rotate-mobile
I dati

Acqua, quanto ci costi: Frosinone resta la più cara ma cede a Latina la maglia nera per le dispersioni idriche

Frosinone resta in testa alla classifica delle province più care con una spesa media annuale -secondo Cittadinanzattiva - di 883€ (in aumento del 4,2% rispetto al 2021), mentre Isernia conquista la palma di capoluogo più economico con 174€

Acqua, quanto ci costi. I nuovi dati del 18° Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva in occasione della Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo mettono – ancora una volta – Frosinone in testa alle province più care per quanto riguarda le bollette idriche. Il capoluogo ciociaro, però, “cede” a Latina la maglia nera per quanto riguarda le dispersioni idriche. Un dato già confermato qualche giorno fa dal report del Centro Studi Ircaf.

Frosinone resta in testa alla classifica delle province più care con una spesa media annuale -secondo Cittadinanzattiva - di 883€ (in aumento del 4,2% rispetto al 2021), mentre Isernia conquista la palma di capoluogo più economico con 174€.

Toscana la più costosa, Molise la più economica, in Trentino Alto Adige l’aumento più consistente

Le regioni centrali si contraddistinguono in media per le tariffe idriche più elevate (664 euro, +5,2% rispetto al 2021). In Toscana la spesa media per famiglia è più elevata (770€, +5,5%) e tutti i suoi capoluoghi di provincia, ad eccezione di Carrara, rientrano nella top ten delle città più care per l’acqua. Il Molise invece è la più economica, con una spesa media a famiglia di 181€. Il Trentino Alto Adige, che pure si conferma tra le regioni dove l’acqua costa meno, registra la variazione più cospicua rispetto all’anno precedente, +24,3%. Oltre che tra le regioni, evidenti differenze di spesa continuano ad esistere anche all'interno degli stessi territori. Ad esempio, nel Lazio, tra Frosinone e Rieti intercorre una differenza di 483 euro. Altri esempi di simile portata si possono riscontrare in Sicilia, Toscana, Lombardia, Liguria e Calabria.

La fotografia emerge dal 18° Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, che ha preso in esame le tariffe per il servizio idrico integrato applicate in tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2022 in riferimento ad una famiglia tipo composta da 3 persone un consumo annuo di 192 metri cubi. Nella composizione del costo finale sono comprese le voci relative a: acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione, quota fissa (o ex nolo contatori), componenti di perequazione (UI1, UI2, UI3 e UI4) e Iva al 10%.

“Il caro energia, e l’inflazione che ne è derivata - oltre ad incidere pesantemente sulle bollette di luce e gas e sui prezzi di tutti i beni di largo consumo - ha determinato anche un incremento medio delle bollette di fornitura del servizio idrico, ben superiore rispetto a quanto registrato negli anni passati. Se da un lato riteniamo indispensabile rafforzare gli strumenti a supporto delle fasce più deboli della popolazione, ampliando la platea degli aventi diritto al bonus sociale idrico e la diffusione dei bonus integrativi ancora previsti solo da un numero limitato di territori, dall’altro appare sempre più urgente la presa d’atto, da parte di tutti, degli elevati consumi e sprechi di acqua che avvengono nella quotidianità delle nostre azioni e porvi rimedio. Necessità dettata non solo da ragioni di risparmio economico ma anche al fine di salvaguardare una risorsa che, a causa dei cambiamenti climatici in atto, inizia a porre questioni di scarsità anche nel nostro Paese”, dichiara Tiziana Toto, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva.

“Ancora più urgente è l’intervento sulle infrastrutture per evitare la perdita di circa la metà dell’acqua immessa nelle tubature. A tal fine speriamo che un contributo possa venire dagli interventi cui sono state destinate le relative risorse del PNRR nella speranza che saranno rispettati i tempi previsti per affidamenti degli appalti (settembre 2023) e conclusione dei lavori (marzo 2026). Sempre con riferimento al PNRR aspettiamo inoltre l’impegno delle risorse destinate all’adeguamento dei servizi di fognatura e depurazione con particolare riferimento alle aree per le quali siamo sottoposti a procedure di infrazione europee a causa delle quali, dal 2018 a marzo 2022, abbiamo già pagato oltre 140 milioni di euro di sanzioni e corriamo il rischio di pagarne altre. Anche questo si configura come spreco di denaro pubblico altrimenti destinabile al miglioramento del servizio”.

I dati sulla dispersione idrica

A partire dagli ultimi dati Istat, la dispersione idrica nei capoluoghi di provincia è pari in media al 36,2% e raggiunge il 42,2% come territorio complessivo italiano. In alcune aree del Paese (soprattutto Sud e Isole) si disperde più della metà dei volumi d'acqua immessi in rete. Se si analizza ulteriormente lo spaccato di alcune realtà, in Basilicata va disperso il 62% della risorsa idrica, mentre la Valle d’Aosta si ferma al 26,9%. Fra i capoluoghi di provincia spicca in negativo il dato di Latina, dove la dispersione idrica assume dimensioni anche superiori al 70%, Frosinone al 53,6% anche se si guarda l’intera provincia la percentuale di dispersione idrica arriva a 69,5%.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Acqua, quanto ci costi: Frosinone resta la più cara ma cede a Latina la maglia nera per le dispersioni idriche

FrosinoneToday è in caricamento