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Colleferro, l’amministrazione conferma la chiusura della discarica per il 31 dicembre 2019

In una nota tutti i passaggi dallo spostamento dei tralicci al riempimento definitivo

Dopo la notizia di ieri con la quale la regione Lazio confermava che la discarica di Colleferro è stata autorizzata a ricevere altri 600 mila metri cubi di rifiuti trattati fino al 2019 (l’assessore Calamita a frosinonetoday.it ha parlato di 485 mila) arriva il comunicato dell’amministrazione guidata dal sindaco Sanna che rassicura la popolazione sulla data dell’effettiva chiusura di Colle Fagiolara.

“La discarica non l’abbiamo fatta noi”

“Non vi racconteremo  - spiega appunto l’amministrazione comunale di Colleferro - la storia che la discarica “Non l'abbiamo fatta noi”, la conoscete già. Vi racconteremo la storia di come si risolvono problemi enormi. Alcuni li affrontano scappando o cercando di fermare il mondo. Il problema rimane là in attesa di qualcuno che lo affronti. Sta volta è capitato a noi che invece lo affrontiamo, risolvendolo. La soluzione passa per la gestione della discarica fino a fine vita. Daremo le migliori garanzie ambientali ed effettueremo una gestione seria dei ristoro ambientale. Ci vorranno pazienza e comprensione e la discarica tra qualche anno sarà solo un ricordo! Usciranno articoli di cronaca sulla questione discarica anche 2 volte a settimana fino al 2020. Non abbiate paura, le difficoltà che abbiamo vissuto fino ad oggi legate alla discarica stanno per finire. Abbiamo convissuto con quel mostro per più di 20 anni, stiamo entrando nel suo ultimo anno di vita con la garanzia che non se ne parli più perché, come più volte ribadito, questa chiuderà il 31 dicembre 2019”.

Si vuole creare il caso

“La questione dei rifiuti di Roma più volte enfatizzata non è altro che un pretesto per creare il caso. I rifiuti che vanno in discarica da sempre vengono prodotti dalle città che siano Roma, Colleferro o chi che sia e vanno negli impianti che li dividono. Lo scarto stabilizzato a norma di legge va in discarica ed il produttore è in quel caso l’impianto. Un sistema, quello attuale, contro il quale ci stiamo battendo e che il nuovo gestore che stiamo creando si candiderà a sostituire con paradigmi virtuosi, orientati all’economia circolare ed al rispetto totale dell’ambiente. Allo stesso modo siamo sicuri che Roma, nel corso dei prossimi anni, risolverà i suoi problemi con l’impegno della giunta capitolina e del confronto posto in essere in seno al Consiglio Metropolitano”.

Come sapete gestire un sito del genere è una cosa molto delicata e non può essere fatto a cuor leggero. Le soluzioni individuate devono essere idonee a garantire il rispetto dell’ambiente, la fattibilità economica degli interventi ed una duratura stabilità del sito per i prossimi 20 anni. Dovendo tornare a parlare della discarica ci teniamo a ribadire i seguenti concetti.  I tralicci interni alla discarica rappresentano una fonte di rischio importante e sono il principale motivo per cui questa non può essere definitivamente chiusa. Il loro spostamento libererà 480’000 metri cubi e non 600’000 che sono il frutto di una stima fatta ormai di 2 anni fà non più attuale.

La fase post spostamento dei tralicci

“Una volta spostati la discarica va coltivata come prevede la normativa, sia perché ha ancora delle volumetrie autorizzate, seppur piccole rispetto al totale, sia perché vanno garantite le condizioni geologiche migliori per la tenuta dei fronti, cosa che allo stato attuale non si verifica nei fronti interni.  Il capping inizierà a breve sulla parte esterna, ormai vecchia e sufficientemente stabile per iniziare questa importante opera, a dimostrazione che la discarica chiude. Ciò sarà fatto con fondi regionali pari a circa 2 milioni di euro, che ci sono e sono pronti. All’interno non è possibile iniziare il capping perché le pendenze e l’ammanco di materiali sono entrambi eccessivi e non è possibile effettuare opere geologiche sufficientemente stabili da garantire la sicurezza dei fronti negli anni”.

Il riempimento andrà fatto con rifiuti

“Il riempimento va fatto con rifiuti – continuano gli amministratori di Colleferro - questa cosa non piace a nessuno ma non ci sono alternative valide. Il motivo è semplice: quando si fa il progetto di una discarica vengono calcolati i costi di gestione e quelli relativi al post mortem, la loro somma è divisa per il numero di tonnellate ipotetiche e genera la cosiddetta “tariffa” espressa in euro a tonnellata. In pratica ci si deve avvicinare quanto più possibile alla quantità di rifiuti autorizzati per garantire le coperture economiche. Allo stato attuale chiudere la discarica costerebbe molto di più, sapendo in anticipo che mancherebbero le economie associate ai mancanti metri cubi. Una situazione quasi impossibile da affrontare che invece deve avere tempi certi e coperture economiche adeguate per realizzare una copertura della discarica degna di questo nome.

Alcuni propongono alternative a questo piano.

“Fra queste il riempimento con terra vegetale, che significherebbe trovare due cose: varie colline da sventrare per riempire una discarica con i materiali di cui è già fatta per un tempo relativamente breve e, soprattutto, trovare qualcuno che sia disposto a pagare cifre incalcolabili per farlo quando ancora oggi si dibatte su come trovare i soldi per la bonifica del SIN. Probabilmente riempire la discarica in quel modo avrebbe bisogno di coperture economiche tali da renderlo impossibile. Alcuni dicono di sbancare le due colline ed unirle. I costi in questo caso sarebbero ancora più alti della precedente proposta per un motivo molto semplice: sarebbe l’operazione ambientale più rischiosa mai tentata a Colleferro. Aprire i fronti di una discarica significa liberare biogas e percolato emanando miasmi inenarrabili”.

Non si può lasciare cosi

“Infine alcuni sono convinti che sia meglio lasciare tutto così. Una discarica abbandonata a se stessa, con volumetrie autorizzate eventualmente sfruttabili con ordinze prefettizie e che ci riporterebbero allo stato attuale: una discarica che per essere chiusa va riempita. La nostra idea è quella di intervenire subito, coltivare la discarica nel rispetto delle normative europee, facendo partire subito il capping ovunque è possibile e garantendo un buon utilizzo degli introiti derivanti con importanti opere di miglioria ambientale nel territorio circostante. In conclusione, una parte di quei fondi verranno utilizzati per finanziare la realizzazione dell’impiantistica virtuosa che segnerà la fine della presenza di discariche ed inceneritori. Tra la scelta di girarsi dall’altra parte e lasciare tutto così o intervenire e creare le condizioni per un recupero ambientale dell’area con concrete possibilità di sviluppo non abbiamo dubbi. Scegliamo la seconda”.

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