006).

Nel 2022 il Comune ed il consorzio hanno presentato un nuovo progetto per stabilizzare morfologicamente colle Fagiolara e colmare la depressione dell’invaso con terra (a causa dell’interruzione anticipata dei conferimenti la conformazione del sito è instabile e non può essere portato a chiusura finale).

Nella prossima Conferenza di servizi le Amministrazioni devono esprimere il parere sul progetto per una compiuta valutazione degli eventuali impatti negativi in materia ambientale e sanitaria, ma l’Area rifiuti della Direzione regionale ha già espresso parere negativo.

E’ credibile che Comune e consorzio prima di avviare il nuovo progetto non abbiano ipotizzato il diniego da parte della Regione, posto che il precedente progetto, presentato da Lazio Ambiente spa, prevedeva di conferire un mix di terra e Fos (frazione organica stabilizzata)?

Per superare tale contrarietà è fondamentale che il Comune e il consorzio presentino pareri adeguatamente motivati dal punto di vista tecnico-ambientale, sanitario ed economico e che Arpa ed Asl si pronuncino esplicitamente. In tali procedimenti, infatti, l’aspetto che viene sottovalutato in modo grossolano riguarda il possibile “pericolo o danno per la salute pubblica”. Perciò chiediamo che venga pienamente considerato, anche in via cautelativa soprattutto dal Sindaco, il solo che può e deve rilasciare come massima autorità sanitaria del territorio il parere di sua competenza.

Il Comune inoltre coinvolga le Amministrazioni territoriali limitrofe, che sono interessate dalle ricadute negative del progetto, in funzione di supporto, sollecitandoli a partecipare alla Conferenza di servizi, richiesta che questo Comitato ha già inoltrato.

Partecipazione del pubblico

Comitati e associazioni sono ammessi in Conferenza di servizi in qualità di uditori, con diritto di presentare osservazioni, sebbene non ci risulta che vengano contro dedotte e prese in considerazione ai fini della decisione finale.

Chiediamo perciò alla Regione, in quanto autorità competente, di riscontrare le nostre osservazioni ai fini del provvedimento finale, come ci ha assicurato il dott. Vito Consoli, della Direzione regionale ambiente, in altro procedimento (risposta al Coordinamento Cittadini Lazio, di cui fa parte anche questo Comitato, R.U. 1054676, 20.12.2021).

Comune finge di non sapere

A gennaio del 2020 la Regione non aveva fatto mistero con l’Amministrazione colleferrina circa l’intenzione di riutilizzare colle Fagiolara non più per lo smaltimento di rifiuti urbani, ma per il recupero della Fos e di rinnovare l’autorizzazione integrata ambientale (AIA).

A febbraio del 2021 Lazio Ambiente spa stava già acquisendo gli studi di fattibilità tecnico-economica e la progettazione definitiva per l’adeguamento morfologico della discarica.

Colleferro pattumiera di Roma

La Regione, infatti, ha scritto a chiare lettere che la discarica deve restare a servizio di Roma, secondo la più miope tradizione politica sulla gestione dei rifiuti degli ultimi decenni, che si regge sulle ingenti quantità di indifferenziato della Capitale. E lo hanno ribadito l’ex Presidente della società di rifiuti, Daniele Fortini, e l’Assessore Massimiliano Valeriani, secondo i quali il compound industriale previsto a Colleferro "rappresenta uno dei cardini del nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti" e “il fulcro del Piano industriale di Lazio Ambiente spa".

Europa e PNRR

Le discariche sono in infrazione comunitaria, non sono impianti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, devono essere dismesse e bonificate. In proposito un ampio studio del Dipartimento di epidemiologia del Lazio ha rilevato l’incremento di patologie cancerogene del 34% per i residenti entro un raggio di 5 km in ognuna delle 9 discariche del Lazio.

Pertanto gli Enti convocati in Conferenza di servizi, nel rispetto della normativa italiana e comunitaria, devono incardinare il procedimento alla c.d. tassonomia DNSH, così come assimilato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, per scongiurare ulteriori interferenze e aggravamenti ambientali e sanitarie.

Colleferro e valle del Sacco

Alle nostre Amministrazioni dovremo dare ancora una risposta in termini di azione collettiva e di protesta sociale per respingere questo insensato attacco al territorio, non senza trarre una conclusione critica sulle mobilitazioni del recente passato e sul loro rapporto con le forze politico-istituzionali.

Il vasto movimento che si era affacciato in piazza, rilevante per il numero di partecipanti e le esibizioni mediatiche, meno per le azioni prodotte, dopo una forte impennata si è indebolito a causa della spaccatura tra protesta e movimento, che non sono andati avanti di pari passo.

Il movimento in parte si è inabissato, in parte si è istituzionalizzato e la frammentazione ha reso impossibile la sopravvivenza di un vero movimento locale, che ha finito per perdere la sua spinta e che nel campo di battaglia non ha ritrovato l’alleato istituzionale".

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