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Sin fiume Sacco, il Mite boccia la richiesta di sospensiva della perimetrazione della Regione Lazio

Il ministero ripercorrendo il percorso che ha portato alla perimetrazione attuale ha ribadito che nel caso di specie non ci sono i presupposti di legge per avviare la procedura ex novo 

Il Commissario Straordinario – responsabile unico per l’attuazione (RUA) dell’Accordo di Programma del SIN Bacino Fiume Sacco, alla fine del mese di giugno ha formalmente richiesto l’avvio del procedimento per la riperimetrazione del SIN “Bacino del Fiume Sacco” ai sensi dell’art. 17-bis del decreto legge 152/202. (rif. nota prot. n. 638207 del 28/06/2022, acquisita dal Ministero al prot. n. 81240 del30/06/2022)

La richiesta che era stata bollatta come un'iniziativa "errata" dalla sottosegretaria Fontana è motivata “a seguito della necessità di rivalutare la sussistenza dei requisiti ex articolo 252 per tutte le aree attualmente rientranti nel perimetro della Valle del Sacco, anche alla luce delle risultanze delle indagini e delle istruttorie eseguite nell’ambito delle richieste pervenute per le varie autorizzazioni”. 

"Abbiamo già espresso - Si legge in una nota a firma dell'ass. Rete per la Tutela della Valle del Sacco e del Circolo Legambiente Anagni - APS - la nostra posizione contraria a tale ipotesi, e la ribadiamo in questa sede, perché riteniamo inconcepibile gettare alle ortiche il lavoro delle Conferenze di Servizi per la riperimetrazione del SIN, alle quali ha partecipato compatto il territorio della Valle del Sacco: dalle amministrazioni locali, agli ordini professionali, alle associazioni di cittadini.

La richiesta di sospensiva del perimetro SIN ha ricevuto una categorica risposta dal MITE, il 12 luglio 2022: una decisa bocciatura della richiesta della Regione, che lascia un’unica strada aperta alla possibilità di deperimetrazione.

Proviamo a spiegare ai non addetti ai lavori: l’art. 17-bis del decreto legge 6 novembre 2021 n. 152, convertito, con modificazioni, in legge 29 dicembre 2021, n. 233, così dispone:

“1. Con uno o più decreti del Ministro della transizione ecologica, da adottare entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sentiti la Regione e gli Enti Locali interessati, sono effettuate la ricognizione e la riperimetrazione dei siti contaminati attualmente classificati di interesse nazionale ai fini della bonifica, escludendo le aree e i territori che non soddisfano più i requisiti di cui all'articolo 252, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”.

Quindi è tecnicamente possibile effettuare una riperimetrazione escludendo le aree che non soddisfano più i termini di Legge e tale procedura resta in capo al MITE.

Il MITE tuttavia, con estrema chiarezza, ripercorrendo il percorso che ha portato alla perimetrazione attuale del SIN Bacino del Fiume Sacco, ribadisce categoricamente che nel caso di specie non ci sono i presupposti di legge per avviare ex novo - a distanza di pochi anni ed in assenza di elementi significativi sopraggiunti - il procedimento per la verifica dei requisiti previsti dall’art. 252.

Sulla nota del MITE si legge che alla Regione Lazio resta un’unica possibilità, (prevista in via ordinaria dall’art. 36-bis, comma 3, del decreto legge 22 giugno 2012 n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.134) che testualmente così recita: “Su richiesta della regione interessata, con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti gli enti locali interessati, può essere ridefinito il perimetro dei siti di interesse nazionale, fermo restando che rimangono di competenza regionale le necessarie operazioni di verifica ed eventuale bonifica della porzione di siti che, all’esito di tale ridefinizione, esuli dal sito di interesse nazionale”.

In tal caso, per rendere possibile l’avvio del procedimento, la Regione Lazio dovrà formulare apposita istanza corredata della relativa documentazione tecnica; in tale sede potranno eventualmente essere valorizzate “le risultanze delle indagini e delle istruttorie eseguite nell’ambito delle richieste pervenute per le varie autorizzazioni”, come richiamate dal Commissario, peraltro acquisite al di fuori dei procedimenti di bonifica di competenza ministeriale.

Quindi la Regione Lazio può legittimamente proporre -motivandola al ministero che deve emettere il decreto- l’esclusione di alcune aree dal perimetro del SIN, ma le restano in carico tutte le attività propedeutiche all’eventuale bonifica, a cominciare dalla produzione di documentazione tecnica ed istruttoria.

Quest’ultimo passaggio, quindi, lascia ancora una porta aperta agli appetiti politico-economici gravanti sul territorio, anche se a nostro parere la legge vigente ne rende complessa l’attuazione.

Se questo è l’esito, al momento, della richiesta da parte della Regione Lazio di riperimetrazione del SIN, ci sembra importante capire chi si è mosso, e in che modo, per chiedere questo intervento.

Tutto sembra prendere le mosse dal caso della rinuncia della società Catalent nello stabilimento di Anagni sul quale abbiamo già espresso una nostra argomentata riflessione. (https://legambienteanagni.com/2022/06/27/sin-bacino-del-fiume-sacco-la-storia-di-catalent-non-ci-convince/ ).

Proviamo a riassumere le posizioni dei vari attori di questa vicenda, riportando quanto abbiamo letto su diversi organi di stampa.

Il presidente di Unindustria Lazio Angelo Camilli, all’assemblea della sua associazione il 28 aprile 2022, ha richiesto esplicitamente una semplificazione di tutte le procedure autorizzative, garantendo al contempo la massima collaborazione per la realizzazione di tutti gli interventi che si iscrivono nella logica della “Economia Circolare”, ha affermato che le autorizzazioni ambientali vengono usate come strumento ideologico contro gli investimenti industriali. La risposta del presidente Zingaretti, nella stessa sede, la conosciamo - e l’abbiamo già commentata (https://www.retuvasa.org/comunicato-stampa/sin-bacino-del-fiume-sacco-la-regione-lazio-completa-confusione) - parla di sospensione della perimetrazione ad eccezione delle sole aree ripariali, con un sostanziale via libera sulle aree contaminate direttamente dagli insediamenti industriali dove si situerebbero eventuali nuovi investimenti.

Interessante anche la presa di posizione del 10 maggio 2022 dell’ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Frosinone, e quello dei chimici e fisici di Lazio, Umbria, Abruzzo e Molise: da un lato propongono una procedura di caratterizzazione per macro-aree che ne ridurrebbe notevolmente il costo e dall’altro chiedono la de-perimetrazione del SIN; al che non si capisce perché fare una proposta di riduzione di costi, e probabilmente dei tempi, delle bonifiche e poi chiedere la de-perimetrazione, il tutto preceduto dall’affermazione che si sarebbero già persi centinaia di posti di lavoro.

Al convegno di Federlazio del 2 giugno 2022, se l’Ing. Mauro Annarelli  -  Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Frosinone  - afferma che  “è fondamentale che si arrivi ad un approccio procedurale degli iter autorizzativi, univoco, unitamente ad una continua formazione degli istruttori in ambito attuativo “ nel solco di una razionalizzazione degli strumenti amministrativi,  il sindaco di Anagni, Daniele Natalia, afferma che “Appare evidente che così com’è stato pensato, normato, gestito ed attuato, il S.I.N. Valle del Sacco è una assurdità. Gli investimenti persi per la farraginosità burocratica e per vecchi dati ambientali, sono la dimostrazione che va urgentemente rivisto” dove si mette assieme in modo evidente la necessità di razionalizzazione delle procedure con la pura e semplice riduzione del perimetro del SIN.

Infine, non possiamo non citare il comunicato stampa del Presidente del Consorzio Industriale del Lazio Francesco De Angelis, che il 14 aprile 2022, arriva a proporre che siano  delegate all’ASI le procedure di autorizzazione, con il solito pretesto del caso Catalent;  benché la quota dei soci non pubblici per statuto non possa superare il 30%, il carattere dell’ASI non è certamente quello di una istituzione pubblica come la Regione ed il peso reale spesso non corrisponde alle quote formali; viceversa i consorzi come tutte le reti associative possono dare un contributo ad una radicale trasformazione  in senso ecologico del territorio.

Da questo breve excursus emerge un florilegio di proposte di razionalizzazione delle procedure, dove l’obiettivo della semplificazione mette al primo posto la riduzione sostanziale dell’area sottoposta ai vincoli delle norme che si applicano ai Siti di Interesse Nazionali nel SIN Bacino del fiume Sacco. Il tutto condito da sperticate dichiarazioni di fede verso l’economia circolare.

Qui sta il punto. Dall’emissione del decreto di perimetrazione del SIN, 22 novembre 2016, se non si è apprezzata una reale collaborazione tra amministrazioni regionale e locali, agenzie di controllo, reti imprenditoriali e professionali sotto il coordinamento della Regione per svolgere al meglio i compiti che l’istituzione del SIN aveva affidato a quest’ultima, tanto meno abbiamo assistito ad una reale collaborazione per la  progettazione di un modello di sviluppo del nostro territorio secondo la logica dell’Economia Circolare. Il PNRR attribuisce alle azioni inquadrabili sotto il segno della Transizione Ecologica e dell’Economia Circolare circa il 40% delle risorse; come andiamo ripetendo da anni, ben prima della definizione del PNRR, è necessaria la cooperazione più ampia – tra tutte le componenti della società, nessuna esclusa- per definire un progetto del nostro territorio nel segno della giustizia ambientale e sociale, consapevoli del fatto che non si fa la rivoluzione in un solo territorio, ma da un territorio può nascere -deve nascere- una proposta al contesto nazionale, con l’obiettivo di condividere una medesima metodologia con gli altri territori.

L’attuale intreccio di crisi ambientale, climatica, sociale e sanitaria richiede una svolta radicale ben oltre l’inseguimento di interessi particolari coalizzati per dare l’assalto ai fondi pubblici.

Nell’immediato, le scriventi associazioni richiamano all’ordine le Amministrazioni locali, e la classe politica a tutti i livelli, affinché tengano fuori dalla propaganda elettorale il complesso ed annoso tema della bonifica di questo territorio malato, esprimendosi nel merito in modo chiaro e inequivocabile e sostanziato da ogni opportuno supporto tecnico amministrativo.

Chiediamo con forza che, ove fossero motivate nuove azioni della Regione Lazio per l’esclusione di porzioni di territorio dal perimetro del SIN, le amministrazioni si adoperino fattivamente per portare nelle sedi appropriate le istanze della cittadinanza".

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